Bardolino 2024 non certo grande annata e le sottozone devono ancora imporsi completamente2 min read

L’abbiamo detto nel titolo e lo confermiamo: per il Bardolino e purtroppo per tanti vini rossi italiani la 2024 non è stata una grande annata. Caldo, piogge nei momenti peggiori (vedi vendemmia) non potevano portare ad una annata di alto profilo.

A Bardolino è accaduto lo stesso e purtroppo la leggerezza di tanti vini, affiancata da profumi esili e poco pronunciati ne sono la dimostrazione.

Ma da alcuni anni a Bardolino si è creato una sorte di “paracadute” all’annata proponendo anche vini che non esauriscono la loro funzione nell’arco di poco tempo. Sto parlando di prodotti maturati in cantina per uno o più anni e/o  quelli provenienti dalle tre sottozone di La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna

Secondo moi, ferma restando la strada del vino rosso giovane vista anche la collocazione turistica, il passo fatto verso vini da maggiore invecchiamento, che provengano o meno da una sottozona, è l’unica strada da seguire per diversificare la proposta.

Ma bisogna anche vedere se questa proposta viene accettata dal mercato e spero proprio che quello che abbiamo notato negli assaggi (cioè che il 30% dei vini da sottozona che ci hanno inviato erano già stati assaggiati l’anno scorso) non voglia dire che la commercializzazione di questa tipologia stia andando a rilento. Sappiamo tutti che il consumo dei rossi è in calo e quindi anche il Bardolino paga un po’ di dazio.

Vigneti a Bardolino

In questo caso la strada da seguire è sempre quella della qualità ma, vista lo storico e acclarato  prezzo basso a cui vengono venduti i Bardolino, stando molto attenti ai prezzi. Infatti la qualità è sicuramente superiore e lo dimostra il fatto che ben il 66% dei vini da sottozone  ha raggiunto o superato la nostra storica barriera degli 80 punti, rispetto al 31% dei Bardolino d’annata. Sul fronte prezzi invece passare da 7-8 euro a quasi 20 e più oltre può essere un ostacolo importante per la commercializzazione.

Ma noi crediamo in questa strada e speriamo che sempre più produttori la seguano.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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