Rosso di Montalcino 2016: un grande passo avanti (e uno di lato)2 min read

Chi ci segue sa che di solito dedichiamo al Rosso di Montalcino  poche righe in coda all’articolo sul Brunello. Quest’anno l’altissima qualità e soprattutto la nuova idea che ci sembra guidi questo vino ce lo fanno “promuovere” ad un articolo tutto suo.

Comunque tranquilli, per sapere qualcosa sul Brunello 2013 non dovrete attendere molto: dopodomani, giovedì 11 ottobre  potrete leggere il resoconto e i commenti della nostra degustazione  e sabato 13 arriverà quella sulla Riserva 2012.

Ma veniamo al Rosso 2016 e più in generale a questa tipologia “a caduta” che sta cercando da tempo una collocazione autonoma e motivata dal Brunello.

Anche se ci sono  più di 500 ettari (510)  esclusivamente dedicati al Rosso, praticamente da sempre la tipologia è posizionata tra la  versione semplice e poco impegnativa e quella “brunelleggiante” non solo a parole, in quanto frutto di un declassamento di vino non adatto a diventare Brunello.

All’interno di questo range si posiziona poi la versioni giovanilista  e potente, spesso maturata in legno piccolo, seguita  da quella che noi definiamo di recupero, frutto cioè di un “utilizzo alternativo” (tutto naturalmente all’interno del disciplinare) di quanto disponibile in cantina e, last but not least,  da i Rosso che escono un anno dopo  e cercano di porsi a cavallo tra questa tipologia e il Brunello.

Anno dopo anno abbiamo assistito ad un restringersi della forbice ma alla fine dei salmi i risultati erano forse più omogenei ma comunque non molto soddisfacenti dal punto di vista qualitativo. Con il 2016 non si è fatto solo un passo avanti, ma uno anche di lato.

Infatti non solo è migliorata non poco la qualità ma i quasi 90 Rosso di Montalcino degustati hanno mostrato un chiaro abbandono delle linee sopra tracciate e una confluenza  nella semplice ma succosa categoria dei “rossi giovani di medio corpo” che grazie all’annata favorevole ha molti esemplari con ottime possibilità di invecchiamento.

Mano a mano che li assaggiavamo trovavamo solo vini con profumi fruttati e floreali netti e piuttosto precisi, (quasi) mai marcati da legno e soprattutto con un corpo rotondo ma ben ancorato a tannicità  mai verde o squilibrata. L’acidità giocava la sua parte senza eccedere (del resto siamo a Montalcino) e inoltre si sono perse le tracce della categoria troppo brunelleggiante, che spesso mancava di freschezza.

Quindi da una parte i Rosso 2016 hanno rotto il cordone ombelicale col Brunello e dall’altra hanno una qualità media altissima, che ci fa ben sperare per i Brunello che degusteremo tra 2 anni.

Intanto però godetevi questi vini, che hanno ben 87% di etichette sopra ai 75 punti, il 60% con più di 80 punti, ben 13 vini top e uno con punteggio superiore ai 90 punti. Chi conosce la nostra “rinomata tirchieria” in  fatto di punteggi capirà bene quanto questi Rosso 2016 meritino  molto più di un assaggio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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