Montepulciano d’Abruzzo: risultati contrastanti ma fiducia confermata.3 min read

Sputiamo subito il rospo: queste degustazioni di Montepulciano d’Abruzzo non ci hanno soddisfatto in pieno. In campo avevamo diverse annate ma il nostro focus si accentrava soprattutto su 2003-2004 e 2005.

Il 2003 è stato un anno torrido ma il Montepulciano, specie nei vigneti a tendone ( o a pergoletta abruzzese come avrebbe detto  il compianto EdoardoValentini) con rese equilibrate e comunque non superiori ai 90 q.li ha retto benissimo, portando alla produzione di vini compatti ma gradevoli. Questo perchè sia la superficie fogliare che la distanza da terra del tendone hanno evitato quei fenomeni di “cottura” delle uve,  dovuti ad irraggiamento diretto ed a cessione di calore dal terreno nelle ore notturne. In vini provenienti da territori particolarmente freschi abbiano notato anche una certa finezza aromatica, che per annate come il 2003 è quasi il massimo. In più di un prodotto  si notava comunque la scompostezza dovuta ad una irregolare maturazione fenolica ed una scontata carenza aromatica che il legno non può sostituire. Visto come è andata l’annata in altre zone d’Italia non possiamo che essere abbastanza soddisfatti, anche se assaggi informali fatti in precedenza ci avevano fatto sperare in qualcosa di più.

La musica cambia con il 2004 ed il 2005. Pur diverse nell’andamento stagionale alla fine, in entrambe le annate, il risultato ha evidenziato vini piuttosto diluiti, senza quel nerbo e quella potenza che ci si aspetta dal Montepulciano. A discolpa occorre dire che molti dei vini di punta  delle aziende abruzzesi (per il 2004 molti, per il 2005 praticamente tutti) non sono ancora in commercio e non usciranno prima di uno due anni. Quindi ai nostri assaggi erano presenti molti vini fatti per un consumo immediato e/o altri vini nati da vigneti giovani, che purtroppo (vedi articolo  “Abruzzo e Montepulciano: un mare di vino in tempesta" nella sezione Vinchiesta) non riusciranno a dare buoni frutti per diversi anni ancora.

La nostra fiducia nei vini rossi di questa regione rimane comunque intatta. Restiamo del parere che qui si trovano prodotti dall’ottimo rapporto qualità/prezzo ma anche vini di incredibile profondità. Non per niente molti produttori non fanno mistero che alcune loro ottime partite prendono la via del nord per essere incensate e premiate, ma sotto altro nome. Durante un viaggio in Abruzzo fatto solo per cantine sociali ho potuto “annusare” quanto Montepulciano troviamo in alcune blasonatissime denominazioni. Nessuno ovviamente ha fatto nomi (prima si fanno sparare!) ma per vie traverse ho constatato la perfetta conoscenza “turistica” (ristoranti, alberghi, agriturismi, ma anche stradine fuorimano difficili da trovare) di tanta Toscana, Piemonte, Veneto e Friuli. Se i dirigenti di molti importanti consorzi di queste regioni volessero ( o forse potessero) fare due conti seriamente si potrebbe arrivare a scoprire tante cose che noi giornalisti possiamo solo presentare sotto le mentite spoglie di ipotesi.

Concludendo ci sbilanciamo su due voti: il 2003 può spuntare un buon 7½, mentre 2004 e 2005 per adesso raggiungono la sufficienza piena ma poco più.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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