C’è un certo fermento dal punto di vista viticolo sull’Altipiano di Brentonico. Il suggestivo massiccio montuoso alle pendici del Monte Baldo si erge tra le province di Trento e di Verona ed è candidato a diventare uno dei luoghi Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Sono molte le aziende vinicole che lo hanno individuato come una sorta di nuova Eldorado grazie alle ottime caratteristiche dei terreni a prezzi ancora molto appetibili. Complice il cambiamento climatico che richiede la necessità di alzarsi di livello altimetrico per ricercare maggiore freschezza, ed il grande successo delle bollicine metodo classico trentine, in questo areale si rispolvera l’antica vocazione enologica, visto che nei boschi si trovano ancora segni di antichi terrazzamenti viticoli appartenenti a secoli orsono.

A poca distanza, in Val di Gresta, Albino Armani dell’omonima azienda vinicola (nata nel lontano 1607) ha uno spiccato senso di appartenenza alla sua terra, ed è particolarmente sensibile allo studio della storia, delle origini del luogo e dei suoi vini, fino alla ricerca e al recupero dei suoi vitigni autoctoni.
L’azienda è tra le primissime ad aver creduto ed investito nell’Altopiano e ora sente la necessità di aprire un tavolo di confronto per proporre la creazione di un “modello Brentonico”, una sorta di “Manifesto Collettivo” con il quale creare valore per guardare al futuro, vedendo nella viticoltura una chiave di sviluppo economico e di biodiversità. Sulla base di questo si è fatto promotore di un convegno a Brentonico, nello storico Palazzo Eccheli-Baisi, invitando ad un dialogo tra le parti: le amministrazioni e la cittadinanza locale da una parte e gli altri attori del mondo vinicolo già presenti sull’Altipiano.
Un momento quantomeno delicato questo, dove i cambiamenti possono portare a dei miglioramenti e ad una riqualificazione territoriale ma anche ad una pericolosa serie di ricadute negative. I grandi cambiamenti dal punto di vista paesaggistico potrebbero avvenire in breve tempo e non in grado di essere metabolizzati dalla comunità residente.
Alessandro De Bertolini della Fondazione Museo Storico del Trentino ha sottolineato come il contadino sia da sempre il costruttore di paesaggi agricoli – un protagonista di ieri, oggi e domani – e che per anni è stato il cuore pulsante dell’economia alpina. È grazie a questa figura che nei secoli l’ambiente naturale è diventato paesaggio culturale, grazie ad un’opera necessaria di addomesticamento della natura circostante, da non guardare con timore. Con le giuste attenzioni può nascere un’integrazione sana, equilibrata e sostenibile tra viticoltura e paesaggio, tra economia locale e corretta remunerazione dei viticoltori. Il mantenimento delle pratiche agricole storiche ed i piccoli frazionamenti rende più complesso il lavoro, ma riesce a valorizzare il prodotto finale.
Albino Armani, Elisabetta Foradori, Giacomo Antonini di Sondelaite, Luca Cavallaro in qualità di Direttore Ufficio Tecnico Viticolo di Ferrari Trento e infine Paolo Endrici di Cantina Endrizzi (che avvierà presto un progetto viticolo sul territorio), hanno accettato l’invito e partecipato ad un dialogo proiettato per lo più al futuro di questa zona, che intende illustrare quali prospettive le stesse aziende vedono – ed auspicano – per l’equilibrio tra viticoltura e paesaggio di montagna in questo areale.

Nonostante le chiare differenze a livello imprenditoriale e stilistico che caratterizzano le realtà intervenute, l’obiettivo è comune: credere fortemente nel potenziale viticolo e multivarietale del Baldo e valorizzarlo attraverso un modello nuovo, da costruire insieme, con aziende, amministrazioni, enti per la promozione e – non ultimo – abitanti del luogo, quali partecipanti attivi.
La gestione del paesaggio è una grande responsabilità in mano al viticoltore, che deve averne cura, sapendone cogliere il potenziale pur mantenendo un grande rispetto per la biodiversità, non di meno vanno considerati gli effetti degli eventuali flussi turistici dati dal richiamo fatto dai riflettori dell’eventuale riconoscimento dell’Unesco.
Tutela e sviluppo del territorio che vede la volontà espressa da tutti i partecipanti di riaprire questo dibattito entro la fine dell’anno costituendo un tavolo di lavoro collettivo che non coinvolga esclusivamente le componenti del mondo enologico ma tutto il tessuto sociale ed economico dell’areale dell’Altopiano di Brentonico.
I cambiamenti ci sono sempre stati, quello che oggi li differenzia è la loro velocità, per questo motivo c’è la necessità di ancorarsi ai ricordi ed alle tradizioni del passato. Consentitemi questa citazione in memoria del caro amico giornalista Tiziano Bianchi, genio ribelle, proprio di Brentonico, mancato recentemente: questo è un progetto di un “Territorio che Resiste”