Assaggi Soave 2016: nella media dell’annata ma il panorama è “over the top”4 min read

Volete un consiglio? In una bella giornata fatevi una camminata nei vigneti sopra a Soave e vi sentirete in capo al mondo.

Non solo il panorama che guarda l’immensa distesa delle vigne del Soave  DOC  è meraviglioso, ma i vigneti del Soave Classico creano delle colline verdi e ondulate dove l’occhio ama perdersi.

Se poi la passeggiata non vi basta prendete l’auto e cominciate a girare (attenti che le strade sono strette) toccando posti che tutti gli appassionati conoscono (Pressoni, Calvarino, Froscà, Castelcerino Fittà, Roccolo e molti altri).

Ad un certo punto noterete che nemmeno in Borgogna  o in Langa il territorio è così antropizzato e “pieno” di vite, ma l’impatto visivo, grazie alla pergola, è molto più tranquillizzante.  Alla fine vi sarete fatti un’idea precisa della realtà Soave: quella “sotto” composta da tantissimi vigneti di pianura e quella “sopra” del Soave Classico, soavemente distesa su meravigliose colline, coperte nella quasi totalità da bei vigneti a pergola.

Vi dico questo perché durante i nostri assaggi a Soave  ho avuto l’occasione di godermi sia passeggiate che giri in auto tra le colline del Classico e, oltre a rilassarmi, ho capito che parlare di cru in queste zone non è una boutade, ma un modo per cercare di far comprendere le reale diversità (pedologiche, di esposizione, climatiche) di una “Piccola Grande Zona”, circondata dal mare del Soave fatto in pianura, magari  buono  ma senza le possibilità di profondità e complessità che solo le colline (in particolare queste colline!) possono dare.

E che cosa hanno dato queste colline nel 2016? Si sono un po’ adeguate all’andamento generale dell’annata che ha proposto molti vini di buon livello ma a cui manca da una parte un po’ di “ciccia” e dall’altro un po’ di freschezza. Se alla seconda a Soave si è rimediato con una buona sapidità, dall’altra solo in minima parte abbiamo trovato vini con un corpo e una concentrazione di buon livello. A luglio i vini erano anche  leggermente chiusi al naso ma siamo convinti che adesso questo problema si sia risolto.

Anche se non toccano molti vini non sappiamo come possano risolversi alcuni “problemini” aromatici che oramai sono quasi endemici nel mondo del Soave. Da una parte le note sauvignoneggianti che in qualche caso (pochissimi per fortuna) puntano verso derive Gewurztramineggianti, dall’altra l’arrivo “in pompa magna” della frutta tropicale, che in diversi vini è assolutamente preponderante. Non mi ricordo che questi aromi facessero parte della classicità ma probabilmente sono io che non sono aggiornato…

Per fortuna questi “problemini” toccano, come detto, una minima parte dei Soave, ma non vorrei che questa goccia (che crea vini immediati e piacevoli)  si allargasse e convincesse qualcuno ad abbandonare le belle note classiche di tanti Soave.

In definitiva l’annata 2016 ha portato a vini abbastanza piacevoli ma certamente non profondi e complessi. Naturalmente ci sono i picchi ma in media questa è la realtà.

Le nostre degustazioni   ci hanno permesso anche di degustare un buon numero di vini del 2015 usciti quest’anno e dobbiamo confermare quanto detto lo scorso anno: “Nel Soave ci siamo trovati di fronte a vini con nasi incerti e  in qualche caso con chiari segnali di “leciti aiuti di cantina” (leggi aumento dell’acidità) che però lasciano il vino come diviso a metà, da una parte l’acidità e dall’altra le sensazioni dolci a cui non fa però riscontro un corpo adeguato. Nel Soave Classico la situazione cambia notevolmente e i vini sono nella stragrande maggioranza di buon corpo, con nasi abbastanza maturi ma non certo cedevoli.

Insomma Il 2015 non è  stata una grande annata e  l’uso del legno, cosa che abbiamo riscontrato in diversi vini usciti quest’anno, (sembra tornato di moda, ahinoi) non aiuta.

Anche tra questi vini abbiamo trovato delle cose molto buone e quindi dobbiamo confermare il nostro giudizio dello scorso anno.

In chiusura vogliamo fare uno strappo alla regola e ringraziare due bravissimi produttori per la loro ospitalità. La merenda-passeggiata  al Roccolo del Durlo con Gelmino e Cristina Dal Bosco proprietari delle Battistelle  è stata meravigliosa ed il pranzo familiare da Sandro Gini, a tavola con tutta la famiglia mangiando quello che ‘c’era in frigo (ma buono!) Me lo porterò nel cuore. Queste sono cose che ogni giornalista del vino, se vuole conoscere veramente dei produttori, dovrebbe fare.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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