Questa è stagione principe per i carciofi. Li ho amati, specialmente crudi, fin da bambino: fare il pinzimonio con un carciofo era un rito da ripetere ogni anno con voluttà e fino a farsi diventare la bocca nera e allappata.
I carciofi cotti invece, sempre da ragazzo, non è che mi facessero impazzire. Anche quelli fritti per i quali gli adulti dicevano che erano “più buoni del cervellino fritto”.
Poi un bel giorno, bello davvero, cominciai a bere vino e le cose cambiarono radicalmente. Bere il vino su di un carciofo crudo è praticamente impossibile. Però su quelli cotti, pur non essendo facile, la cosa diviene, a certe condizioni, almeno abbordabile.
Da quel momento ho cercato di provare le varie preparazioni, magari fatte da bravi cuochi, per scoprire un mondo che è stato per me terra sconosciuta per anni.
Uno degli esempi più alti di queste sperimentazioni la provai al ristorante la Pineta di Luciano Zazzeri, a Marina di Bibbona. Si trattava di un piatto di gnocchi al nero di seppia sopra il quale venivano serviti dei calamaretti di penna e una piccola julienne di carciofi, ambedue fritti e serviti caldi caldi. Una bontà indescrivibile!
Da allora nel mio piccolo, e specie per i miei nipotini, ho provato delle esecuzioni con carciofi cotti. Poi una volta, più per caso che per progetto, mi ritrovai con degli ingredienti che mi “costrinsero” a provare un nuovo abbinamento, mai nemmeno immaginato.
Le cose andarono così. Al mercato coperto di Grosseto aveva aperto da un po’ di tempo un banco di pesce di Porto Santo Stefano, la Pescheria Bel.Mar. da Roberto. In quel banco si trovavano specialità di pesce che negli altri banchi non arrivavano facilmente. Quella mattina presi dei gamberi rossi, quelli di taglia media, non i gamberoni reali rossi che peraltro là si trovano. Hanno un sapore deciso, sono freschissimi e costano il giusto. L’ultima volta li ho pagati 15 € al chilo, come i gamberetti nostrali rosa.
Lo scopo era di farne un crudo per i miei nipotini che ne vanno matti. Di solito mi aiutano anche nella preparazione sgusciandoli e levandogli il budellino fin da quando avevano 3 o 4 anni.
Così arrivati a casa ci mettiamo a pulire questi gamberetti con una lena e una passione che descrivervi non potrei. Solo che perdemmo anche la cognizione del tempo e quando mia moglie arrivò a casa credendo che tutto fosse pronto ci salutò con un bel cicchetto di rimprovero.
Per “ritorsione” disse che lei non avrebbe cucinato il primo, ma fritto i carciofi che aveva già preparato in piccoli spicchi e conservati in acqua e limone. Tutto questo anche perché lei ne va matta.
Ci disse: "Voi fate cosa volete con i vostri gamberi crudi, io mi faccio i carciofi fritti."
E qui allora mi si accesa la lampadina. "Ragazzi, faccio, oggi non facciamo il primo, facciamo un antipasto con gamberetti crudi e carciofini fritti!"
“Sì nonno, dai, facciamoli!”
Da notare che loro non avevano mai mangiato carciofi fritti, ma presi dall’entusiasmo che c’avevo messo, si buttarono anche loro senza esitazione.
I gamberetti erano perfetti: sgusciati e privati del loro budellino, messi a forma di rosa nel piatto, e nel cento un pizzico di caldissimi carciofi fritti. Una leggerissima spolveratina di sale …………e il viaggio in paradiso comincio!
Non solo le esclamazioni dei miei nipoti, ma anche la mia signora, che era rimasta un po’ sulle sua, non ebbe difficoltà a riconoscere che l’abbinamento funzionava, e come.
Cosa ho bevuto? Un fresco Vermentino di Gallura.