120 anni a Montellori passano alla svelta3 min read

Sebbene la Toscana sia terra di tradizioni enologiche con radici millenarie, vari produttori considerati “top level” sono emersi solo in tempi relativamente recenti.

 

Tra questi ha un posto particolare La famiglia Nieri, proprietaria della Fattoria di Montellori situata sulla riva destra del fiume Arno, al confine tra quattro province (Firenze, Pisa, Lucca e Pistoia). La cantina è anche vicina al Padule di Fucecchio, in una zona quindi un po’ fuori dalle zona classiche della produzione enologica. Montellori è così una voce fuori un po’ dal coro e in questa veste ha comunque  celebrato pochi giorni fa i 120 anni (se vi sembran pochi) di produzione.

Tutto ebbe inizio nel 1895 quando Giuseppe Nieri decise di investire in una proprietà agricola a Fucecchio  i profitti del commercio del cuoio, mettendo a dimora vigneti e iniziando a produrre  vino e coinvolgendo poi il figlio Mario.

 

Si passa agli anni ’40, quando le botti di legno usate per la fermentazione furono sostituite da tini in cemento e agli anni ’50,  quando si iniziò ad imbottigliare e commercializzare con il proprio nome.

 

Il massimo sviluppo però si ottenne sotto la guida di Giuseppe, figlio di Mario, che aumentò l’estensione delle vigne e continuò il rinnovamento della cantina introducendo tini di acciaio inox con controllo della temperatura. Negli anni ’80 iniziarono ad apparire le prime barrique di rovere che permettevano la produzione di vini di maggiore complessità e finezza.

Avendo passione per il vino bianco, Giuseppe piantò in zone particolari varietà internazionali quali lo Chardonnay e il  Sauvignon e sperimentò anche vitigni meno noti come il Viognier, che trovando terreno fertile e microclima ideale è entrato poi nell’uvaggio del bianco di casa, il Mandorlo.

Un programma di innovazione analogo riguardò anche i vitigni a bacca rossa, che portò all’impianto di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Syrah. Questi vitigni andarono  a integrare il Sangiovese senza però soppiantarlo: da varietà nasce anche uno dei cru dell’azienda: il Dicatum. (personalmente ho un bellissimo ricordo di varie annate di  Castelrapiti Rosso, n.d.r.)

Il decennio 1985-1995 è stato un periodo segnato da curiosità, fermento e sperimentazione mentre la seconda parte degli anni ‘90 è stata usata  come periodo di riflessione. Dal 1998 Alessandro Nieri, figlio di Giuseppe, ha assunto il compito di dirigere “in toto” Montellori, riorganizzando anche la linea produttiva.

 

Tutto questo è stato festeggiato Domenica 21 Giugno. Per l’aperitivo in giardino sono stati serviti tre vini: il Montellori Brut, un metodo classico pas dosè da uve Chardonnay in purezza che riposa 36 mesi sui lieviti prima della sboccatura; il Mandorlo (uvaggio bianco di Chardonnay, Sauvignon e Viogner) e il Caselle (90% Sangiovese e 10 % Syrah). Dopo l’aperitivo siamo passati alla cena, chiusa da un brindisi finale con il loro Vin Santo da Trebbiano in purezza.

Il servizio vini è stato curato dai miei colleghi sommelier della Fisar di Pistoia, che naturalmente sono stati bravissimi.

ma veniamo al “gossip”. Mi presentano  Alessandro Nieri, e mi complimento soprattutto per il metodo classico, dicendo un po’ perfidamente che non ti aspetti un prodotto così piacevole in una zona non molto vocata per lo chardonnay. Lui sta al gioco ma ribatte che sulla vocazione non è d’accordo, in quanto se non fosse stata vocata… lo chardonnay non sarebbe venuto così bene.

Ha ragione e così ho riformulato il complimento: un prodotto insolito per una zona non classicamente destinata alla produzione di spumanti. Chapeau.

Ci salutiamo con la promessa di vedersi presto per interessanti degustazioni e tra 10 anni per festeggiare ancora.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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