Assaggi Verdicchio dei Castelli di Jesi. 2020 ottima annata con i Classico Superiore mai così buoni!3 min read

Durante gli assaggi dedicati alle varie tipologie di Verdicchio continuava a tornarmi in testa quanto mi aveva detto poco tempo fa Alberto Mazzoni, direttore dell’IMT, sul futuro del Verdicchio “base” (classico o meno) e del Verdicchio Classico Superiore. Si vuole arrivare ad “allontanare” queste due tipologie, non solo  portando a DOCG il Superiore, ma cercando di far capire una volta per tutte, anche magari con prezzi più adeguati alla qualità del vino, che quest’ultimo non è un vino da bersi giovane ma rappresenta (per usare le parole di Mazzoni) “ La bandiera numerica e qualitativa della denominazione. Il Verdicchio “base” invece continuerà a rappresentare quel vino giovane, immediato, fatto per essere bevuto in tempi brevi.

Questo è proprio quello che è successo nei nostri assaggi. Per primi abbiamo degustato i “base” e pur trovando pulizia e piacevolezza, la sensazione era quella di vini “fatti per essere bevuti” senza tanti fronzoli. Questo anche se nella categoria abbiamo trovato qualche pepita d’oro di incredibile valore, a dimostrazione di come il vitigno possa esprimersi ad altissimi livelli con pochissime accortezze.

Quando siamo arrivati ai Superiore non solo abbiamo constatato come la forbice si sia effettivamente allargata (molto di più dal punto di vista qualitativo che del prezzo, ma Roma non è stata fatta in un giorno) ma sia parlando di 2020 che di 2019 ci siamo di fronte ad una serie di vini fantastici, da consigliare senza se e senza ma.

Profumi già ampi, fini ed espressi, pienezza e profondità gustativa di altissimo profilo e anche diversità territoriali chiare, fanno dei vini di queste due vendemmie un punto di riferimento assoluto per chi vuole un grande bianco spendendo molto poco.

Personalmente, anche guardando alle buone cose in bianco degustate a destra e a manca dell’annata 2020, metto quest’ultima un gradino sopra alla 2019. Ci trovo più ampiezza e corpo e nello stesso tempo nerbo e profondità, mentre la 2109 mi sembra si esprima più in finezza e con tempi più lunghi.

Forse la 2020 sarà una vendemmia “pronta prima”  e da vedere come evolve, però già adesso ci ha dato grandi soddisfazioni. Del resto basta fare un esempio semplice: tutti voi conoscete la nostra rinomata “tirchieria” in fatto di punteggi: ebbene nella storia della nostra guida per la prima volta in una degustazione numericamente importante nessun vino è andato sotto gli 80 punti!

Non riuscivamo a credere ai nostri palati: non c’era un Superiore meno che buono e molti di questi ( ben 11 su 41, pari a quasi il 27%) hanno ottenuto punteggi top. Molti altri ci sono andati vicini e quindi non possiamo che consigliare vivamente i Verdicchio Classico Superiore del 2020 (e del 2019).

Anche i pochi Matelica pervenuti hanno goduto della grande vendemmia 2020, con vini però più fini e floreali, anche se nei casi migliori ben strutturati e dotati di corpo e buona freschezza. Pure qui i prezzi sono molto interessanti e meritano senza dubbio l’attenzione del consumatore attento.

Pur non essendo nelle nostre corde in quanto troppo spesso marcate dal legno, abbiamo trovato degli ottimi vini anche tra le riserva, pur non riuscendo a capire il bisogno di fare un vino opulento e da invecchiamento avendo già il Superiore che senza grossi sforzi può coprire, spesso con maggiore eleganza, entrambe le tipologie.

Zona del Verdicchio di Jesi, panorama

Degli spumanti parleremo più avanti,  quando pubblicheremo le degustazioni degli spumanti prodotti in molte parti d’Italia, cercando di fare un quadro ampio della situazione “bollicine” nel nostro paese.

In chiusura torno ancora una volta a celebrare Il Verdicchio Dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2020, ripetendo che praticamente mai ci siamo trovati di fronte ad una vendemmia così buona e ad un’interpretazione generale così centrata e piacevole.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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