Antonelli e la nuova cantina a Montefalco: un passo basilare per il futuro3 min read

L’azienda Antonelli San Marco di Montefalco ha inaugurato il 15 settembre 2022 la sua nuova cantina e qualche settimana fa vi avrei parlato solo della festa, celebrativa di questo traguardo. Ma dopo un passaggio a Montalcino e avendo origliato l’intervista del direttore a Giacomo Neri (prossimamente per il Club Winesurf), le riflessioni in merito si sono ampliate. La prima riflessione che già era in essere è che investire per ampliare la cantina è sempre un grande sforzo economico per le aziende, pur intercettando alcuni finanziamenti pubblici, come ha raccontato Filippo Antonelli.

La seconda è che cantina non è solo sinonimo di spazio produttivo e attrattiva per enoturisti e clienti. Oggi lo spazio in cantina è sinonimo di possibilità produttive per affrontare la crisi climatica tramite anche lo studio delle diverse vigne aziendali.

Ho nominato Giacomo Neri perché la sua voce, da una terra vocata come Montalcino, mi ha fatto riflettere: parafrasando (e spoilerando parte dell’intervista del direttore) le sue parole, se prima della crisi climatica, una zona vocata era sufficiente presupposto di qualità, oggi con variabili di temperature e precipitazioni molto ampie, servono parametri analitici su ciò che conferisce precise caratteristiche a un vino. E per farlo, avere lo spazio in cantina per vinificare singole vigne e non solo, è un asso nella manica.

Perciò se il giorno dell’inaugurazione della nuova cantina di Antonelli San Marco lo sguardo era per la praticità del tunnel che collega il corpo storico con la nuova struttura, affacciata su una vigna illuminata di notte e per la nuova bottaia dove abbiamo brindato con un metodo classico e prosciutto tagliato a mano sul momento, oggi il pensiero è alla possibilità di una cantina di continuare a produrre vini di alta qualità grazie anche a tecnologia, organizzazione e (il per nulla scontato) spazio.

Il 15 settembre la parte glitter c’è stata però e merita di essere raccontata: una cena con circa 200 persone curata dallo chef Giulio Gigli del ristorante UNE di Foligno, che si sta distinguendo per l’equilibrio dei suoi piatti, come il porro confit al Sumac, hollandaise al Biber, nocciole e melograno. Il tutto accompagnato dai vini Antonelli San Marco, annate correnti o vecchie annate, a scelta degli ospiti.

Dato il pubblico di esperti, la cena è stata preceduta da due degustazioni che attraverso il Montefalco Sagrantino 1988, 1996, 1999, 2001, 2008, 2016, e Trebbiano Spoletino 2021, 2019, 2016, 2013, 2010, 2007, hanno ripercorso la storia aziendale (dal 1901, come testimoniano le mappe storiche, poco dopo l’acquisto della tenuta da parte del bisnonno nel 1893). Una storia che vede poche bottiglie prodotte fino al riconoscimento della DOC Sagrantino nel 1978 e poi spinge sulla velocità produttiva, con un ulteriore tappa nel 2001 quando il Trebbiano Spoletino esce dall’ombra grazie a quello firmato Tabarrini.

La nuova cantina, con sbocco panoramico, lascia il segno e i profumi e sapori che l’azienda di Montefalco porta a tavola tra calici e salumi con il progetto Pork & Cork (un piccolo allevamento aziendale di cui abbiamo degustato i prodotti la sera stessa) pure.

Per brindare alla nuova cantina, dei 12 vini che abbiamo degustato scelgo il Montefalco Sagrantino 1988, in primis per l’integrità, poi per i profumi di frutta nera sotto spirito, cioccolato fondente, fiori rossi secchi, e per il tannino vellutato, caldo con note burrose.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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