Bertinoro e le Rocche del sangiovese5 min read

Dato che il Sangiovese occupa oltre il 10% dell’intera superficie vitata nazionale ((70.000 ettari) e lo troviamo diffuso un po’ in tutta Italia da Nord a Sud,  per raccontare quest’uva occorre  calarsi  e concentrarsi sulle diverse zone di produzione.

Trattandosi inoltre di un vitigno che come pochi si adatta al territorio assumendo caratteristiche (e denominazioni) diverse, occorre proprio “andarlo a trovare” per capirlo meglio.

Visto che in Toscana, che ha la presenza più rilevante di Sangiovese con circa 30.000 ettari coltivati ci vivo, andare a trovarlo per me è passare l’appenino e scendere in Romagna dove ce ne sono circa 7.500 ettari.

Bertinoro

Così ho approfittato di un press tour organizzato dal Comune di Bertinoro, in collaborazione con l’Agenzia Primapagina,  per incontrare la Romagna vinicola. Un occasione per conoscere soprattutto – attenzione – non il “Sangiovese di Romagna”, ma il “Romagna Sangiovese”. Una piccola ma significativa modifica dei disciplinari che i produttori hanno voluto da qualche anno a testimonianza di un nuovo corso e di un nuovo percorso intrapreso.

Il press tour è iniziato con una veloce visita alla Fattoria Paradiso, una delle aziende storiche del territorio, dove si è rimasti un po’ spiazzati dalla guida – un bambino di dodici anni – che comunque ha dato il meglio di sé manifestando conoscenze che sicuramente gli garantiranno un futuro nel mondo del vino.

L’occasione per una conoscenza più approfondita del Romagna Sangiovese arriva successivamente, grazie ad una interessante e ben pensata degustazione condotta da Ilaria Di Nunzio (Ais Romagna). Degustazione che tra l’altro ha avuto il merito di fugare dubbi e perplessità che possono palesarsi e generare confusione nel consumatore finale (e non solo), date le non poche denominazioni e appellazioni esistenti e in qualche caso sovrapposte: MGA o sottozone, Romagna Sangiovese Superiore, Romagna Sangiovese, Rocche di Romagna (che è il “marchio” facoltativo creato dal Consorzio e che può essere utilizzato per le MGA-sottozone) Sicuramente la semplicità comunicativa non è tra i pregi della compagine consortile e quindi vediamo di chiarire meglio.

Parlando appunto delle 16 sottozone (ripeto, ognuna con il nome del territorio su cui incide) del Romagna Sangiovese (non Superiore), queste sono ri-comprese sotto il marchio Rocche di Romagna.

Si trovano su un’area che va da Imola a Rimini e oltre. Protagonista di una parte del territorio è lo “Spungone”, una roccia che prende il nome dal suo aspetto che ricorda la spugna ed essendo di natura calcarea e carbonatica,  favorisce la coltivazione della vite (e dell’ulivo). Lo spungone è anche morbido e facilmente lavorabile e per questo è stato utilizzato in passato per la costruzione di rocche e palazzi da cui in buona sostanza deriva la scelta del nome per in nuovo marchio

I vini assaggiati, per lo più Sangiovese in purezza a testimonianza che è finita l’epoca degli uvaggi, hanno ben impressionato soprattutto per la loro freschezza e potenzialità all’invecchiamento. Vediamoli in particolare:

Bron & Ruseval Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva 2019 Celli Vini – 100% Sangiovese, emerge un deciso frutto nero accompagnato da note speziate, tannino leggermente ruvido sicuramente in via di affinamento.

Ombroso Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva 2019 Giovanna Madonia – 100% Sangiovese, speziatura in entrata, pepe, buona acidità, tannino sottile tipico dello spungone.

Armonia Romagna Sangiovese Bertinoro 2018 De Stefanelli – 100% Sangiovese su terreni di argilla e spungone. Il colore è compatto, sentori immediati di tostatura, poi viola, vaniglia e un tocco erbaceo. Tannino deciso e persistente.

Petra Honorii Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Vigna Vecchia 2018 Tenuta la Viola – 100% Sangiovese passato in tonneaux da 500 litri. Lampone e altre bacche rosse, buona speziatura e decisa sapidità.

Nato Re Romagna Sangiovese Bertinoro 2016 Galassi Maria – 100% Sangiovese. Cuoio in entrata, poi rabarbaro e decisa balsamicità.

Vigna Collecchio Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva 2016 Bissoni – Sangiovese 100%, due anni di barrique nuova (ma non li dimostra). Frutta matura e nera accompagnata da una evidente speziatura.

Probi Romagna Sangiovese Modigliana (peraltro territorio toscano fino al 1923) Villa Papiano Riserva 2018 – 100% Sangiovese su terreni in arenaria, buona struttura, sentori vegetali, iodio, tannino sapido che fa auspicare un buon potenziale evolutivo.

Vigna del Generale Romagna Sangiovese Predappio Riserva 2019 Nicolucci – Prugna in entrata, anche grafite e pasta di olive. Tannini in sicura evoluzione.

Pietramora Romagna Sangiovese Marzeno Riserva 2016 Fattoria Zerbina – 100% Sangiovese, in alcune annate tracce di Ancellotta. Pomodoro, mora, vino austero con buona acidità.

Che dire quindi in conclusione di degustazione? Le basi sono state sicuramente gettate e per stessa ammissione del presidente dell’associazione vignaioli di Bertinoro e vicepresidente del Consorzio vini di Romagna Mauro Sirri, sarà un percorso lungo, rispettoso dei “tempi del vino” ma con un obiettivo chiaro: arrivare nell’arco di 10-15 anni alla Docg “Rocche di Romagna”, dimenticando magari la menzione “Sangiovese” che a quel punto (da quanto ci hanno detto) sarà pleonastica.

E non sarà solo una questione di etichetta, di pari passo dovrà crescere la qualità del vino. Il territorio peraltro già ci allieta con gli altri due bianchi di indubbio interesse, l’Albana e il Pagadebit. Quindi il lavoro è impostato, il percorso tracciato è da seguire con attenzione, confidando nel futuro.

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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