Buon Prosecco ad Asolo e poi vedi alla voce asolare…6 min read

Sono stata invitata ad Asolo dal Consorzio Vini Asolo Montello per conoscere una zona che, confesso, non conoscevo affatto se non sulla carta e con l’assaggio di qualche vino: questi già mi piacevano e adesso, dopo averli conosciuti lì dove nascono, li apprezzo ancor di più.
Ho apprezzato anche il paesaggio, bello con ogni tipo di luce che il meteo pazzo nei tre giorni non ci ha risparmiato, la storia della zona (che una guida tanto simpatica quanto preparata nel primo giorno di tour ci ha raccontato accompagnandoci in giro per la città) e il carattere dei suoi abitanti, che ritrovi nei vini: schietto, fresco, con una bella struttura e la giusta sapidità.

Non è un caso se  il Carducci presentava Asolo come il paese dai cento orizzonti e se nella prima stesura dei promessi sposi il Manzoni usa il verbo “asolare” riferito al prendersi un momento di rilassatezza e libertà dopo un periodo di pressione.
Ho trovato in questi colli, in queste persone, nei loro vini, nei loro racconti, la fierezza delle origini e la leggerezza profonda del saper godere dei piaceri della vita.

Grande lo sforzo nel far conoscere il loro prosecco, che niente ha da invidiare a quello dei cugini di Conegliano e Valdobbiadene, l’altra zona di produzione che ha ottenuto, contemporaneamente ad Asolo Montello,  la DOCG. Certo, Valdobbiadene e Conegliano hanno una area di produzione (ed una  quantità di prodotto) almeno venti  volte più grande, ma non si diceva che “piccolo è bello”?

Il Prosecco è ottenuta dalla glera,  ma è universalmente conosciuto e identificato col nome stesso del vino. Purtroppo a causa della sua popolarità in tutto il mondo si è cercato di imitarlo e spesso col nome Prosecco (e addirittura con l’orribile diminutivo “prosecchino”) viene erroneamente indicato qualsiasi vino frizzante.

Per tutelare il prodotto si è pensato così di ritornare alle origini del vitigno stesso, rispolverando il nome glera. In realtà il termine prosecco deriva da una cittadina friulana dove sembra abbia avuto i natali il vitigno, che in seguito  si è diffuso anche in Veneto e il fatto che all’interno della parola si trovi  “secco” non c’entra  proprio niente (come invece molti pensano) con il residuo zuccherino, anzi.

Nel recente passato non esistevamo quasi dei Prosecco senza un’importante residuo zuccherino (dry e extra dry) e anche i Brut (che non sono proprio secchi) fanno parte della storia recente del vino, senza contaree una dolcezza data proprio dal vitigno che dona al vino morbidezza e rotonde note fruttate.
Il consorzio vini Asolo Montello poi, con la modifica del disciplinare del 2014, ad oggi è l’unica denominazione nel panorama del Prosecco che possa produrre anche la tipologia DOCG Extra Brut. Una scelta che ha visto lontano, dati gli ottimi risultati ottenuti, dettata dall’aver intuito un cambiamento nelle abitudini dei consumatori. Infatti, come ci ha spiegato il presidente Armando Serena, acquirenti e importatori esteri stanno andando sempre più verso gusti secchi, persino  gli Stati Uniti che da sempre hanno mostrato più interesse per i vini rotondi, morbidi, dolci.

Il presidente e la direttrice del consorzio  Loredana Baldisser.

L’extra brut mette in risalto la forte identità dei colli asolani dove il terreno è naturalmente predisposto a vini di notevole complessità, grazie alle estati calde ma non afose, agli inverni moderatamente freddi, alle  precipitazioni distribuite in modo omogeneo durante l’anno e ad una ragguardevole escursione termica notturna.
Tutte cose che ho ritrovato nei circa 40 campioni che nella seconda giornata abbiamo degustato in una sala dello splendido Golf Club di Asolo. Una selezione di varie aziende e tipologie: dall’Extra Dry all’Extra Brut passando per il Colfondo: tutti i campioni erano espressione del territorio, con nasi molto profumati e complessi, fruttati e floreali con bouquet molto ampi, e tutti con una buona acidità che contrastava anche le tipologie più dolci, donando loro un buon equilibrio e una ottima beva.


