Assyrtiko e sai cosa bevi!4 min read

Chi di voi ha assaggiato in una giornata almeno 16 Assyrtiko provenienti da varie zone della Grecia alzi la mano!

Non credo che molti alzeranno la manina ma tra questi ci saranno sicuramente un bel numero di redattori di Winesurf, tra cui il sottoscritto, che come “regalo di Natale” si sono concessi una degustazione che definire sorprendente è dir poco.

Tutto merito del nostro  “uomo ad Atene” Haris Papandreou, che da tempo scalpitava per raccoglierci attorno ad un tavolo e farci scoprire questi vini.

Devo ammettere che (come credo molti altri italiani amanti del vino) soffrivo di un spocchioso superiority complex nei riguardi dei vini greci, considerati nella migliore delle ipotesi come figli di una viticoltura che sta risorgendo e/o sta cercando una sua strada. Nella mia testa giravano immagini di Retsina bevute sotto un  implacabile sole estivo, di vini grossi, rustici, forse anche approssimativi.

Lo so, sbagliavo! Una prima parte di questo complesso di superiorità l’ho dismessa  il 25 settembre scorso con il primo Wine Greek Day  e la parte residua il 13 dicembre, quando Haris ci ha organizzato questa  degustazione che ha lasciato me e tanta redazione di Winesurf a bocca aperta.

In pista 16 Assyrtiko, soprattutto del 2018, con alcuni campioni del 2019 e 2020.

 

La degustazione, guidata in maniera perfetta da Haris, era divisa in quattro parti, ognuna con quattro vini. La prima riguardava gli Assyrtiko  prodotti fuori Santorini, la seconda quelli nati sull’isola, la terza si incentrava sul rapporto con il legno di questo vitigno e la quarta proponeva quelli che in Grecia vengono considerati gli Assyrtiko più buoni e più famosi.

Grecia vigna Santorini

L’uva e il relativo vino nascono a Santorini ma oramai il vitigno è coltivato in varie zone della Grecia, specie nel nord del paese. I primi quattro vini, due del 2019 e due del 2018 sono stati per me un ‘assoluta sorpresa. Intanto non mi aspettavo quattro vinificazioni impeccabili, ma  non ero preparato anche  a quattro bianchi dai bei nasi floreali, che nei 2018 virava verso fini note di pietra focaia, ma soprattutto non mi immaginavo l’estrema e succosa sapidità di questi vini che si sposa ad un corpo per niente semplice, arrivando a lunghezze gustative notevoli.

La stessa cosa è avvenuta con tre dei quattro Assyrtiko di Santorini (uno purtroppo era un “naturale”  fermentato in anfora,  di colore arancio scarico e con un naso ossidato e improponibile, proprio come diversa roba nostrana) ma con un particolare in più: la ben riconoscibile aromaticità dei vini, che avevano note di pietra focaia e lievissimi sentori di idrocarburo, il tutto con una sapidità che sposava una gustosa rotondità e una importante e calda pienezza.

Il terzo gruppo era quello volutamente più a rischio, ma anche qui tre vini su quattro hanno mostrato che si può (se proprio si vuole…) usare il legno senza coprire le caratteristiche del vitigno. La domanda è perché usare legno per un vino che sinceramente non ne ha bisogno, ma così siamo riusciti a capire che anche nell’uso di questo strumento di cantina i produttori greci hanno ben poco da imparare.

Ce lo hanno confermato con i quattro “vini top” indubbiamente  ottimi ma forse più impegnati a mostrare la bravura del produttore che non tutte le caratteristiche del vitigno.

Ma a quale vitigno bianco italiano assomiglia l’assyrtiko? Ce lo siamo chiesti per tutta la degustazione e sono venute fuori alcune “scuole di pensiero”. Tralasciando lo scontato ma assolutamente non proponibile paragone con il Riesling , la prima  lo vede simile al Vermentino, più di Luni che sardo, altri lo avvicinano al Fiano di Avellino, altri ancora al Tocai e ai Verdicchio più fini della zona di Matelica. Di certo stiamo parlando di un vino/vitigno che è ottimo da giovanissimo e può invecchiare senza problemi per ameno 6/7 anni.

Troverebbe facilmente spazio nel mercato italiano, anche se i prezzi che ci ha comunicato Haris non sono certamente bassi: si parte da una decina di euro e per diversi vini arriviamo tranquillamente vicino ai quaranta. In realtà solo una delle 14 cantine è importata in Italia ma credo che sarebbe l’ora che qualche occhiuto selezionatore e rivenditore si mobilitasse.

Forse ora vorreste sapere quali sono i vini che mi sono piaciuti di più; ve ne dico uno per gruppo, ma vi garantisco che 14 su 16 erano veramente di ottimo livello.

Alepotrypa 2018, Hatzimichalis

Santorini 2019, Akra Chryssos

Nykteri 2018, Venetsanos

Pyritis Vigne di 120 anni 2018, Artemis Karamolegos

Buon 2022 a tutti, magari brindando con un vino greco!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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