Bilancio 2008 Gambero Rosso: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?3 min read

Marco Baccaglio, nel suo  basilare blog "I numeri del vino" ha già dato un parere da esperto sul bilancio 2008 della GRH, società che possiede il Gambero Rosso. Io, da buon laureato in filosofia, sfogliando un bilancio riesco a malapena a non addormentarmi. Per questo ho chiesto il parere di Marco, ma non solo. Ho amici fuori dal mio settore che con i bilanci ci vanno a nozze. Da tutti questi pareri mi sono fatto due idee che potrei riassumere con il vecchio concetto del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

Il bicchiere mezzo pieno è ben espresso da Marco Baccaglio quando parla di riduzione delle perdite e soprattutto della ristrutturazione che, iniziata nel 2008, vedrà una notevole “accelerazione” nel bilancio 2009. In effetti alcuni dati anticipati nella Relazione sulla Gestione fanno capire come la cassa integrazione per una ventina a di dipendenti, l’autoriduzione di stipendio  della redazione, la dismissione di alcune “parti” della Città del Gusto (vedi settore ristorazione) abbiano portato non pochi giovamenti. Inoltre la chiusura del rapporto con Slow Food per la guida  Vini d’Italia avrà portato maggiori introiti pubblicitari (anche se a fronte di maggiori spese). Quindi  chi vuole può  tranquillamente vedere il bicchiere mezzo pieno.

Chi invece lo vuole vedere mezzo vuoto punta l’indice sull’indebitamento sulle banche (invariato e sempre attorno agli 8 milioni di Euro), sul fatto che un fatturato di circa 13 milioni porta ad una perdita di oltre 2 milioni, sui 6 milioni di Euro (di cui solo 1,5 realmente immessi in cassa) che gli azionisti hanno dovuto versare anche quest’anno. Pure questi non sono problemi da poco e mi sono stati espressi in maniera piuttosto brusca da uno dei miei contatti con queste parole: “Un’azienda con quel fatturato che da anni perde oltre 6000 € al giorno io non la comprerei."

Paolo Cuccia l’ha invece comprata, così almeno sostiene a gran voce. Quindi non dobbiamo fare caso al fatto che anche quest’anno l’azionista di maggioranza è la Compagnia Fiduciaria Nazionale con oltre il 95% delle azioni. Questa società che svolge il ruolo, legalissimo peraltro, di paravento sui nomi dei proprietari del pacchetto azionario (vedi) non può non far sorgere il dubbio  che quelle azioni siano in mano di altre persone che, per motivi loro, non vogliono apparire.

Qualche dubbio lo fa sorgere anche quella che potrei definire “l’irresisitibile ascesa” di Carlo Ottaviano all’interno della società. Questo signore è entrato da meno di un anno nella redazione del Gambero Rosso e siede adesso nel Consiglio di Amministrazione al fianco di personaggi che hanno fatto la storia di questa testata o che, semplicemente la possiedono (o dicono di possederla). Infatti il nuovo C.d.A in scadenza a dicembre del 2011 (quindi non tanto provvisorio) è formato da Paolo Cuccia, Sergio Cellini, Luigi Salerno, Daniele Cernilli e, appunto, Carlo Ottaviano.

Viene spontaneo domandarsi come il signor Ottaviano possa aver bruciato tutte le tappe, occupandosi inoltre in redazione di settori non primari come il Blog Kelablù. Qualche cattivello insinua che Carlo Ottaviano sia in realtà il “direttore del direttore”, cioè l’uomo messo lì dall’azionariato di stragrande maggioranza che si nasconde dietro il pesante velo della Compagnia Fiduciaria Nazionale.
Sicuramente non sarà così, ma  trovandolo così in alto in così poco tempo non può non venirti qualche dubbio in merito.

Per fare piazza pulita da ogni dubbio torniamo ancora a chiedere al signor Cuccia di squarciare questo velo e togliere dalla copertura della Fiduciaria Milanese le azioni che lui dice di possedere. Non crediamo sia sostenibile la tesi portata avanti da Daniele Cernilli, il quale afferma che questa “copertura” venne attuata diversi anni fa in un momento particolare dell’azienda  e che oggi costerebbe più toglierla che mantenerla.

Forse non siamo informati sui costi delle Fiduciare, tutto lì.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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