Castel del Monte: una DOCG rosa e due rosse2 min read

Chiusa  la “pratica” Castel del Monte DOCG con il riconoscimento da parte della Commissione Ministeriale del “particolare pregio”, tanto per usare il burocratichese.

La Commissione ha assegnato ai vini in degustazione (diciannove in rappresentanza delle tre tipologie che concorrevano al riconoscimento: Castel del Monte Riserva, Castel del Monte Nero di Troia Riserva e Castel del Monte Bombino Nero) valutazioni molto lusinghiere, che hanno superato nella media abbondantemente quelle stabilite per regolamento.

Tra le tante proposte di DOCG che circolano in questi mesi, quella del Castel del Monte sembra quella più sensata e quindi fa ovviamente molto piacere che un territorio che negli anni ha sempre lavorato con spirito qualitativo crescente trovi un riconoscimento anche dal punto di vista ufficiale  e formale.

Ma la grande novità, forse da molti ancora non presa nella debita considerazione è l’attribuzione della prestigiosa denominazione al Castel del Monte Bombino Nero, ovvero al primo vino rosato in Italia. Non è solo il riconoscimento di un lavoro che da anni viene dedicato a questa tipologia, ma è anche una spinta ulteriore alla produzioni di vini rosati sempre più  caratterizzati. La questione rosati resta ancora potenzialmente inespressa e potrebbe diventare una buona carta da giocare, ancora con maggior determinazione sui mercati sia nazionali che esteri.

Se quella al Bombino è la novità, quelle al Castel del Monte ed al Nero di Troia Riserva sono invece una conferma dell’ottimo lavoro svolto dai produttori in tutti questi anni, dove non si sono lasciati tentare da facili derive. La mancanza di dolcezza zuccherina e la presenza di un tannino pronunciato possono disorientare e far pensare, anche ad autorevoli osservatori, che il Nero di Troia in purezza abbia bisogno di qualche “aiuto”.

Per fortuna in questo caso i produttori  hanno tirato dritto, convinti nella potenzialità di un vitigno che ancora potrà dare tanto al mondo del vino, in termini di originalità e territorialità. Non che le DOCG risolvano tutti i problemi vitivinicoli della zona , che sono gravi e rimangono aperti, ma sicuramente aiutano (se  ben usate!!) a qualificare ancora maggiormente un territorio che ha tutte le carte in regola per proporsi come una delle eccellenze regionali e nazionali.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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