Ca’ Fiui 2018: quando il Valpolicella dimostra quanto vale1 min read

Sono anni che critichiamo la denominazione per l’abbandono del Valpolicella base a vantaggio di  vini più remunerativi e quindi davanti a un vino del genere non possiamo che genufletterci.

Nasce da quattro appezzamenti giovani attorno ai 350 metri e dal classico uvaggio di zona a cui si aggiunge un tocco di rossara.

Marinella Camerani da anni punta sul biologico serio e da sempre produce ottimi vini.

Questo è un piccolo-grande vino: naso con una valanga di  frutta di bosco affiancata da spezie in cui spicca il pepe, bocca equilibrata, con freschezza e tannicità accennata ma giustamente presente.

Profuma di vino schietto, di semplicità nata da conoscenza e tanto lavoro.

Un Valpolicella  che rivaluta la denominazione, sperando che molti seguano Marinella su questa strada.

Sui 14 euro in enoteca

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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