Chi l’ha detto che le Marche sono solo Verdicchio? Certo se uno pensa ai vini bianchi, non ce n’è per nessuno, anche se a veder bene qualche altra cosa, anche se ben lontana dall’insidiarne la notorietà, sta emergendo.
Se invece si guarda l’altra faccia della medaglia allora bisogna senz’altro riconoscere che per i vini rossi c’è il Piceno, con la sua denominazione che partendo dalla provincia di Ascoli arriva a quella di Ancona lambendo parte della provincia di Macerata. Un areale molto vasto che crea quindi non pochi problemi per una identità territoriale, almeno per la tipologia Rosso Piceno.
Più centrata invece quella del Piceno Superiore che coinvolge la zona storica della denominazione, 14 comuni delle provincia di Ascoli Piceno e che ha come fulcro Offida.
Un territorio più omogeneo, composto da rilievi prevalentemente argillosi, con varie sfumature calcaree ed esposizioni sud,sud-est, con clima mitigato dalle brezze adriatiche.
La degustazione organizzata nell’ambito di Piceno Open, ha offerto un quadro piuttosto omogeneo anche dal punto di vista qualitativo, con punte che rasentano l’eccellenza in alcuni casi. Il Montepulciano trova in queste terre un’espressione meno irruenta di quello abruzzese e la combinazione con il Sangiovese smussa quegli spigoli “selvaggi”, riportandolo ad un approccio molto meno problematico. Veniamo ai vini degustati.
Rosso Piceno Superiore
Struttura ed acidità non sono in discussione, quanto al frutto manca a volte di nitidezza, compromesso spesso da una maturità eccessiva dovuta ad una annata, la 2013, funestata dal maltempo anche se con un finale di stagione positivo.
Più interessanti le annate meno recenti (2011-2010 e 2007) dove la permanenza in bottiglia ha addomesticato in parte la componente tannica e fatto emergere note speziate, di macchia mediterranea con sfumature balsamiche molto eleganti.
Offida Rosso
I pochi vini (6) in degustazione non possono certo darci il quadro generale della giovane Docg approvata nel 2011, ma sufficienti per indicare la tendenza produttiva. Pur non generalizzando, ci è sembrato che questi vini possano avere una marcia in più, non ancora tale da differenziali sostanzialmente dal Piceno Superiore, ma che l’invecchiamento dei 24 mesi, come da disciplinare, li renda più definiti. L’annata 2011 in degustazione (la prima di questa tipologia) soffre anch’essa dell’andamento climatico non proprio favorevole, quindi anche se il giudizio resta sospeso al momento, non sono mancate indicazioni interessanti che lasciano intuire per le prossime uscite un ottimo sviluppo qualitativo.