Cannibali in Borgogna, ovvero: “La Cote d’Azur? E’ nata in Cote d’Or!”7 min read

Se da Gevrey-Chambertin andando verso Dijon vi imbatterete in un castello in perfetto stile rinascimentale francese,  tipo  Loira, non stupitevi: quello che state guardando non è il cinquecentesco castello di Azay-le-Rideau, che Balzac definì un “diamante sfaccettato incastonato nell’Indre”, ma una (quasi) copia.

Fu fatta costruire da tal Stéphen Liégeard alla fine dell’Ottocento, sotto la direzione  di  due famosi architetti, preziosamente decorata da famosi artisti dell’epoca. Tipo originale, questo Liégeard, come quel Claude Noisot, luogotenente  di Napoleone che, nella vicina Fixin,  in onore dell’imperatore, ribattezzò le vigne  di proprietà Clos Napoléon e commissionò una sua statua in bronzo allo scultore François Rude.

Tipo originale ma anche generoso: sembra infatti che a motivare la costruzione dello splendido castello (oggi è un liceo), oltre alla stravaganza del proprietario (persuaso che alla Côte d’Or mancassero solo i castelli della Loira)  fosse anche il desiderio di dare lavoro ai vignerons locali rovinati dalla fillossera.

Figlio del sindaco di Dijon, apparteneva ad una famiglia molto facoltosa. Dopo aver studiato legge, divenne sotto-prefetto a Carpentras, e sembra che sia stato lui ad ispirare a Daudet la ballata in prosa “Sous-Préfet aux champs” contenuta nelle sue  “Lettres de mon moulin”: un sottoprefetto di provincia deve tenere un discorso, si ferma in un boschetto per trovare  l’ispirazione necessaria, ma , essendo un poeta, scrive  dei versi piuttosto che il discorso.

Sì, perché Liégeard aveva ambizioni letterarie, e aspirava fortemente a diventare membro dell’Académie. Andato in pensione, scrisse una ventina di libri, tra cui quello che “inventò” la Côte-d’Azur: fu lui infatti, in un libro con quel titolo (1887), dedicato a un accademico che doveva favorire la sua cooptazione, a coniare il nome col quale da allora in poi sarebbe stato chiamato quel tratto di costa.

Liégeard possedeva  abbondanti vigne a Brochon e nella vicina Gevrey-Chambertin, e ogni anno, per caldeggiare la sua candidatura, non mancò di inviare ai membri dell’Académie un ricco omaggio del  vino della sua proprietà , da lui ribattezzata Clos de Crébillon in memoria del poeta-drammaturgo settecentesco. L’agognata ammissione non gli fu mai concessa, forse anche per non rinunciare al  prezioso dono.

La grandeur del funzionario-letterato di Brochon contrasta con l’”invisibilità” odierna degli ottimi vini del  territorio di questo paesino di 750 abitanti della Côte d’Or: stretto tra Fixin e la ben più famosa Gevrey-Chambertin, Brochon, ha visto le sue vigne letteralmente “cannibalizzate” dalle loro  AOC , senza poter dar nome ai suoi vini, altrimenti assorbiti dalle più anonime denominazioni regionali [1].

Eppure, considerando i numeri della Côte d’Or, qui l’uva e il vino non mancano affatto. Oltre ai quasi quaranta ettari  rientranti  nell’appellation Côte de Nuits-Villages, sono oltre cinquanta denominati come Gevrey-Chambertin, e (bisogna aggiungere) alcuni dei suoi migliori lieux-dits sarebbero meritevoli di essere riconosciuti come premiers crus, circostanza finora impedita dal potente “protettorato ” di Gevrey-Chambertin.

Tale promozione è però riuscita almeno alla   pregiata porzioncina di  appena 1.62 ha. (la  parte più nobile dei suoi oltre 10 ettari) del lieu-dit Queue de Hareng, con la quale  Brochon  concorre, sia pure in parte minoritaria,  alla definizione  del   Clos de la Perrière,  Premier Cru monopole di  Fixin. In breve, il migliore e il più famoso, visto che nell’800 ebbe fama (e prezzi) uguali a quelli dello Chambertin.

Le vigne che si trovano a nord del paese, al confine con Fixin, ivi compreso il resto della  Queue d’Hareng, sono deputate alla produzione di vini dell’AOC Côte de Nuits-Villages, mentre quelle disposte a sud, sul versante che guarda verso Gevrey-Chambertin, rientrano in quest’ultima appellation.

Addossato alla Route Nationale  è il lieu-dit  Le Billard: sul lato opposto della Route, ma già compreso entro il territorio comunale di Gevrey, è uno dei più vasti lieux-dits di quest’appellation, tristemente noto come La Justice, perché un tempo vi si compivano le esecuzioni dei condannati a morte (ha la stessa origine il nome del lieu-dit Jouise, situato più a sud).

Gevrey è l’unico comune della Côte-de Nuits, a parte Morey-Saint Denis, a comprendere dei  villages (e neppure pochi) sul lato est della Route Nationale. Anche di discreta qualità, dal momento che i loro suoli comprendono abbondanti strati di materiali calcarei provenienti dalle Combes di Gevrey. Tutti gli 11 lieux-dits di Brochon inclusi nell’appellation,  sono  situati invece a ovest della RN, dalla quale si allungano , quasi in fila, in direzione della Combe de Brochon.

