“Caduto dal cielo”è il titolo principale della copertina di questo numero pressoché interamente dedicato al millesimo 2016 in Borgogna. Dopo le gelate di aprile e le grandinate successive i timori erano davvero tantissimi, non solo per le quantità, che si sapeva sarebbero state ridotte.
Le sorprese, come tutti gli anni (ci siamo ormai abituati a questi miracoli borgognoni) sono state le riuscite: superbi i rossi e i bianchi un po’ meno ma molto equilibrati. Ovviamente risultati disomogenei un po’ dappertutto, dove a essere premiati sono stati i vignaioli più attenti.
Questo è il succo anche dell’editoriale di Christophe Tupinier, intitolato senza esitazioni “Il miracolo del 2016”. Prima della Guida ai vini dell’annata, oltre alle notizie (la Cave de Lugny, nel Mâconnais, che festeggia i suoi 90 anni), l’ampia intervista a Jean-Hughes Goisot, vigneron biodinamico della Yonne, a St. Bris-le-Vineux, definito nel titolo come “Il Diplomatico” per il suo pragmatismo, capace di mediare tra i bios e i sostenitori della vitivinicoltura tradizionale (interessanti le sue osservazioni sul riscaldamento e l’evoluzione delle annate calde).
La flora delle vigne della Borgogna è l’oggetto di un interessante servizio molto ricco di immagini: come le piante spontanee “rivelano” suoli di natura differente (più calcarei, argillosi o granitici) e persino il loro stato di salute , come la cosiddetta erba santa, diffusa nelle vigne della Côte-d’Or.
Ed eccoci alla Guida al millesimo 2016. Il calo della produzione è dell’11.1% per i vini rossi e del 13.1% per i bianchi, e anche i Crémants (meno 2.8%).In compenso aumentano i rosé (nelle appellations régionales) dell’8.4% .
Valutazioni medie del 15.5/20 , con i rossi a 17/20. Si comincia con i vini della Yonne . Pochi vini, ma buone riuscite, soprattutto a Chablis e St. Bris . Il Top: lo Chablis Preuses Grand Cru di Nathalie e Gilles Fèvre.
I villages della Côte-de-Nuits e le AOC minori (Fixin e Marsannay): abbastanza bene. La pepita: il Côte-de Nuits villages rouge Vieilles Vignes del Domaine A.Chopin et Fils.
Risultati solidi a Gevrey-Chambertin. Miglior punteggio: il Clos-de-Bèze del Domaine Faiveley.
Riuscite molto brillanti tra i Grands Crus di Morey e Chambolle (un po’ meno a Vougeot), più che soddisfacenti anche per i Premiers Crus e i villages.
Vertice per il Clos St. Denis del Domaine Amiot-Servelle. Riuscite eccezionali a Nuits-Saint-Georges (miglior punteggio, 19/20, per il Premier cru Les Chaignots delle sorelle Mugneret-Gibourg) , ma buoni i risultati anche a Vosne-Romanée (ovviamente molto bene i grands crus).
Bene, con un buon livello di omogeneità i vini delle Appellations a nord diBeaune. Buoni risultati anche a Pommard e Volnay, le zone maggiormente colpite dalle grandinate degli ultimi anni (da segnalare il Pommard Premier Cru Les Jarollières del Domaine de la Pousse d’Or).
Equilibrio tra rossi e bianchi nelle AOC Auxey-Duresses, Monthélie e Saint-Romain ( da notare il blanc di Alain Gras).
Buone impressioni anche nelle zone dei grandi bianchi, con Puligny a tirare il gruppo (ottimamente il Meursault village di Vincent Latour e Les Champs Gains Premier cru di Puligny-Montrachet di François Carillon).Così così (ma bisogna aspettare) i vini di Santenay e Maranges.
Siamo intanto arrivati alla Côte-Chalonnaise . Più colpite dalle gelate Rully e Bouzeron, salve le altre aree con Mercurey al meglio ( e di fatti l’etichetta al vertice è un Clos-du-Roy Premier Cru Mercurey rouge del Domaine Tupinier-Bautista). Quanto al Mâconnais, è ancora una volta Pouilly-Fuisssé a tirare il treno (migliore bottiglia: il Pouilly-Fuissé Au Buchot del Domaine Cheveau).
Resta qualche pagina per la gastronomia: si parla del ristorante “Ma Table en Ville”, di Gilles Bérard e Davide Pesenti a Maçon. Il loro piatto: Dos de saumon d’Écosse mi-fumé (da accompagnare ad un Pouilly-Fuissé Les Crays). Poi solo i libri.