Chianti Gran Selezione: siamo al Risiko di chi è pro e chi è contro3 min read

Come ogni esercito che si rispetti, anche in Toscana i  vari consorzi del vino, dopo aver avuto qualche giorno per radunare truppe e idee, si stanno muovendo. E così cominciano ad arrivare chiari segnali che la richiesta del Consorzio Chianti per la Gran Selezione, oltre a creare aperto contrasto con il Consorzio Chianti Classico, sta creando non pochi malumori anche all’interno del Consorzio Chianti stesso, in particolare nella  Sottozona (termine bruttissimo e denigratorio) Rufina.

Infatti con un comunicato stampa  il presidente del Consorzio Chianti Rufina  Cesare Coda Nunziante, ha preso le distante dal progetto Gran Selezione.

In effetti, avendo molti e cari amici nella Rufina, ero al corrente da almeno 2 anni che in zona stavano lavorando ad un vino da vigneto singolo, 100% sangiovese, che andasse nella direzione di smaccata territorialità della Gran Selezione Chiantigiana, senza però averne  il nome. Era proprio questo nome che un po’ li bloccava, perché “Vigna Unica” o “Vigneto unico” o in maniera anglofona “Single Vineyard” non è previsto dal ministero.

Come informazioni ero fermo a questo, fino a quando nei giorni scorsi ho parlato con alcuni consiglieri del Consorzio Chianti , tra i quali uno mi ha detto che “La Gran Selezione è un po’  “colpa” del Chianti Rufina, che è arrivata in assemblea chiedendola per sé. A quel punto è stato risposto o per tutti o per nessuno e quindi è passata la richiesta che la Gran Selezione fosse per tutto il Chianti”.

Non so da che parte stia la verità però da un’idea di un piccolo territorio come la Rufina, che voleva creare un vino da vigneto unico aziendale,  da solo sangiovese e con precise regole per l’invecchiamento in legno, a una Gran Selezione  (quella richiesta dal Consorzio Chianti) dove non si deve evidenziare il vigneto, le uve, né quanto tempo il vino deve maturare in legno mi pare ce ne corra.

In realtà quello che è ogni giorno più chiaro è che il progetto Chianti Gran Selezione, per come è nato, per le sue caratteristiche e per come è stato presentato  tende a “mettersi in scia” del Chianti Classico Gran Selezione con un vino che però differisce nella sostanza dall’altro, ma proprio per questo potrà essere proposto ad un prezzo molto più basso.

Penso che riuscire a comunicare ai consumatori finali, in Italia  e soprattutto all’estero,  le differenze tra i due prodotti sarà molto difficile, mentre la cosa che subito spiccherà sarà la diversità del prezzo finale. Chi si avvantaggerà di questo è chiaro: chi avrà la forza di  mettere sul mercato  un numero importante di bottiglie Chianti Gran Selezione a prezzi altamente concorrenziali, quindi difficilmente le piccole cantine, che non hanno reti commerciali e capacità adeguate.

Non voglio entrare nel discorso qualitativo, quello verrà fatto eventualmente quando il vino sarà in commercio

Mi limito, prima  mettendomi nei panni dei produttori della Rufina,  a notare che il loro progetto, che aveva regole molto diverse è adesso “fermo ai box” perché superato a destra e a sinistra dalla proposta di Chianti Gran Selezione.

Foto Apsana Macchi

Mettendomi invece in quelli dei produttori del Chianti Classico non posso non notare che il Top della loro  gamma adesso avrà un concorrente con un nome praticamente uguale (al 75%), che però entrerà in commercio ad un prezzo immaginabile al disotto della metà del Chianti Classico Gran Selezione. Vedete un po’ voi…

Poi non meravigliamoci se lo scenario enoico toscano assomiglia sempre di più a una partita di Risiko.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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