2017: produzione al 25% in meno secondo Assoenologi, aspettando… fine anno2 min read

Se fossero dati sulla produzione industriale  probabilmente sarebbe già caduto il governo, o comunque in parlamento e nel paese non si parlerebbe d’altro.

“Per fortuna” si tratta solo della produzione  di vino  nel 2017 e quindi… tanto sono stime e vuoi vedere che saranno pure sbagliate?

In effetti quasi ogni anno assistiamo ad un miracolo miracoloso; non alla moltiplicazione dei pani e dei pesci ma dei vini, perché dalle denunce che le aziende devono fornire al ministero a fine anno, quasi sempre, quando le stime sono di produzione in calo, la produzione cala molto meno del previsto.

Quest’anno, dalle stime Assoenologi, ci vorrebbe un supermiracolo, perché i dati sono veramente allarmanti.

Si parla della vendemmia meno produttiva dal 1947 ad oggi, di diminuzioni in alcune regioni fondamentali di quasi il 50% (Toscana su tutti con il 45% in meno) e chi ha avuto fortuna ha perso solo il 20%. Queste non sono stime “ad capocchiam” ma fatte dalle 17 sedi territoriali di Assoenologi, quindi di chi vive giornalmente dentro le cantine e nei vigneti.

Questi dati dicono che siamo sotto i 40 milioni di ettolitri (38.9 per la precisione) mentre lo scorso anno eravamo attorno ai 52 milioni, con una perdita secca di circa il 25%.

Adesso stiamo ad aspettare le denunce di fine anno e vediamo se Assoenologi ha fornito dati esatti oppure no.

Nel caso non lo fossero i casi sono due: o non sono bravi a fare i conti oppure è successo qualcosa nel frattempo che ha cambiato le carte in tavola. Questo qualcosa può chiamarsi miracolo, ma qualcuno lo chiama cisterne che girano, navi che arrivano cariche di vino e via cantando.

Cari amici, guardate il grafico qui sotto e poi, ad anno nuovo, chiedete ai vostri amici produttori, in particolare alle grosse cantine,  quante bottiglie in meno hanno fatto. Speriamo che i conti tornino perché altrimenti, oltre al danno di una scarsissima (e forse non eccezionale produzione) ci sarebbe anche la beffa del vino italiano “tagliato” (in realtà sarebbe giusto dire gonfiato) con vini di altri paesi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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