Ho citato il colfondo, vino che probabilmente (ancora non c’è uniformità di pensiero)  ha dato origine all’attuale prosecco: Originariamente in tutta la zona veniva prodotto un vino bianco “tranquillo” cioè fermo: poi pare che  delle rifermentazioni non volute, partite spontaneamente  in bottiglia, abbiano dato origine a vini frizzanti di piacevole beva e fatta nascere l’idea di produrli volontariamente. Il risultato è un vino con una leggera velatura dovuta ai lieviti che si depositano sul fondo della bottiglia e da qui il nome. Tipologia che per il momento è possibile produrre anche nella versione frizzante, cioè con pressione inferiore a 5 bar, e tappare con tappo raso. Ma il disciplinare è in fase di cambiamento quindi questa tappatura non sarà più possibile, la versione frizzante nemmeno e probabilmente anche il termine Colfondo sarà sostituito dalla dicitura “spumante rifermentato sui lieviti” o qualcosa di simile.
Altra novità sarà il nome della denominazione del Colli Asolani Prosecco DOCG. I soci del consorzio stanno valutando se abolire o meno la parola prosecco perché per  alcuni di loro il sogno è che con il solo termine ASOLO si identifichi una tipologia di vino ed un territorio esattamente come accade in Francia per lo Champagne ed in Italia per il Franciacorta.

Ma come suggerisce il nome del consorzio, esiste anche il Montello, un vino che non dobbiamo affatto trascurare, anch’esso DOCG. Siamo di fronte ad un taglio bordolese, con cabernet sauvignon in prima fila, affiancato da merlot, cabernet franc ( o sarà carmenère?): un vino molto interessante sia nei campioni degustati al Golf Club, sia durante le due cene, sia la domenica  all’Asolo Wine Tasting.

Così come assolutamente non scontati sono stati i vini dagli altri vitigni tradizionali. Infatti i vignaioli, oltre 600 in tutto il territorio dei quali circa la metà soci del consorzio, mettono molto  impegno  anche nella salvaguardia di altri vitigni  che ritroviamo in uvaggio o anche in purezza; due su tutti il manzoni bianco e la recantina.
Istruttive le due visite in cantina, che ci hanno così fatto vivere due realtà distinte.

La prima è stata all’azienda Dal Bello, con una produzione di circa 600.000 bottiglie metà delle quali destinate al mercato estero e con una storia ed una gestione, per quanto molto professionale, molto familiare. Uno dei due fratelli  titolari dell’azienda,  che ci ha accolto,  aveva nelle mani i segni di chi lavora in cantina, negli occhi la luce di chi ama il proprio lavoro, e nel raccontare la storia della famiglia e dell’azienda  tutto l’orgoglio di portare avanti il sogno ed il lavoro del padre.

L’azienda Giusti invece ha un taglio molto più industriale, con una produzione di oltre due milioni di bottiglie l’anno, con sede in un ambiente che ha anche possibilità di ricettività turistica, dove la modernità si fonde con la storia rurale. Qui ci ha accolto un responsabile commerciale molto attento ed ospitale, che offrendoci un calice di prosecco “da passeggio” ci ha accompagnato in giro per le vigne e per  l’azienda, raccontandoci un po’ di storia per poi concludere con una piccola degustazione di alcuni campioni della loro gamma. Vini indubbiamente buoni, anche la Recantina (che come al solito, a prescindere dall’azienda, ha bisogno di ossigenare un po’ prima di venir fuori) ma non c’era il calore del vissuto.

Organizzata benissimo anche la giornata dell’Asolo Wine Tasting con banchetti di degustazione aperti al pubblico, nei locali del palazzo comunale, con tre degustazioni guidate da una sommelier AIS, delle quali ho potuto apprezzare solo la prima con 5 campioni di prosecco in tutte le tipologie (Extra Brut, Brut, Extra Dry,Dry)  in abbinamento ad  una selezione di formaggi presentati da Bruno Bernardi, direttore dell’associazione A.Pro.La.V. (Associazione Produttori Latte Veneto).


Che dire? Che forse anche degustare è voce del verbo asolare, entrambe declinazioni del verbo godere.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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