Inserire i dati dei Custoza, anno dopo anno, è un po’ tornare al passato. Non perché si parla di vini antichi o, ancor peggio vecchi, ma perché il corposo elenco di uve che possono comporre questo bianco veronese suona, in epoca di bianchi da monovitigno imperanti, in maniera particolare e con un lieve ma piacevole senso “d’antan”.
Garganega, trebbiano, trebbianello (alias tocai) bianca fernanda (alias cortese) a cui possono aggiungersi (e spesso lo fanno) Malvasia, Riesling (Riesling italico e/o renano), Pinot bianco, Chardonnay e Incrocio Manzoni: questo lungo elenco riporta a quando il monovitigno non dettava legge e nelle vigne c’era un po’ di tutto, perché questo portava anche a salvare le annate, quando un’uva singola aveva dei problemi.
Il bello del Custoza non è solo che con questi uvaggi l’annata si porta sempre a casa, ma che spesso si riesce a fare meglio di chi ha storicamente puntato sul monovitigno.
Ma c’è un altro pregio del Custoza che voglio evidenziare: sono vini che si basano sul concetto sempre poco considerato di elegante semplicità, vini ben fatti, non surdimensionati da grammi di zucchero residuo, che anche nel 2024 non si vergognano di una esilità che però parla di freschezza e facilità di beva. Vini che non ricorrono (quasi mai…) a iniezioni di uve semiaromatiche, che non si vergognano di mostrarsi semplicemente equilibrati, con profumi fini e non certo marcatissimi
Anche con l’annata 2024 queste caratteristiche si sono mantenute intatte, proponendo vini dai profumi fini e piacevoli e dalla sapidità che accompagna corpi non certo imponenti. Vini che possono essere bevuti tranquillamente ora ma che forse sarebbe meglio gustare a partire da settembre-ottobre. Per i Superiore 2023 il discorso è diverso: siamo di fronte a vini che puntano, quasi sempre in maniera avveduta, a crescere per almeno 3-5 anni e poi mantenersi nel tempo. Però lo fanno in maniera equilibrata, mostrandosi pronti sin da subito ma con un nerbo al palato che promette solo bene per il futuro.
Qualche azienda sta provando anche la strada di quello che sarà il Custoza Riserva, ma per adesso non ci sembra che si sia ancora trovata la quadra giusta.
In definitiva il Custoza ci sembra sempre più centrato nella sua unicità, cioè un uvaggio bianco dove da una parte finezza e equilibrio vincono su rotondità e morbidezza e dall’altra, con il Superiore, un bianco che può invecchiare per anni pur essendo buono da subito. Non è e non era una strada facile ma ci sembra quella giusta.