Roero 2013: non male ma vanno riassaggiati più avanti2 min read

Inizio a scrivere l’articolo sui Roero 2013 pensando al mio articolo dello scorso anno in cui chiedevo praticamente la luna e cioè l’abolizione per disciplinare del Roero Riserva.

Naturalmente era quasi una “boutade” per discutere sulla strada presa da questo vino, che vorrebbe e potrebbe essere un grande vino e invece sembra sempre più spesso è declinato e visto da diversi produttori come un grosso vino.

 

Ma lasciamo da parte Il Roero Riserva per concentrarsi sul Roero, un vino che non riesce mai a spiccare definitivamente il volo. Assaggiando i non molti 2013 presenti a Nebbiolo Prima verrebbe anche da domandarsi il perché, visto che magari non ci sono punte di assoluto livello, ma la media stelle (2.65) è più che buona; se non altro in linea con i recenti assaggi di Nebbiolo d’Alba e Langhe nebbiolo, due vini che sempre di più stanno erodendo piano piano il mercato del Roero, tanto che diversi produttori sembra optino per imbottigliare il loro Roero come Langhe Nebbiolo.

 

Del resto alcune vigne storiche del Roero (Valmaggiore, Ochetti) sono da tempo imbottigliate come Nebbiolo d’Alba, e il Langhe può appunto sfruttare  il buon momento commerciale e “indurre in tentazione” molti roerini.

 

Ma il Roero 2013 è un vino che merita l’erosione che sta subendo? Da un punto di vista puramente qualitativo assolutamente no, pur se alcuni produttori si intestardiscono a farcirlo di legno come una quaglia ripiena.

 

Anche se l’annata è stata fresca e generalmente non facile il frutto è sempre presente e in molti casi si ritrova una freschezza che, unita ad una tannicità non certo esasperata (legni a parte) rende la beva  abbastanza piacevole. Adesso gli manca forse una minimo di complessità al naso e di duttilità al palato: diversi hanno infatti una eccessiva “verticalità” che in alcuni casi sfocia in una  chiusura troppo rigida.

 

Forse (dico forse perché con un po’ di mesi di bottiglia le cose potrebbero cambiare) questa rigidità li rende anche meno rispondenti al territorio, anche se guadagnano in pulizia.  Forse è semplicemente la vendemmia 2013 che stenta adesso ad uscire, insomma si dice  sia difficile degustare i Barolo e Barbaresco a maggio ma forse per i Roero è ancora peggio, perché gli manca quella sostanziosa potenza che in qualche maniera ti fa intravedere un futuro aldilà della “momento” maggengo.

Spesso i Roero pagano in scompostezza (classica dei nebbioli giovani) senza riuscire a sopperire con calda potenza. Per questo abbiamo  deciso di riassaggiarli verso dicembre, per capire anche quanto 6 mesi di bottiglia possano fare la differenza.

 

Chiederemo quindi al consorzio del Roero di raccoglierci i campioni,  ma intanto prendetevi questa prima classifica, per noi già molto valida e interessante.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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