Brunello 2012: “piccola annata” dalle belle caratteristiche5 min read

Il successo di un territorio enoico lo si vede anche dalle “piccole” cose, per esempio dal numero di turisti che lo visitano. Muoversi per le strade di Montalcino a fine settembre era molto simile ad essere in Piazza del Duomo a Firenze in pieno agosto. Una sfilata continua di turisti in bermuda attirati dal nome Brunello e da quello che evoca, a questo punto non solo nell’immaginario degli appassionati di vino ma in una fetta molto più ampia di turismo.

Per questo valutare una vendemmia, dare voti a produttori è un compito sempre più gravoso e importante. Per questo degustiamo e giudichiamo il più avanti possibile nell’arco dell’anno, per dare ai vini più tempo possibile per maturare.

“Ma così arrivate ultimi, quando oramai i vini sono stati già venduti” ci dicono spesso e noi rispondiamo regolarmente che i vini rossi importanti praticamente arrivano sugli scaffali delle enoteche o nei ristoranti come minimo a maggio-giugno e vengono acquistati e consumati quasi sempre quando incomincia a far freddo, cioè in autunno. E in autunno noi usciamo con valutazioni fatte da un mese, non da 10 mesi: questo crediamo sia il modo migliore per dare un reale servizio al lettore/consumatore finale, con buona pace di importatori o broker che hanno comunque chi pensa a loro.

E allora diamolo questo servizio e parliamo  prima di tutto della vendemmia 2012.

Brunello 2012

Come è stato detto da più parti non siamo certo di fronte ad una grande vendemmia ma oramai a Montalcino i produttori sembrano aver preso le misure alle annate calde (per  fresche o fredde aspettiamo 2013 e 2014…), utilizzando una mano più leggera nelle estrazioni e presentando vini equilibrati e di buona struttura. I nasi non sono certo i più complessi possibili ma non sono certo maturi come la vendemmia faceva presumere. In generale pare che si siano prese le misure anche ai legni, perché ben pochi vini sono sommersi da note tostate. Le strutture non sono certo esagerate ma i tannini sono dolci ed in generale equilibrati con una interessante freschezza. Quindi vini non certo da scordarsi in cantina ma da poter bere con tranquillità sin da subito e magari a conservare per almeno 5-8 anni.

Ci piace notare che questa “elasticità” gustativa la ritroviamo in diversi vini presentati dai cosiddetti imbottigliatori, cioè da coloro che acquistano da terzi e imbottigliano con un loro marchio. Ne sono arrivati diversi a Montalcino dopo il 2007 e, da quello che vediamo, svolgono bene il loro lavoro proponendo vini onesti a prezzi interessanti. D’altro canto il compito del Brunello di carattere, del vino di maggiore stazza e particolarità adesso viene sempre più spesso lasciato alle selezioni, che  sono di “default” una spanna sopra ai vini base, vuoi per freschezza, per complessità aromatica, per eleganza, per struttura. Tra il vino base della cantina x e la selezione c’è sempre una differenza palpabile a vantaggio della seconda, che giustifica prezzi più alti di vendita. A proposito di prezzi: da qualche anno ci arrivano sempre più schede aziendali senza prezzi e questo non è certo un bel modo di rispettare il consumatore finale visto che il prezzo che noi inseriamo non è quello “base” di cantina ma aumentato di una percentuale classica da enoteca.

Brunello 2011 Riserva

I lettori sanno della nostra idiosincrasia per i Brunello Riserva che però, per quanto riguarda il 2011, deve lasciare spazio ad un cauto ottimismo (un anno non fa primavera…) sul modo di intendere questo vino. Prima di tutto non ne sono state fatte molte e tra queste ce ne sono alcune che veramente valgono il prezzo, molto più alto, da pagare.

Una buona parte delle  Riserva 2011 sono vini che già sviluppano aromi terziari ma non per questo possono dirsi maturi o avanti negli anni. Sono semplicemente quello che dovrebbero essere dei sangiovese dopo 6 anni di maturazione. Per capire la loro giovinezza basta metterli in bocca e scoprire una potenza non comune accanto a sensazioni fresche e a tannini vivi e carnosi. Una bella fetta di Riserva 2011 non sono assolutamente i classici Brunello (magari buoni) con un anno in più di bottiglia, ma vini diversi, fatti per avere un profilo più alto e una vita proiettata nel futuro.

Rosso di Montalcino 2015

Mentre i Rosso di Montalcino 2015 possono a mala pena pensare al presente. Nei giorni scorsi ci siamo sperticati in lodi per i Chianti Classico 2015, lodi che assolutamente non possiamo estendere al Rosso di Montalcino della stessa annata: poca freschezza, nasi maturi, complessità e spesso anche potenza latitanti. Solo pochi vini hanno svolto con equilibrio e piacevolezza il compito a loro affidato, che è quello di un rosso giovane di medio corpo, da utilizzare a tranquillamente a tutto pasto. Dal punto di vista olfattivo, come detto,  nasi poco espressi o troppo maturi, mentre in bocca  troppo spesso è mancata freschezza ed un minimo di spinta.

Guardando i dati consortili spicca con chiarezza che l’annata 2015 è stata soprattutto dedicata al Brunello, visto che è stato prodotto meno Rosso sia del 2014 che del 2016 e magari anche le uve migliori sono state dirottate tutto sul vino principe. Insomma, un’annata in cui il Rosso ha svolto appieno il ruolo di Cenerentola, ruolo che purtroppo ci sembra sempre più nelle sue corde enoiche.

Alcuni assaggi “clandestini”di Rosso 2016 ci fanno ben sperare nella prossima annata, ma l’idea che Montalcino e l’universo mondo vogliano sempre più Brunello e sempre meno Rosso ci pare non peregrina.

A questo punto aspettiamo l’anteprima di febbraio per parlarvi del Brunello 2013, proveniente da una vendemmia molto più fresca e con caratteristiche generali quasi opposte.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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