InvecchiatIGP. Merlot del Sebino IGT 2001, Andrea Arici. Il primo vino non si scorda mai!4 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Voglio raccontarvi una bella storia. Circa 20 anni fa il giovane Andrea decide di produrre il suo primo vino. Le vigne ci sono ma vuole staccarsi un po’ dalla tradizione paterna e così, aiutato dall’ancor più giovane Anna che poi diventerà sua moglie, fa nascere un vero e proprio vin de garage, perché fatto nel garage di casa. Poche barriques, pochissime bottiglie (meno di mille) di un merlot in purezza vendute in qualche locale tra Bergamo e Brescia. L’annata era la 2001 e, vedi i casi della vita, una di quelle  bottiglie capita sul tavolo di una grande persona e immenso  giornalista, Gianni Mura. Lui l’assaggia, gli piace, si fa dare il numero di telefono di questo ragazzo dal ristoratore che gli ha proposto il vino e gli telefona per chiedergli se poteva andare a Milano per un’intervista.

Andrea Arici con sua moglie Anna, il sottoscritto e una bella serie di sue bottiglie

Quel ragazzo, che di nome fa Andrea e di cognome Arici, prima rimane stupito ma subito dopo dice naturalmente di si. Pensate, la prima intervista con il primo vino fatto e per di più con un giornalista bravo e famoso come Gianni Mura. Andrea, che oggi è uno dei migliori produttori di Franciacorta, sarebbe andato a Milano anche a piedi, ma assieme ad Anna preferiscono prendere l’auto e così vanno, vengono intervistati ed esce, sull’Espresso, il primo articolo scritto su di lui.

Andrea è quindi particolarmente attaccato a quel Merlot del 2001, di cui sono rimaste pochissime bottiglie, però ha voluto portarne una per la cena che abbiamo fatto assieme a lui e al gruppo di lettori di Winesurf che avevo “traghettato” in Franciacorta.

Lui mette le mani avanti “Stappala ma credo non sarà buona!” La stappo, annuso il tappo che è vecchio ma ancora vivo  e lascio la bottiglia così, senza nemmeno assaggiarla anche perché sarebbe stata l’ultima ad essere servita, arrivando dopo una  lunga e buonissima serie dei suoi Franciacorta.

Alla fine, assaggia di qui, assaggia di là, stavamo quasi per scordarci di berla, in primis Andrea che era quasi pentito di averla portata.

Considerate che era un vino fatto per essere bevuto giovane, messo in barrique (vecchia) perché era il contenitore più economico della misura giusta. Era anche, ripeto, il primo vino di Andrea.

Lo verso nel bicchiere e intanto guardo il colore: un rubino con i giusti anni sulle spalle che però mostra ancora segnali di giovinezza. Il naso è didattico: da una parte qualche sentore vegetale, specie paglia, dall’altro note di tabacco e di erbe officinali. Di ossidazione non c’è traccia, c’è invece una complessità matura che tanti merlot di vaglia vorrebbero avere dopo 22 anni. In bocca non è certo esplosivo ma il tannino è dolce, l’acidità rende il tutto fresco e l’alcol basso mette insieme un’armonia invidiabile. Una notevole bottiglia e  stiamo parlando di un Merlot del Sebino del 2001!

Insomma, un risultato ottimo e insperato  da Andrea, che confessa le sue paure iniziali dicendo che le due-tre bottiglie aperte in precedenza erano tutte con problemi. Però questa era perfetta e sono convinto che Gianni, ovunque sia, un sorriso sghembo e un po’ ruvido l’ha fatto.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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