Benvenuto Brunello 2025: annata 2021 molto godibile da subito, ma invecchierà bene?4 min read

“La nebbia agli irti colli piovigginando sale” diceva il Carducci e stamani Montalcino si era perfettamente adeguata alle parole del poeta con una nebbia che avvolgeva il colle e una pioggia fredda che ti invogliava ad entrare velocemente ella sala di degustazione del Benvenuto Brunello 2025 dedicato all’annata 2021.

Annata che, come ha evidenziato Gabriele Gorelli nella presentazione (finalmente corredata di dati relativi alle temperature e alle precipitazioni) con notevoli periodi di siccità, specie nei mesi estivi. La siccità è finita  attorno al 20 di agosto, con piogge fino ai primi di settembre. Il proseguo del mese è stato interamente senza piogge e questo ha dato sicuramente una bella mano ai produttori. Altre caratteristiche oltre alla siccità e al caldo estivo è che quest’ultimo è stato presente ma non con i picchi di temperature del 2020, e inoltre gli sbalzi termici giorno-notte sono stati piuttosto accentuati durante i mesi estivi e a settembre: queste sono note positive per le uve e i produttori.

Insomma, il quadro generale di presentazione è di una vendemmia nettamente migliore della 2020.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei Brunello 2021, dopo averne assaggiati almeno 60, saltando da zone alte a zone basse, da nord a sud mi sento di dire che queste sono le caratteristiche principali dell’annata:

  • Notevole morbidezza e dolcezza tannica
  • Una certa mancanza di freschezza generalizzata
  • Legni sempre più equilibrati e ben dosati
  • Vini, specie i “base”, già pronti da bere
  • Differenza molto più accentuata che in altre annate tra “base” e selezioni
  • Nasi al momento pronti, in pochi casi dominati dall’alcol ma al momento non molto complessi

La cosa che mi ha colpito di più è stata proprio la rotondità setosa dei tannini, che secondo me ci riporta al  vecchio discorso sul cambiamento climatico però in questo caso ben gestito dalla maggioranza dei produttori. A mia memoria non ho mai avuto, durante un Benvenuto Brunello, una sensazione così rotonda e godibile dei tannini.

La sala di degustazione

Questo adesso è sicuramente un bene per la godibilità  immediata del vino ma forse, se associato alle acidità non certo alte, fa venire qualche dubbio sulla serbevolezza. Credo però che il tempo darà ragione all’annata dato che ho trovato vini in generale molto equilibrati: magari non dureranno 50 anni ma sicuramente daranno belle soddisfazioni per 10-15 come minimo.

La bravura dei produttori si vede anche nell’uso sempre più equilibrato e soffuso dei legni, naturalmente di buoni legni, e questo porta un punto ulteriore alla immediata bevibilità dei Brunello 2021, quelli base in particolare. A questo proposito vorrei sottolineare come sia veramente importante la differenze tra “base” e selezioni e mi sento di spezzare una lancia per l’annata perché la maggiore concentrazione, profondità e potenza delle selezioni non è arrivata “perdendo il controllo” del vino e magari esagerare in estrazione e alcolicità, ma mantenendo la dolcezza tannica pur in trame molto più fitte e persistenti. Questo per me vuol dire che l’annata ha permesso di “fare di più” senza ingrossare e squilibrare i vini. C’è anche da dire che alcuni Brunello base non hanno certo la potenza che ci si aspetta da un vino da lungo invecchiamento.

Un punto interrogativo sui nasi, ancora da aprirsi in diversi casi ma in altri con delle terziarizzazioni già abbastanza accentuate.

A questo punto il nostro modus operandi, cioè di riassaggiare (come ogni anno) l’annata di Brunello dopo 10-11 mesi e non adesso o al limite tra aprile e maggio come fanno tutte le guide, assume ancora più importanza per capire come matureranno (bene? Male? Troppo?) in questo periodo.

Quindi l’annata 2021 si becca un bel 9 per piacevolezza e bevibilità, un 6.5/7 per potenza e un 6 rivedibile per serbevolezza.

Altre note sparse riguardano la sala di degustazione, non certo piena di colleghi come negli anni passati, ma in compenso abbastanza piena degli odori della cucina del catering che ha servito il pranzo (peraltro ottimo), inoltre i vini serviti erano forse un po’ troppo caldi.

Domani assaggerò il resto dei vini e vi riporterò altre impressioni, magari aggiungendo qualcosa sui Rosso 2024 e le Riserva 2020

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE