Allo Champagne-Bar più lungo d’Europa4 min read

Per avere le bollicine dovrete premere l’apposito pulsante sul tavolo. È poco probabile infatti che un cameriere vi capiti accanto in un ragionevole lasso di tempo, dato che deve spostarsi lungo novanta metri abbondanti senza considerare il chiosco centrale. Tale è la dimensione del “più lungo champagne bar d’Europa”, collocato in posizione inverosimile quanto intrigante lungo i binari dei treni alla stazione di St.Pancras, al cuore di Londra. Gli Eurostar in arrivo da Parigi si incrociano con quelli in partenza per Bruxelles, e forse alla scelta di godersi proprio qui una buona flute non è estranea l’ansia che coglie molti passeggeri all’idea di farsi quaranta chilometri in un tubo sotto la Manica.

Lo spazio è gestito dalla catena di ristoranti Searcys, ma la collocazione ne fa un pezzo davvero unico anche se la stessa ditta ha aperto recentemente un similare nella zona della cattedrale di St.Paul.  

In verità la scelta per calici singoli si limita a una dozzina di champagne, ben assortiti comunque fra i brut NV (= non vintage, cioè senza annata), i millesimati e i rosè, e c’è pure un demi-sec. Ma se siete in buona compagnia la faccenda si fa davvero interessante, dato che la lista delle bottiglie da stappare è ben più lunga: centoventi referenze per il formato standard più un’altra ventina per le magnum – e fra quest’ultime vi cito a caso Bruno Paillard Rosé Première Cuvée a 180 sterline o Krug 1988 a 690. Nell’eventualità che vi presentiate numerosi con intenzioni serie e buona carta di credito potete orientarvi verso i formati extralarge, scegliendo per esempio una “Methusaleh” di Royal Reserve di Philipponnat a 600 sterline o volendo strafare una “Nebuchadnezzar” di Taittinger NV a 1.300, cifre a cui va aggiunto il servizio…

Anche se arrivate banalmente in metrò (St. Pancras è all’incrocio di sei linee) sarà confortevole accomodarvi in uno dei salottini aperti con sedili in pelle e illuminazione liberty e consultare la lista seduti a tre metri dai treni (ma con una  provvidenziale barriera di vetro in mezzo), se non preferite appollaiarvi su uno sgabello al bar vero e proprio. D’inverno fa freddino e i camerieri, nonostante le maratone che sono costretti a fare, lavorano in giubbotto similsportivo. Ne vi potrà scaldare l’offerta del prevedibile salmone affumicato, o del meno prevedibile black pudding presentato insieme al foie gras, in una combinazione che celebra l’internazionalità del luogo. Sopra di voi le altissime volte in metallo della stazione vi potranno ricordare Milano Centrale. Ai lati, con strano contrasto estetico, lunghe pareti in cotto con finestre pseudogotiche che rammenteranno ad altri Piazza del Campo. L’ambiente è un trionfo di architettura vittoriana, esteso anche all’esterno con la spettacolare struttura del Renaissance Hotel recentemente restaurato.

 

Tutto l’insieme sembra perfettamente in tono con l’idea di una Londra sempre più spumeggiante, come quella vagheggiata anche dal sindaco Boris Johnson.

Sul menu la classificazione delle bollicine è curiosa, con categorie e sottocategorie fra cui la “Indulgent” con l’immancabile Dom Pérignon (2002/2003) a 175 sterline la boccia, mentre per lo stesso prezzo figura nel gruppo “Reserve” la Cuvèe Sir Winston Churchill ’99 di Pol Roger. Pare che il famoso statista abbia detto “Ricordatevi signori, non stiamo combattendo solo per la Francia, ma per lo Champagne” nonché “Non potrei vivere senza Champagne; me lo merito nella vittoria, ne ho bisogno nella sconfitta” . Doveva intendersene, anche se un detto simile viene attribuito pure a Napoleone.

Del resto i consumatori locali vanno pur coccolati visto che il Regno Unito resta alla grande il primo importatore, se pur in discesa (ma lieve e più per volumi che per valore). Avrete intuito comunque che in questa sciampagneria il listone delle bollicine è basato sui soliti noti, quindi si casca in piedi con Laurent-Perrier, Piper-Heidsieck, Veuve Cliquot e compagnia. Gli sfizi  possono venire piuttosto dagli speciali già citati, e da altre tirature limitate come Roederer Cristal 2005, Krug Clos du Mesnil 1996 o Billecart-Salmon 1999, basta essere in vena di spese. Quest’ultime, sostenute dall’euforia delle bollicine, saranno probabilmente incrementate durante la passeggiata-shopping al piano inferiore della stazione, recentemente ristrutturata con infiniti negozi come sembra di tendenza anche da noi.

Niente paura in ogni caso se arrivate in compagnia di qualche irriducibile non-champagnista: potrà sempre godersi un Bellini a base Prosecco (anche in versione con frutto della passione!) o, why not, un semplice cappuccino. Gli sciovinisti locali apprezzeranno magari uno dei tre spumanti britannici in offerta, o addirittura un soft drink d’altri tempi come l’Elderflower. Questo è ottenuto dalla macerazione dei fiori di sambuco e si rivelerà buono anche per i vostri eventuali piccoli compagni di viaggio se non verranno già intrattenuti a sufficienza dal via vai dei treni.
    
 

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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