Il Trentino, dal punto di vista vitivinicolo, potrebbe essere definita una regione abbastanza semplice.
Del resto una regione dove più del 85% è prodotto da tre grandi gruppi Cooperativi, il 77% delle uve è a bacca bianca e tra queste due, da sole (Pinot Grigio e Chardonnay), coprono oltre il 60% del di quel 77%, non è che sia molto difficile da presentare.
Poi però cominci a parlare di Trento Doc, di piccoli produttori anche di vini fermi che cercano di imporsi grazie alla qualità, dei grandi marchi (uno in particolare, Ferrari) che in quanto a qualità non è secondo a nessuno, della stessa notevole diversificazione qualitativa all’interno del mondo cooperativo e allora la situazione diventa molto meno facile da spiegare.
Per questo è sempre interessantissimo leggere “Profili evolutivi del settore vitivinicolo trentino”, un particolareggiato resoconto annuale che il Consorzio Vini del Trentino mette a disposizione. Per esempio i pochi dati qua sopra vengono da lì e anche quelli che userò più avanti e per parlare di Trento Doc e di rossi trentini arriveranno sempre dalla stessa fonte.
Quindi un grazie al Consorzio Vini del Trentino per quest’opera e per averci, assieme all’Istituto Trento Doc ospitato per gli assaggi.
E cosa abbiamo assaggiato? Tanti bianchi naturalmente, un notevole numero di Trento Doc e un rosso che è sempre stato nei nostri cuori, il Teroldego. Dei primi parleremo subito, per gli altri dovrete attendere un po’ di tempo.
La 2018 è stata definita una buona annata dal punto di vista qualitativo e quantitativo: sul secondo punto siamo assolutamente d’accordo e del resto con quasi il 36% in più della scarsissima 2017, il 2018 si pone sul livello delle annate più produttive degli ultimi 10 anni.
Sul discorso qualitativo dobbiamo fare qualche distinguo: il 2018 è stata un’annata calda se non molto calda, con temperature che a partire da aprile sono state nettamente al di sopra della media delle ultime annate. Sul fronte delle precipitazioni siamo più o meno sugli stessi millimetri annui, anche se diluiti in un numero maggiore di giornate. Differisce sostanzialmente dalle medie pluviometriche solo per le pochissime precipitazioni di settembre, che hanno permesso a tanti produttori di riequilibrare l’intera vendemmia.
Quindi anno caldo, con qualche giornata di pioggia in più fino ad agosto e un settembre piuttosto asciutto con temperature sopra la media.
I risultati sono stati abbastanza positivi, anche se è meglio vederli vitigno per vitigno.
Traminer Aromatico
Ci intestardiamo a chiamarlo con il suo nome italiano anche se oramai tutti in etichetta portano la versione tedesca del nome. Forse vi interesserà sapere che quest’uva è quella venduta a prezzo più alto (spunta regolarmente cifre doppie rispetto ad un vitigno “cugino” come il Müller Thurgau, tanto per dire) in Trentino e sicuramente la vendemmia 2018 ha visto salire i prezzi. I vini infatti sono aromaticamente netti e potenti al naso, con buona struttura e ottima bevibilità. Forse in qualche caso si è spinto un po’ di più sull’acceleratore degli zuccheri residui ma i vini sono piacevoli e mai “eccessivi” al palato. Voto all’annata 8.5
Müller Thurgau
Al contrario dei cugini altoatesini (e considerando anche il prezzo non certo stratosferico delle uve) i produttori trentini puntano molto su questo vitigno, terzo nella graduatoria dei più piantati con quasi il 10% del totale.
In realtà gli ettari non stanno aumentando da diversi anni ma questo depone a favore dell’età media delle vigne e di conseguenza delle caratteristiche delle uve. Il 2018 ci ha presentato Müller Thurgau aromaticamente irreprensibili, forse leggermente carenti in freschezza, ma sicuramente rotondi e piacevoli. Un vino che vi consigliamo di bere giovane, ma che in alcuni casi può anche maturare per qualche anno. Un dato interessante: i migliori produttori sono quasi tutti delle piccole cantine e questo è un bel segnale per questo settore trentino, che spesso ha difficoltà a farsi conoscere. Voto all’annata 8+
Chardonnay e Pinot Grigio
Oltre il 55% del vigneto trentino è piantato con queste uve, che mettiamo assieme perché, se lasciamo da parte lo chardonnay che entra nel Trento Doc, i risultati dei vini fermi del 2018 di due vitigni si equivalgono. Purtroppo non c’è da fare salti di gioia e la nostra speranza è che le migliori selezioni che usciranno l’anno prossimo possano farci cambiare idea. Vini con poco corpo e profumi tenui, che differiscono di poco, purtroppo anche anno dopo anno, e che non rappresentano certo il giusto biglietto da visita per i vini di qualità di questo territorio. Voto all’annata 5.5
Nosiola
Oramai la nosiola è un’uva per “aficionados”. Si parla di poche decine di ettari (63), ne consegue che le cantine che producono Nosiola si contano quasi sulle dite di due mani. Proprio per questo ci domandiamo quale sia lo scopo di produrre Nosiola “simil chardonnay o sauvignon o Müller Thurgau”. Siamo di fronte ad un vino dalle aromaticità esili e dal corpo fine, che anche nel 2018 ha dato comunque risultati interessanti e sarebbero ancor più interessanti senza le “aggiunte migliorative” di altre uve. Partendo dal presupposto che la Nosiola è l’uva da cui nasce il Vino Santo Trentino forse si potrebbe seguire la sua vocazione all’appassimento con bianchi macerati ma secchi: alcuni vini degustati quest’anno ci hanno dimostrato che sarebbe una strada sensata, con risultati quasi certi. Voto all’annata 7.5
Sauvignon
Sulla linea dei “cugini” altoatesini i sauvignon trentini si sono mostrati figli di una vendemmia non certo esaltante. Le classiche note vegetali sono spesso affiancate da profumi floreali, molto meno da sentori fruttati. In bocca manca un po’ la classica freschezza e soprattutto un “centro bocca” di una certa consistenza. Voto all’annata 6+
Uvaggi bianchi
Tra quelli degustati ben pochi erano del 2018 e comunque siamo di fronte a vini corretti, ben fatti, ma a cui manca un po’ di profondità e pienezza. Dala loro hanno sempre un buon rapporto qualità/prezzo e una discreta possibilità di maturare nel tempo
Riesling, Moscato giallo, Sauvignon, kerner e altre uve
Sono talmente pochi i vini degustati per ogni vitigno che è molto difficile proporre una disamina precisa. Forse mettendoli assieme si riesce a capire meglio il quadro generale, fatto di vini puliti ma che difficilmente vogliono (possono? Noi crediamo di si!) dare di più, sia in complessità che in concentrazione che in longevità.
Alla fine il quadro è quello generale del Trentino dove, specie tra i bianchi, oramai si predilige il vino ben fatto da bersi quasi subito. Magari i piccoli produttori potrebbero e vorrebbero fare qualcosa di diverso (in qualche caso ci riescono pure bene) ma il peso della cooperazione e delle loro scelte commerciali condiziona come un macigno il mercato di tutti gli altri.