Anteprima Chianti Classico: ma la Gran Selezione….???5 min read

La due giorni della Chianti Classico Collection si è dipanata tra dubbi e certezze. Partiamo dalle seconde per dire che la location è sempre una sicurezza: spazi, luci, servizio efficientissimo, tempo a disposizione, tutto il meglio per chi vuole degustare in santa pace e con la giusta attenzione.

E cosa c’era da assaggiare in santa pace e con la giusta attenzione? Le nuove annate su cui focalizzarsi erano la 2013 per il Chianti Classico, la 2012 per la Riserva e la 2011 per la Gran Selezione.

 

Un mini ripasso meteo prima di parlare dei risultati degli assaggi.

 

La 2013 è stata un’annata fresca, con un andamento che fino alla vendemmia (finalmente, unico da to a favore, per niente anticipata) non ha favorito una lineare maturazione fenolica e con piogge in vendemmia che non hanno certo facilitato le cose.

All’opposto la 2012 è stata molto calda e anticipata con temperature alte per quasi tutto il periodo della maturazione.

La 2011 infine è stata la classica annata che, purtroppo, nessuno si aspettava. Si stava andando verso una deriva fresca quando dal 15 agosto la calura più opprimente è scesa sui vigneti (e sui mortali), rimanendoci sino a oltre metà settembre. Caldo torrido di giorno e calore che la terra rimandava di notte sono riusciti a cuocere una bella fetta delle uve o comunque a farle maturare quasi in appassimento.

 

 Insomma, per un verso o per un altro 2011-2012-2013 non sono state certo delle grandi annate, qui ed in gran parte d’Italia.

 

E veniamo ai vini: il Chianti Classico 2013 ( circa 40 assaggi)  piacerà molto agli amanti dei vini freschi e immediati. Non ha giocoforza grande corpo ma si basa su un’acidità spesso spiccata che, quando fa coppia con una invitante sapidità riesce a far dimenticare la non certo erculea struttura. Un vino che andrà benissimo a tavola e che, per fortuna, molti produttori hanno interpretato nella maniera giusta, senza cercare di arrotondarlo.

Chi ci ha provato, magari utilizzando legno piccolo, ha ottenuto un vino più rotondo inizialmente ma che cade al palato. Anche i nasi non sono certo stracomplessi ma hanno quella elegante nota fruttata accanto a sentori più balsamici che rende sempre e comunque appetibile il sangiovese. Quindi un’annata non fortunata ma ben interpretata, con vini sicuramente adatti per i piaceri della tavola ma che, nelle migliori interpretazioni, potrebbero avere una vita molto più lunga e felice di quanto si possa intravedere adesso.

 

Sulle riserve 2012 vi chiedo un minimo di pazienza, perché vorrei arrivare subito al vero “Dubbio” con la D maiuscola dei nostri assaggi, La Gran Selezione 2011 che, per quanto dirò le coinvolgerà assieme alle sorelle del 2011.

 

La Gran Selezione è nata ufficialmente nel 2010 e con la 2011 sta cercando conferme. Purtroppo queste conferme, almeno per quanto ci riguarda, le ha trovate. Avevano detto lo scorso anno che questa tipologia rischiava di essere un qualcosa di molto simile ai vecchi supertuscan, specie per quanto riguarda la potenza, l’alcolicità, l’uso del legno e last but not least, il quasi assoluto distacco dalla territorialità chiantigiana difficilmente conquistata negli anni. Con l’annata 2011 queste caratteristiche si sono , purtroppo accentuate. Figli di una vendemmia particolare, la stragrande maggioranza dei vini (35 assaggi) hanno puntato su un uso “old style” del legno piccolo, per cercare di domare forse alcuni squilibri di nascita.

Quasi sempre i risultati non hanno portato a prodotti dove il sangiovese si mostra elegante e fine ma solo tremendamente ruvido con alcolicità ridondanti. Intendiamoci: sono vini molto ben fatti, ma proprio questo stile manierato  ha portato ad un livellamento dei risultati ed a un conseguente quasi azzeramento della diversità dovute alle altezze, alle esposizioni, all’età dei vigneti, ai cloni, alla conduzione agronomica, al territorio insomma. Alla fine dei salmi quello che viene proposto come il vino più territoriale, nei fatti, anzi nel  bicchiere, lo è molto meno delle altre tipologie chiantigiane.

 

 Il bello è che proprio nei due giorni dell’anteprima è stato presentato il progetto delle Menzioni Comunali del Chianti Classico che, all’inizio, dovrebbero poter essere rivendicate solo dalla Gran Selezione. Quindi il vino che adesso è sicuramente il meno territoriale potrà essere l’unico a fregiarsi di una menzione che riporta direttamente al territorio…….che dire?

 

Invece  per cercare di capire meglio cosa sta accadendo in Chianti Classico, dopo le Gran Selezioni abbiamo assaggiato (in realtà in molti casi riassaggiato-per un totale di 30- visto che le abbiamo recensite a settembre) le Riserve 2011 e ci siamo trovati davanti a vini molto più definiti dal punto di vista del vitigno e del territorio, meno esagerati, meno spinti: molto diversi tra loro, anche con alcune imprecisioni qualitative ma comunque molto più vivi, divertenti e  riconoscibili delle quasi sempre ingessate Gran Selezioni.

 

La stessa cosa ci sentiamo di dirla anche per le Riserve 2012 (circa 20 assaggi), logicamente meno pronte ma comunque figlie di una bella diversità territoriale e di tannini grassottelli.

 

“Grazie” alla Gran Selezione sembra stia succedendo proprio l’opposto di quanto paventato: si pensava infatti che quest’ultima avrebbero schiacciato le Riserve, che invece stanno trovando una loro posizione ben definita, non più da vino un po’ antico, monolitico o rustico, ma da prodotto giustamente importante ma  elastico, piacevolmente docile, marcatamente diverso a seconda della zona di produzione:  una vera  e piacevole via di mezzo tra la rinomata freschezza dell’annata e un vino che ancora deve trovare la sua reale e proficua collocazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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