Quello più occidentale e il più grande con i suoi quasi 10 ettari e mezzo, è Les Evocelles, probabilmente il migliore del gruppo anche se l’indubbia  qualità del suo terroir si sovrappone in parte ai meriti  dei suoi migliori  coltivaotri , tra i quali ci sono i Domaine de la Vougeraie, Dugat-Py ,  Denis Bachelet , nonché Louis Boillot  e Philippe Charlopin.

Les Evocelles è situato sulla parte alta del coteau di Brochon, mentre   l’assai più piccolo (meno di 1 ettaro, praticamente una parcella) lieu-dit Les Evosselles, che ne è la naturale continuazione, si trova invece all’interno del territorio comunale di Gevrey-Chambertin, nella parte bassa. Entrambi i nomi derivano verosimilmente da “vaucelle”, dal latino antico vallicula, a indicare la sua forma vallonata.

Con l’altro lieu-dit Champ, fa parte integrante della cosiddetta Côte St.Jacques, sulla quale sono  alcuni dei migliori Premiers Crus di Gevrey, come il famoso Clos St. Jacques, ritenuto per nobiltà e tradizione il decimo grand cru di Gevrey-Chambertin. Si tratta di un  lieu-dit della più grande distinzione, e indubbiamente il fatto che vi posseggano proprie parcelle alcuni dei Domaines più reputati ha aiutato a mantenerne alta la reputazione.

Somiglia molto, per il suo aspetto selvaggio,  al grand cru Ruchottes, il più settentrionale, con Mazis dei grands crus di Gevrey:  vestigia di mura  antiche  disseminate lungo il pendio si confondono con le rocce e mucchi di pietre estratte dal terreno nel corso del tempo. La parte alta  è aperta e ventilata, più fresca, e perciò a maturazione leggermente più tardiva. Anche il suolo non ha la profondità  della parte bassa, ricca di argille, ma è piuttosto calcareo, con frequenti affioramenti rocciosi, ben drenato. Dà vini vigorosi e con un buon potenziale  di durata nel tempo, anche se ovviamente non  raggiunge la finezza di un Clos St.Jacques (e per la verità neanche il prezzo).

Prima di parlare degli altri lieux-dits di Brochon compresi nell’AOC Gevrey-Chambertin, rinfreschiamo il palato  con un primo assaggio, quello de Les Evocelles  del Domaine de la Vougeraie, uno dei più classici e regolari,  ancora venduto a un prezzo abbordabile.

Si tratta della prima vigna, acquistata nel 1964 dal padre dei titolari, Jean-Charles e Nathalie  Boisset. Oggi il Domaine de la Vougeraie è una delle realtà più importanti della Côte de Nuits, con 67 parcelle e 34 ettari di vigna in 33 denominazioni della Côte de Nuits  e nella Côte de Beaune , tra i quali 9 grands crus. In più, il négoce, con la nota Maison Boisset.

Gevrey-Chambertin Les Evocelles Domaine de la Vougeraie 2014

Naso decisamente floreale (rosa e viole), ribes rosso e spezie fini, sul palato ha avvertita mineralità, una tessitura tannica di notevole finezza e lunga persistenza. Già apprezzabile oggi, potrà ancora migliorare  e durare a lungo  .

La cuvée Les Evocelles del Domaine de la Vougeraie proviene da 4 parcelle differenti, situate in vari punti del costone  sul quale è arrampicato, delle dimensioni complessive di 2,7 ettari. La più grande, Evocelles Haut, parzialmente reimpiantata nel 1966, risale a 80 anni fa (1939), e, nella piccola parcella di Evocelles Coteau Muet , vi sono ceppi risalenti al 1901 (gli altri hanno più di 40 anni). I suoli sono moderatamente calcarei, con limo argilloso in superficie e limo puro in profondità. Conduzione di lutte raisonnée dal 1992, certificazione bio Ecocert dal 2001, lavorazione del suolo col cavallo, trattamenti costituiti da tisane vegetali. Vinificazione: 100%  senza raspi, senza lieviti ed enzimi aggiunti,5 giorni di macerazione prefermentativa a freddo e 20 di macerazione totale, affinamento per 15 mesi  in fusti di legno di Cîteaux (!), nuovi per il 40%, senza collage.

Da questo lieu-dit Il Domaine de la Vougeraie produce da qualche anno anche una seconda, più esclusiva, cuvée, denominata Evocelles La Vigne en Foule (solo in magnum) , con uva al 100% non diraspata da una parcella ad altissima densità di impianto (vicina ai 30.000 ceppi/ha.).

Les Evocelles è il lieu-dit di Brochon più frequentemente rivendicato in etichetta. Tra le migliori, oltre a quella del Domaine de la Vougeraie, sono quelle (assai più cara) del Domaine Dugat-Py,  da vieilles vignes , la sola proposta come singolo lieu-dit e del Domaine Denis Bachelet, anch’essa di ottimo livello.

 

[1] Bourgogne, Coteaux Bourguignons e la più ristretta  Côte de Nuits-Villages, posseduta in condominio con Fixin, Prémeaux-Prissey , Comblanchien e Corgoilin

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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