Tenuta delle Ripalte: l’isola che non c’è7 min read

L’Isola d’Elba è un luogo magico per chi lo conosce veramente, per chi lo frequenta anche in periodi non canonici, lontano da luglio e agosto. Così piccola e così grande al tempo stesso. Ogni volta provo ad immaginarla come me la raccontano gli anziani del luogo: fino a 40 anni fa aveva ancora pochissime strade asfaltate e per percorrerla da un capo all’altro ci si potevano impiegare giorni; ed allora mi immagino l’isolamento in cui certi paesini si potevano trovare. Oggi malgrado le strade e tutta la tecnologia possibile, rimane ancora un luogo selvaggio e selvatico, così come la sua gente e i suoi vini.

Questa premessa è per dirvi che c’è un luogo che più di ogni altro all’Elba è rimasto selvaggio: è l’area a sud di Capoliveri, la Costa dei Gabbiani, una delle zone minerarie più importanti e dove la storia, la fortuna e il caso hanno voluto che un’enorme proprietà privata, insieme al demanio statale proprietario delle miniere, preservassero più che in ogni altro luogo la natura primigenia dell’isola e tenessero alla larga speculazioni di ogni sorta. Quasi 500 ettari praticamente ancora intatti.

La Tenuta delle Ripalte è proprio nel cuore di questa zona, ci arrivi dopo  circa 10 km di strada sterrata con un susseguirsi di paesaggi e vedute da mozzafiato. Più ti addentri e più vieni avvolto da aromi violenti di macchia mediterranea. Il nucleo centrale era in antichità una modernissima (per quell’epoca) fattoria indipendente, fondata su concetti sociali, agrari e commerciali molto illuminati. Il vino era il prodotto più importante sin dalla fine dell’800 quando il padrone era lo svizzero Tobler e le navi lo caricavano direttamente attraccando nelle calette circondate dai vigneti.

Oggi è un moderno resort; l’attuale proprietà ha ristrutturato tutti gli immobili nella tenuta ed ha creato un articolato centro turistico per chi cerca panorami e acque incontaminate, immerso nel silenzio dell’isola. Mantiene comunque quasi tutto il fascino di luogo ameno, isolato e irraggiungibile. Anche perché la tenuta e il suo mare è a disposizione solo degli ospiti della struttura turistica. (www.tenutadelleripalte.it)

Piermario Meletti Cavallari, già brillante produttore in quel di Bolgheri (ex proprietario di Tenuta Grattamacco) è parte determinante nell’ ambizioso progetto di riportare in auge i vini della Costa dei Gabbiani. Pochi giorni fa un primo passo importante è stato compiuto verso quella direzione: sabato 22 maggio la Tenuta delle Ripalte ha inaugurato la cantina.
Che dire…l’architetto è famoso (Tobia Scarpa), le intenzioni di Piermario lodevoli…di volere una cantina “che usciva dalla terra”; le soluzioni adottate, dicono, hanno cercato di ridurre al massimo l’impatto ambientale; ma, a me quel gigantesco monolito, appoggiato sul fianco di una collina, sventrata per l’occasione, non è piaciuto!!!

A giustificare questa cubatura vi sono alcune ragioni: la produzione gestibile attualmente è di circa 50.000 bottiglie e “forse” un domani potrà arrivare a 150.000 (ma i consumi pro capite non sono destinati ancora a diminuire?). L’altra ragione addotta è che con questa cantina si darà la possibilità ad altri piccoli produttori di utilizzarla come una sorta di cantina sociale; ci sono molte ragioni che mi inducono ad essere molto scettico su questo punto: la cantina è davvero di difficile raggiungibilità ( a meno che non si decida sacrilegamente di asfaltare il tratto di strada fino al paese di Capoliveri, o di portare le uve in elicottero dalle altre parti dell’Isola).
Fatto sta che ho amici produttori che fanno 80.000 bottiglie e la loro cantina in confronto sembra il garage della neonata; o che le cantine sociali dell’Alto Adige che sviluppano numeri ben più grandi, sono molto più piccole…io forse mi aspettavo una dimensione “più umana” della struttura. Non voglio nemmeno pensare ad una mia terza giustificazione: vista la posizione…devo dire che un bel centro congressi o un bell’albergo ci starebbero proprio bene nel monolito!!!

