Barolo 2014: annata difficile in un momento troppo facile5 min read

Ed eccoci a parlare di Barolo 2014 (e di un buon numero di 2013 usciti quest’anno). Anche in questo caso dobbiamo ringraziare il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani per il grande aiuto datoci. Senza di loro raccogliere così tanti vini (quasi 200 etichette!) sarebbe stato difficilissimo se non impossibile.


Prima di parlare della vendemmia 2014 mi piace commentare un attimo una notizia che a prima vista non fa fare una grande figura a noi di Winesurf. Sto parlando del fatto che la nostra guida vini commenta i Barolo 2014 nemmeno due mesi prima della presentazione ufficiale del Barolo 2015 alla stampa internazionale. Infatti Nebbiolo Prima, la manifestazione organizzata da Albeisa che da quest’anno è riservata praticamente ad una trentina di giornalisti esteri si svolgerà nella seconda metà di gennaio.
Quindi, a cosa può servire parlare di Barolo 2014 quando tra due mesi si parlerà e si assaggerà il 2015?

Se ci pensate un attivo serve, eccome, anche se un produttore piuttosto miope potrebbe dire “Io ho già venduto tutto il 2014, quindi arrivate tardi!”
Questo produttore parlerebbe (e molti lo hanno fatto…) non rendendosi conto che la stessa cosa non è già avvenuta nelle enoteche o nei ristoranti italiani e esteri che anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno iniziato da pochissimo a proporlo. Del resto se il ristoratore o l’enotecario riceve il vino, se va bene, verso marzo-aprile, dopo un inverno di rossi e assieme ai primi caldi, a parte agli impallinati o a chi vuole un’anteprima, lo vende a partire da settembre-ottobre, cioè da nemmeno un mese in vari casi.

Quindi la nostra degustazione serve eccome, perché il consumatore normale vuole sapere adesso che vino bere sotto le feste, non a gennaio scorso. Guarda caso in questi giorni ci sono state praticamente tutte le presentazioni delle guide vini italiane con enorme pubblicità dei punteggi ottenuti? Se non servisse a vendere ADESSO, perché le aziende ne parlerebbero in ogni dove?

Ecco perchè noi parliamo adesso di Barolo 2014 degustato adesso, non a gennaio 2018. A proposito,  mi viene spontanea una domanda “Cara Albeisa, visto che i Barolo non sono proprio dei vini facili, credi sia valido farli degustare a tanta stampa estera, anche semi-generalista, in un momento in cui saranno sicuramente rustici e ruvidi come carta vetrata? Credi sia giusto fare assaggiare 100 vini “assolutamente non pronti” al giorno a persone poco abituate a farlo? Se credi di si per noi non ci sono problemi, però qualche dubbio ci resta.

Perché è chiaro che questa di gennaio non è una degustazione destinata ai consumatori finali, ma agli importatori, che vogliono sapere in anteprima cosa devono ordinare e promuovere. Però questi importatori si fidano dei soliti nomi, che non partecipano alla manifestazione di Albeisa ma si organizzano il loro assaggio da soli e dove vogliono: quindi non capiamo la politica di Albeisa ma… ci adeguiamo.

Detto questo veniamo al 2014 (del 2013 parlammo qui lo scorso anno) che, aldilà di risultati altalenanti ci è sembrata una “vendemmia difficile in un momento troppo facile”.
Se andiamo infatti a vedere il numero di bottiglie prodotte le vediamo attestarsi a circa 13 milioni (12.744.199) che rispetto ad annate nettamente migliori, se non altro dal punto di vista climatico, alla fine sono si e no un 10% in meno rispetto sia alle vendemmie precedenti (2013) e sia soprattutto alle successive (2015-2016-2017) .
Insomma, se la vendemmia 2014 è stata fredda e molto piovosa (ricordo ancora la presa di posizione del Barbaresco Da noi non è andata male come nel Barolo, è piovuto molto meno” e ricordo soprattutto i nubifragi e la situazione generale delle uve viste di persona) la resa per produrre dei vini in linea col nome Barolo forse avrebbe dovuto essere più bassa. Al limite poteva anche andare bene raccogliere un po’ di più ma destinare la stragrande maggioranza ad un Barolo base, che quindi avrebbe beneficiato anche dell’apporto di uve da grandi vigneti per rimettere in sesto l’annata. Purtroppo nel 2014 praticamente tutti hanno prodotto lo stesso numero di etichette, gli stessi Cru degli altri anni, portando ad un risultato purtroppo non eclatante.

I Barolo buoni ci sono, per carità, però…

Il 2014 era il classico anno da ottimo Barolo generico, però il Barolo generico non spunta i prezzi dei Cru e delle Selezioni e quindi, se vuoi soddisfare sia la tua tasca sia un mercato gasato, in forte crescita e che non guarda in faccia l’annata, avanti come se niente fosse successo.

Ripetiamo che quelli buoni ci sono e non sono pochi, ma la 2014 passerà alla storia come “la peggior vendemmia del miglior periodo”, quello in cui il mercato tira talmente tanto che non vale la pena fare cose che poco più di 10 anni (nel 2002 per precisione) sono state fatte praticamente in ogni cantina.
Sul fronte delle caratteristiche dei vini abbiamo trovato una freschezza spiccata e, nel caso dei migliori, dei tannini meno potenti ma molto eleganti. Nasi mediamente ancora poco espressi, sicuramente non marcati da legno ma figli comunque di uve non certo eccezionali. In diversi casi siamo già all’inizio di una lineare terziarizzazione che però avrà spesso tempi non certo brevi per svilupparsi.

Alcuni Barolo hanno al naso delle note aromatiche eccellenti, figlie di una vendemmia fredda: non sono moltissimi, però da soli valgono “il prezzo del biglietto”, cioè dimostrano che anche nel 2014 si potevano fare grandi cose
Insomma, i Barolo 2014 non sono certi “vins de garde” ma sicuramente hanno possibilità di maturare con successo (in media) almeno 6-10 anni a partire da adesso. Se invece si fosse seguita la strada “barolo generico” forse avrebbero avuto anche una vita media più lunga.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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