Brunello di Montalcino 2014: annata da dimenticare per “L’Hotel California”, ma per noi da ricordare4 min read

“Some dance to remember, some dance to forget” cantavano  gli Eagles in Hotel California.

Noi, dopo aver degustato più di ottanta Brunello 2014, siamo convinti di due cose: che quest’annata sia per “l’Hotel California” (cioè per il mercato americano e non solo) e per tutti i produttori di Montalcino un’annata da dimenticare, mentre per noi passerà come una vendemmia da ricordare.

Perché per gli States è da dimenticare? Perché un mercato che è stato abituato e ama vini corposi e rotondi, come buona parte di quello americano, non può certo trovarsi bene con tanti vini abbastanza esili  nonché di buona freschezza. Nei 2014 l’acidità si sente molto di più che in altre annate,  il legno (per fortuna!) è stato ben dosato, il frutto ha quasi sempre lasciato il posto a aromi terziari. Dal canto loro i produttori vogliono solo levarsi di cantina ( e sembra che non sia facilissimo) una vendemmia veramente difficile, giocata giocoforza in difesa, che non ha portato quasi mai a vini longevi ma, nella migliore delle ipotesi, a vini eleganti e freschi.

Noi pensiamo invece che la 2014, pur essendo un’annata molto difficile, è adesso (e per almeno 2-3 anni) centratissima sia per chi vuole avvicinarsi al Brunello, sia per chi ama vini eleganti, già pronti e piacevoli, con tannini ben dosati. Inoltre il “pregio” della 2014 è che non ha permesso a nessuno (o quasi) di fare Riserva e quindi uve che di solito non entravano nel Brunello d’annata fanno invece parte del gioco.

Ma la principale fortuna  del Brunello 2014 è quella di…essere un Brunello, cioè un vino che entra in commercio dopo almeno quattro anni e ha avuto quindi tempo per smussare asperità incontrate da tutti noi,  negli anni passati, in tanti vini della stessa annata. Certo che entrare in commercio dopo tutto questo tempo ha anche qualche controindicazione  sulla durata dei vini,  ma complessivamente credo che il Brunello 2014 ci abbia più guadagnato che rimesso.

E’ nel naso, secondo noi, l’arma migliore di questo vino che, essendosi evoluto in fretta, propone gamme aromatiche che di solito hanno bisogno di molti più anni per presentarsi. Da una parte quindi gli amanti dei sangiovese maturi potranno sbizzarrirsi tra aromaticità classiche e nette, dall’altra tutti gli amanti del Brunello potranno godere subito di un vino che non serve tenere in cantina per anni.

Purtroppo l’unico fattore che mette il bastone fra le ruote è il costo del vino: da quello che abbiamo visto i prezzi (almeno ufficialmente) non sono certo diminuiti e questo non invoglia la catena commerciale a proporre al consumatore finale un Brunello che costa, in enoteca o a ristorante, praticamente come le annate precedenti. Forse una differenza c’è ma non è quella che “fa la differenza”. Magari sarebbe servita un’azione corale, gestita dal Consorzio, per dichiarare la 2014 Piccola Annata e invogliare i produttori a diminuire i prezzi di conseguenza.

Così ci troviamo in una situazione intermedia dove i produttori adesso non sono felici, ma tengono botta perché pensano che comunque mettendo la 2014 assieme alle Riserva 2013 e, fra pochissimo alla 2015, la cantina si svuoterà.

A proposito di Riserva 2013: le quasi 50 degustate ci hanno riportato indietro di almeno due anni, ad un Riserva che spesso non aggiunge nulla all’annata e invece ne amplifica alcune caratteristiche non certo positive, come la durezza dei tannini o in diversi casi, una certa carenza di corpo e potenza.

Non si tratta del fatto che questi vini non siano ancora pronti e devono essere pazientemente attesi , alcuni sono già anche troppo maturi, altri mancano di profondità, alcuni spiccano per tannicità piuttosto verde . Naturalmente quelli buoni ci sono ma il nostro parere è che se si vuole spendere diversi euro in più conviene indirizzarsi più sulle selezioni di vigneto 2013 che sulle Riserva.

Invece chi vuole spendere molto meno può indirizzarsi sul Rosso di Montalcino 2017, che  in un’annata difficile per problemi opposti a quelli del 2014 a tirato fuori vini molto bevibili, giustamente maturi, con gamme aromatiche di buona complessità e tannicità equilibrata.

A chiusura dell’articolo permetteteci due piccole annotazioni.

La prima è sull’aumento delle bottiglie pesanti, che adesso hanno “conquistato” anche il Rosso di Montalcino e spadroneggiano tra le Riserva. Ricordiamo a tutti i produttori di Montalcino (e non solo) che un vino buono si vende a prescindere dal vetro e se vogliamo fare qualcosa per questo mondo potremmo iniziare diminuendo il peso delle bottiglie.

La seconda è sul momento degli assaggi: molti diranno “Tra poco escono i 2015 e loro assaggiano adesso i 2014?”. La risposta è semplice e l’abbiamo ripetuta più volte: magari i vini sono finiti in cantina ma questo è il momento in cui il vino incomincia ad essere bevuto (non esportato o venduto a ristoranti o enoteche, BEVUTO) e quindi è questo per noi il momento giusto per parlarne e dare consigli che, avendo degustato i vini a settembre 2019, sono molto più attuali rispetto a chi li ha degustati a maggi, a febbraio o addirittura un anno fa.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE