Il Tavoliere è stato per lunghi secoli una distesa adibita al pascolo. Terminata l’epopea della transumanza, l’estesa area venne lentamente trasformata prima nel “granaio d’Italia” e poi in epoca più recente in una distesa di ulivi e vigneti. Vi troviamo Montepulciano, Sangiovese, Aglianico, Nero di Troia e vitigni internazionali. Vini spesso di quantità, ma anche punte di eccellenza. Per esempio il Cava del Re 2006 di D’Alfonso del Sordo di San Severo. Cabernet Sauvignon dai profumi definiti di piccoli frutti neri e semi di peperone, appena pervasi da sentori di spezie. In bocca è pieno, di bella progressione con finale elegante e tannini dolci e vivi. O come l’Otre 2007, l’Aglianico delle Cantine Teanum di San Paolo di Civitate. Pulito nei profumi di marasca, pepe e note speziate. Al palato è morbido, rotondo, ma non molle. Spinta acida di livello e tannini ben lavorati sostengono il tutto in modo piacevole. Per non parlare di Essenziale 2008 Valle dell’Elce. Noto per l’ importante affermazione ottenuta a “Radici 2009”, il Nero di Troia della piccola cantina di Poggio Imperiale , ha profumi, caratteristici del vitigno, di piccoli frutti neri e rabarbaro. La struttura non invadente , la buona freschezza ed una discreta lunghezza al palato gli assicurano grande piacevolezza.
Per gentile concessione del Corriere del Mezzogiorno.