Comunque sia, da oggi chi passerà per mare dalla Costa dei Gabbiani è avvertito: quell’enorme costruzione che spunta dietro il terrapieno non è un ospedale, nè una caserma e nemmeno un carcere, è la nuova cantina della Tenuta delle Ripalte a impatto “zero”. La ringhiera lungo la terrazza indica dove appassiscono i grappoli di Aleatico. 
               

E i vini? Certo, li abbiamo assaggiati. Presentati dallo stesso Meletti Cavallari, che ha sottolineato comunque il ruolo di consulenza del suo ottimo Maurizio Castelli. Sei vini divisi a coppie, ogni coppia due annate. È tutto il disponibile per il momento, con un’offerta che viaggia verso le 20.000 bottilglie complessive.
Il bianco è un Toscana IGP Vermentino (con ritocco di Incrocio Manzoni e Petit Manseng). Viene imbottigliato in settembre, pertanto il 2008 è quello in circolazione adesso – se ne trovate; comunque è saggiamente distribuito anche sull’Elba stessa. Dorato chiaro, di un bel fruttato maturo con tocchi di mineralità, è sapido in bocca con finale fresco, ben calibrato nell’alcol. La prova del suo equivalente 2009 (da vasca) mette in mostra un carattere ben più "verde", anzitutto nel senso letterale. Seguono piacevoli note erbacee integrate in una struttura sapida e scorrevole.
Meletti Cavallari ha scelto per il suo rosso le uve Grenache del vigneto Gorgaccio, raggiungendo anche qui nel 2008 una buona complessità aromatica (fiori anche secchi, fumè). Il vino è slanciato e di buona scorrevolezza, con finale lungo e pulito. Pure in questo caso l’edizione seguente (2009 da imbottilgiare) mostra una diversa personalità, con profumi già eleganti anche se non prorompenti (anice, caramello, frutta, pepe). La differenza di colore, se li avessi assaggiati senza sapere, me l’avrebbe fatto collocare a più di un anno di distanza. Lo stile, in ogni caso, è lontano dai modelli prevalenti forniti dai vari Garnacha e Cannonau: essendo il vitigno a bacca rossa più diffuso al mondo, è auspicabile in effetti che offra interpretazioni diverse. E fin qui, intanto, ci chiediamo in che misura le differenze siano fra due prodotti "finiti" e i corrispondenti ancora in attesa di bottiglia. Ma viene in mente anche l’età delle viti (il 2008 è stata proprio la prima annata del rosso, il 2007 del Vermentino) e in questa chiave c’è da fare il tifo per l’impresa delle Ripalte.
Non troppo diverse in fondo anche le impressioni per l’ Aleatico dell’Elba, sapientemente chiamato Alea Ludendo. Qui sta la scommessa che ci intriga, e qui sta anche il percorso di Meletti Cavallari che era partito da un’idea di Aleatico "leggero" per tornare ben presto verso un modello più vicino allo storico-geografico, più ricco di sostanza anche se dotato del necessario bilanciamento. Abbiamo avuto l’impressione che sia su una strada decisamente buona con il 2006. Risultato delle uve degli splendi vigneti di Poggio Turco, è denso e piuttosto fitto a guardarlo, di un bel rosso caldo. Regala un bouquet classico di canditi e frutta secca con ricordo balsamico di macchia mediterranea: qualcuno ci ha ritrovato la ginestra, altri addirittura l’elicriso, personalmente il cisto – è facile quando si capita qui a fine maggio…Fitto e dolce in bocca, i 150 grammi di zucchero per litro non sono certo eccessivi anche per via della componente fresca (l’acidità è legata a una vendemmia tutt’altro che tardiva prima dell’appassimento). Bel finale molto pulito e asciutto, e tutto sommato ci è sembrato il più "elbano" dei sei assagi. Il 2007 (anche in questo caso ancora da mettere in commercio) è appena più scarico e coerentemente appena più snello.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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0 responses to “Tenuta delle Ripalte: l’isola che non c’è7 min read

  1. scusate, ma io credo che il link corretto sia questo:
    http://www.fattoriadelleripalte.it/
    la tenuta delle ripalte è un villaggio turistico che fa parte della Costa dei Gabbiani. Al suo interno c’è l’azienda di Meletti Cavallari.

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