Parlando di bianchi in Sardegna bisogna giocoforza parlare di Vermentino. In pochi anni è diventato il vitigno principe, quello che più “esporta” il nome Sardegna in Italia e all’estero.
Non per niente la stragrande maggioranza dei bianchi sardi che abbiamo degustato vengono proprio da questo vitigno, sia facendo parte della denominazione Vermentino di Sardegna sia essendo anche presenti nella stragrande maggioranza degli uvaggi.

Quindi focalizziamoci sul Vermentino 2021. La prima annotazione riguarda i colori, puliti ma non brillanti, però la cosa che più ci ha colpito è da una parte la buona qualità media ma dall’altra un aumento esponenziale di note agrumate al naso, come pompelmo e mandarino, assolutamente assenti sino a 2 anni fa. Forse stanno cambiando delle cose in cantina, magari dovute a “quell’onda agrumata” che abbiamo ritrovato in molte parti d’Italia. Questo ha portato ad un cambiamento delle caratteristiche aromatiche di diversi Vermentino.
Se passiamo a parlare delle caratteristiche gustative arriviamo a corpi di buona ampiezza ma ancora piuttosto rigidi: questo fa ben sperare per una maturazione positiva di almeno 2-3 anni.
I pochi Vermentino di Gallura degustati confermano quanto già detto, con una presenza in bocca superiore e un’aromaticità, per fortuna, molto più classica.

Anche gli IGT degustati hanno mostrato una buona ciccia, in qualche caso aiutata da alcuni grammi di zucchero residuo. Niente di scandaloso, per carità, anche perché stiamo parlando di vini che vengono quasi sempre bevuti “turisticamente” e quindi è giusto diano piacevolezza di beva.
In effetti la parola “piacevole” è ricorsa spesso nelle note di degustazione e questo è certamente un pregio per i bianchi sardi.
Per conoscere invece i pregi dei rossi sardi Dovrete invece aspettare un po’, almeno un mese.