Qualche luna fa stavo iniziando a raccontare della mia visita a Ixsir. Avevo conosciuto Nagi a Londra, un ragazzo alto, con la barba e gli occhi neri come l’ebano. Nagi Saikali è il Brand Manager di Ixir, una lussuosa cantina creata di recente che vede come investitori più importanti Carlo Gohns (PDG di Nissan-Renault) che per chi non lo sapesse è libanese, anzi, franco-libanese-brasiliano, la famiglia Saikali e altre importanti e conosciute famiglie dell’alta borghesia libanese.
Il progetto è molto recente e sino ad ora per renderlo davvero speciale, sono stati investiti una decina di milioni di dollari. Ovviamente si tratta di un investimento a lungo termine che, se tutto procederà come da programma, impiegherà almeno 10 anni per iniziare a dare i suoi frutti.
Ma cos’ha di speciale questa cantina? Innanzitutto si tratta di una cantina concepita in modo « ecofriendly », ovvero è stata costruita in modo tale da sfruttare l’energia geotermica per regolare la temperatura, valorizzare la luce naturale per illuminare e impiegare la forza di gravità per supportare le pompe meccaniche. A ciò si aggiunge un riciclo dell’acqua impiegata durante le vendemmie ed un utilizzo dei « rifiuti » per costituire il compost organico utile alla fertilizzazione.
Questo senza considerare la sostenibilità sociale, data dalla creazione di nuovi posti di lavoro in un Paese dove il lavoro è un vero mistero !
Questo minuzioso progetto, che mi ricorda tanto la progettazione delle auto ibride, dove nulla è disperso ma tutto si trasforma, è stato portato a termine dall’architetto Raed Abillama e ha permesso a Ixir di vincere il 2011 Green Architecture Award presentato dal centro Europeo per l’Architettura, l’Arte, il Design e gli Studi Urbani e il Chicago Athenaeum.
Inoltre la cantina è stata interamente recuperata a partire da una vecchia casa padronale, che dopo essere appartenuta ad una famiglia nobile è caduta in mani siriane durante l’occupazione, per fungere da « base militare ». Alla fine dell’occupazione la famiglia Saikali ha potuto prenderne possesso e farla restaurare rispettando completamente lo stile delle case libanesi tradizionali, in pietra locale.
In secondo luogo il nome, Ixsir infatti deriva dall’arabo Al-Iksir che significherebbe appunto « elisir », magica pozione di lunga vita.
In terzo luogo Ixsir può contare sulla competenza di due consulenti tecnici piuttosto conosciuti, ovvero Gabriel Rivero e Hubert de Bouard. Per dare un’idea Gabriel Rivero è spagnolo, ma ha lavorato per ben nove anni per il famoso Château Sociando-Mallet, poi ancora per 6 anni per Château Kefraya, dove ha promosso la coltivazione del tempranillo, per poi raggiungere Ixsir come direttore tecnico.
Hubert de Bouard è coproprietario e manager dell’altrattando conosciuto Château Angelus, riconosciuto come uno degli « stendardi » dei Grands Crus di Saint Emilion.
Il logo, che trovo particolarmente bello, è stato studiato insieme all’agenzia di comunicazione Saatchi & Saatchi, e rappresenterebbe un simbolo quasi esoterico, sintesi tra sole, radici e rami ; un concentrato simbolico di energia vitale, un’immagine per cosi dire « onomatopeica ».
Se la cantina per la vinificazione si trova a Basbina, poco lontano da Batroun (la seconda città che troviamo percorrendo la strada che da Beirut si spinge verso Nord) i vigneti li troviamo un pò ovunque da Nord a Sud : Ainata, Dir el Ahmar, Niha, Kab Elias, Jezzine. Questo non per schizzofrenia, ma per permettere a ciascuna varietà di crescere nel terreno più adatto alla sua migliore performances.
A Niha, poco lontano da Zahle, nella valle della Beqaa, possiamo ancora trovare due templi romani dedicati a Bacco, di cui uno molto ben conservato. Poche persone lo sanno, ma se vi capita di passare da quelle parti potete sempre fare una deviazione nel minuscolo villagio di Niha e ammirare di che cosa erano capaci i nostri avi.
Il vino di Ixsir è buono, ma a mio modesto parere è ancora lontano dal concetto di Elisir di lunga vita da cui vuole attingere contenuti per creare un discorso sulla marca. Il discorso è semioticamente ben fatto, ma il vino è buono, nulla di più. A moi modesto parere ci troviamo ancora in una di quelle occasioni dove il contenitore supera il contenuto, poichè dopo aver visitato una cantina perfetta, dove ogni dettaglio è studiato nei minimi particolari e dove aleggia una profusione continua di ordine e bellezza, ci si aspetterebbe di bere davvero un liquido divino, invece è solo buon vino.
In favore di Ixsir c’è da dire che i prezzi sono piuttosto contenuti, per permettere la penetrazione di un mercato di per sè piuttosto saturo.
La gamma prevede due differenti posizionamenti, uno che si piazza sul segmento medio, Altitude, e uno che si inserisce più su una segmentazione di alta gamma, Grand Reserve Altitude.
Nella gamma « base » possiamo trovare bianco, rosé e rosso: sono vini piuttosto semplici, pensati per un pubblico giovane, dove a mio parere il migliore è Altitude Blanc 2011, assemblaggio di Muscat, Viogner, Sauvignon, Sémillon.
Nella fascia alta il Grand Reserve 2009, assemblaggio di Cabernet Sauvignon, Syrah, Caladoc e Tempranillo è il loro cavallo di battaglia. Non è per niente male, molto buono direi, ma nulla per cui togliersi i vestiti! Invece mi sono quasi tolta i vestiti e non solo per Fleur de Ka 2006 di Château Ka, per Château Kefraya 2009 e per il Cabernet Sauvignon 2009 di Ksara. Ho dimenticato di raccontarvi di Ksara… e delle vigne protette da Hezbollah… sarà per la prossima volta !