Anteprima Sagrantino 2018: difficile parlare della gallina quando l’uovo deve ancora nascere3 min read

Chiudevo l’articolo sull’Anteprima Sagrantino 2017 proponendo per la manifestazione umbra un logico cambio di nome in Anteprima Montefalco. Di ritorno dall’Anteprima Sagrantino 2018 non posso che riformulare questa richiesta, cercando di motivarla in maniera ancora più decisa con quanto visto e degustato.

Dal punto di vista organizzativo, degli eventi e dell’attenzione nei riguardi della stampa, quella che si è conclusa pochissimi giorni fa (26 maggio) è stata forse l’Anteprima più riuscita. Il Consorzio Montefalco e Miriade & Partners hanno creato un evento e l’hanno organizzato alla perfezione e ben comunicato.

Detto questo non possiamo non avere dei dubbi sull’utilità di una manifestazione che, basandosi sull’Anteprima di un vino 2018, non solo presenta solo 17 imbottigliati su 47 Sagrantino in anteprima, ma evidenzia tra i ben 140 vini del territorio (da 40 aziende) proposti e degustabili “alla carta”, quindi in commercio adesso, solo 7 Sagrantino 2017, 13 Sagrantino del 2016, 9 del 2015, 3 del 2014 e addirittura 1 del 2013.

Questo a casa nostra vuol dire che non solo i 2018 in Anteprima ma imbottigliati sono a malapena il 40% di quelli presentati (e fion a qui…), ma che solo 7 aziende su 40 hanno adesso in commercio l’annata precedente a quella proposta in anteprima e che la stragrande maggioranza delle cantine ha ancora in commercio Sagrantino del 2016 o precedente.

Quindi, a cosa serve un’Anteprima intitolata ad un vino che presumibilmente andrà realmente in commercio, se va bene, tra due anni abbondanti? Inoltre, che fretta c’è di farla in un periodo caldo come la fine di maggio, quando potrebbe avere maggior senso, visti i vini attualmente in commercio e la tipologia del vino, a novembre?

A maggio può aver senso un’Anteprima Montefalco con i bianchi, sempre più importanti nell’economia locale, che vanno adesso in commercio e magari con un focus più mirato sul Montefalco Rosso, vero e proprio Convitato di Pietra della manifestazione. Infatti dati alla mano ne viene prodotto più del doppio rispetto al Sagrantino e nel 2021, come produzione, ha coperto (sulla carta) più del 68% dei vini a denominazione Montefalco.

Da conoscitore di Montefalco e organizzatore della prima manifestazione sul Sagrantino, oramai quasi 30 anni fa,  mi sento di dare due consigli agli amici del Consorzio Montefalco: cambiare nome alla manifestazione portandola ad Anteprima Montefalco (o, ancora meglio Focus Montefalco) e, se possibile, farla slittare di un anno in modo che noi giornalisti non si sia costretti a parlare oggi dell’uovo quando la gallina nascerà tra non meno di due anni.

Detto questo veniamo “all’uovo”, alias Sagrantino 2018 facendo una premessa: abbiamo degustato solo i vini imbottigliati e quelli in affinamento, cioè una trentina sul totale.

Se da una parte l’aumento del numero di produttori ha portato anche un aumento qualitativo, riscontrato in una pulizia aromatica pari praticamente al 100% dei vini, dal punto di vista “dell’impatto mentale” con l’uva sagrantino ci permettiamo di avere qualche dubbio.

Nel momento in cui produttori storici stanno alzando il piede dall’acceleratore, producendo Sagrantino dove la parte tannica è “più soffusa” e viene meno evidenziata dal ruolo dell’alcol (difficile controllarlo quando si vogliono avere tannini maturi), un discreto numero di aziende propone nel 2018 Sagrantino con componente tannica molto accentuata, evidenziata sia dall’uso “sommatorio” del legno che dall’importante parte alcolica.

Ribadisco che i 2018 degustati sono vini irreprensibili dal punto di vista tecnico, ma la domanda che aleggiava nell’aria della bellissima sala comunale, come sempre usata per la degustazione, era “Questi tannini si ammorbidiranno? E se lo faranno quando avverrà?” Forse l’uso della bottiglia farà miracoli, ma certamente non nel breve periodo e per breve periodo intendiamo almeno 15-18 mesi.

Visto che le annate successive alla 2018  non sono state sicuramente fresche torniamo al nostro consiglio di posticipare la prossima anteprima, almeno di 5-6 mesi, onde poter avere e quindi presentare un quadro il più veritiero possibile sull’annata.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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