Anteprima Chianti Classico: ma che buono il 2008!2 min read

Nella sempre meravigliosamente inquietante cornice della Stazione Leopolda si  è svolta  l’Anteprima Chianti Classico 2010. Si presentava l’annata 2008 e la Riserva 2007.
Come ogni anno molta stampa italiana ed estera e molto interesse anche se dai discorsi dei produttori la crisi sembra più accentuata rispetto ad un anno fa.
Ma per una volta non vogliamo parlare di crisi, dedicandoci esclusivamente ad una bella sorpresa, l’annata 2008. Anche se diverse aziende presentavano campioni da botte siamo riusciti comunque ad assaggiare almeno una cinquantina di vini già imbottigliati. Mano a mano che andavamo avanti in quest’assaggio, che doveva servire solo per farsi un’idea generale di questa vendemmia certamente non tra le migliori ( grandi piogge in primavera ed inizio estate, picchi di caldo estivi, attacchi di peronospora etc). I risultati sono andati aldilà delle più rosee previsioni.
Sin dai colori ci siamo resi conto che anche in Chianti Classico si è girato pagina: siamo ritornati ad una tonalità rubino, anche intenso, ma certamente più umana per un vino fatto con Sangiovese. Siamo tornati soprattutto ad una reale differenza tra vini di zone diverse. Non pensiate la nostra la scoperta dell’acqua calda: fino a pochi anni fa molti Chianti Classico sembravano fatti con lo stampino. Porpora, profumi di frutta matura sia rossa che nera, grande struttura, tannini  rotondoni ed imponenti erano all’ordine del giorno. Freschezza, eleganza, equilibrio, bevibilità erano belle cose ma per vini “meno importanti”. Se dio vuole si è capito che importante in Chianti Classico è fare un vino territorialmente riconoscibile, equilibrato, molto bevibile. Con l’annata 2008 questo è stato fatto. Pochissimi legni fuori dal seminato, profumi  che finalmente ti riportano verso nomi dimenticati come glicine e giaggiolo, freschezze spudoratamente intriganti, strutture non esili ma neanche sinistramente prorompenti ma soprattutto vini che parlano la lingua del loro territorio. Freschi e lineari a Lamole, grassottelli e sapidi a Panzano, cicciuti e caldi verso Castelnuovo Berardenga, nervosi ed austeri verso Gaiole. Per la prima volte dopo anni ci siamo divertiti a riconoscere le zone di provenienza ed è stato come ritornare giovani. Forse il 2008 non sarà una grande annata ma è una vendemmia dove il territorio va a braccetto col vino.

Addirittura quelli che solo qualche anno fa ti proponevano dei grossi vini marmellatosi oggi presentano  vini magari sempre scarsamente tipicizzati, ma almeno più riconducibili al sangiovese. 

Insomma: una bella sorpresa: una netta svolta verso quelle diversità tanto sognate e volute  dal Presidente del consorzio Marco Pallanti. Ripeto: forse ci saranno annate anche migliori, ma se volete sentire le caratteristiche di un territorio chiantigiano, bevete un 2008 di quella zona.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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