Al mare a Follonica negli anni cinquanta (seconda parte)5 min read

Chi si fosse perso la prima parte di questa storia estiva, può cliccare qui.

 

A metà degli anni ’50, con un minimo benessere che raggiungeva più famiglie, cominciò a diffondersi (per chi poteva) l’abitudine di “prendere casa al mare”. Voleva dire prendere in affitto un appartamento, magari di sole due stanze, ma anche una villa, per 15 giorni o per un mese intero.

Questo avveniva  a partire da giugno, che dicevano era il mese giusto per i bambini, e  interessava  luglio, normalmente il più caldo e naturalmente agosto il più affollato. Ricordo che subito dopo il 15 di agosto era frequente avere un bel temporale e da quel momento l’estate si vedeva sparire giorno per giorno. Stava arrivando il tempo per l’uva, per le lumache e poi per i funghi.

Io con i miei fratelli Rodolfo e Raffaello siamo stati molto fortunati perché proprio in quel periodo  potemmo fare le vacanze in una casetta al mare a Pratoranieri, proprio sulla spiaggia. Esiste e resiste, unica, anche oggi. Per un capo officina di una fattoria in Maremma poteva considerarsi davvero un lusso far fare alla propria famiglia vacanze di quel genere. Spesso mi sono chiesto come riusciva in questo il mio babbo, non solo per il costo, ma come faceva a scovare queste occasioni?

Casetta per le nostre vacanze sulla spiaggia a Pratoranieri (casa Cecchini)

La famiglia  Cecchini era costituita dal babbo (di cui non ricordo il nome) che faceva il muratore, dalla mamma Erina e dai figli Franco e Fabio, che avendo la nostra età erano anche i nostri amici di giochi. Notazione particolare per mamma Erina, mitica figura che ogni giorno spingeva sul bagnasciuga un carretto su ruote di motocicletta per la vendita di bomboloni, schiaccine e bibite. Partiva da Pratoranieri e attraversando tutta Follonica arrivava al lato opposto ad est, cioè alle colonie. Una fatica che penso avrebbe dato noia anche ad un uomo ben piazzato. A distanza di 60 e più anni è ricordata da tutti in città!

La famiglia Cecchini con amici negli anni 50. Mamma Erina a destra nella foto

La prima volta la casa fu presa perché mio fratello si era rotto un braccio e per la riabilitazione gli furono prescritti degli esercizi che altro non erano se non il verso del remare. Dopo un paio di anni a seguito di un mio incidente – mi ustionai gravemente un braccio – il solito dottore prescrisse tanta acqua di mare. E mio babbo trovò ancora il sistema di mandarci tutti e tre fratelli al mare con la nostra mamma o,in alternativa, anche con zia Anna, sorella del mio babbo.

All’epoca Pratoranieri era un qualcosa completamente a parte di Follonica, comprendeva solo tre o quattro case. Dopo l’ultima costruzione a nord, l’Hotel LIDO, iniziava una lunga strada sterrata che ci portava a destinazione. La notte, senza illuminazione, era un po’ pauroso rientrare dalla passeggiata fatta a Follonica per prendere un gelato dal Pagni, notoriamente il gelato più buono di tutta la Maremma.

Anche in piena stagione eravamo praticamente soli sulla spiaggia. Ricordo che dopo noi, verso nord, c’era una famiglia di milanesi che però venivano solo in piena stagione e poi una coppia di giovani francesi. Lui faceva sport subacqueo – a noi sembrava un marziano – mentre lei con dei capelli lunghissimi e la coda di cavallo l’aspettava a riva. Oltre ai pesci arpionati con il fucile ad elastico spesso tornava a riva con le enormi “nacchere” (Pinna nobilis), un bivalve con la forma simile alle cozze, ma di misura assai superiore: quelle che portava lui erano dai 30 ai 40 centimetri!

Torre Mozza di Follonica

Noi eravamo in acqua dalla mattina alla sera o su una barchetta di legno a fondo piatto a caccia di meduse con Franco e Fabio (figli dei proprietari della casetta e della barca) o nel   tardo pomeriggio a raccogliere stelle marine con la mascherina sul fondo sabbioso.

Ma i momenti più belli erano quando al mattino ci si svegliava al dolce e ritmico suono della piccola risacca che veniva a noi dalla finestra affacciata direttamente sulla spiaggia. Eravamo a meno di dieci metri dal mare. Quei suoni e quegli odori non si possono più scordare. Mentre vivevo quei momenti mi rendevo conto che sarebbero stati per sempre dentro di me, e così ero ancora più felice. E così è stato.

 

Pesca a sciabica nel golfo di Follonica nel 1956. Fratelli Tonini e fratelli Cecchini

Un’altro momento topico era quando si andava a tavola. Mentre alla mattina si parlava quasi esclusivamente di pane zuppato nel latte, a mezzogiorno e alla sera la  mamma metteva in tavola quantità adeguate di calorie. Inevitabili le pastasciutte che erano quasi esclusivamente col sugo di pomodoro fatto in casa. Ricordo le porzioni che assomigliavano abbastanza se non a dei pagliai, almeno a dei covoni con i balzi del grano. E dovevano esserlo perché per il secondo si abbandonava raramente la scatola di Simmenthal assieme ad una condita di insalata, pomodori e cetrioli. La variante poteva prevedere il tonno in scatola, ma era già un mezzo lusso. Più disponibili qualche volte gli animali da cortile come pollo, coniglio e piccioni cucinati in mille varianti.

L’agnello e il maiale erano dimenticati nella stagione calda. La merenda, giusto per arrivare alla sera, poteva essere anche un cetriolo mangiato così come un frutto, anche senza togliere la buccia, o addirittura qualche pomodoro preso a morsi, senza sale e senza olio. Ma la qualità era il top del top.

Noi apprezzavamo (divoravamo) tutto, ma della qualità e la bontà di quelle verdure e di quei piatti ce ne siamo resi realmente conto molto più tardi, quando eravamo già adulti. I dolci non c’erano, ma quando un paio di volte alla settimana veniva il mio babbo in Lambretta o con la Topolino, c’era il gelato preso al bar del Ramazzotti, li vicino alla nostra casa.

Ma non sul mare come la nostra.

 

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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