Nebbiolo Prima: forse è ora di cambiare!3 min read

Pensando all’edizione 2016 di  Nebbiolo Prima, la storica manifestazione organizzata da Albeisa per la presentazione delle nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero che da più di vent’anni si tiene ad Alba, sento il dovere di dire qualcosa di scomodo, ma solo nell’interesse di questo bellissimo evento.

 

Premetto:  l’organizzazione è perfetta, sono giornate preparate e gestite al meglio, c’è la possibilità di incontrare e conoscere tantissimi produttori e, anche per i colleghi esteri, farsi in pochi giorni un quadro abbastanza esaustivo delle Langhe. Le cene organizzate sono di alto livello, i transfer  funzionano perfettamente, i giornalisti si sentono e sono accuditi e coccolati, i sommelier nelle sale di degustazione  fanno letteralmente i miracoli per soddisfare ogni richiesta, ma…

 

Ma oramai la formula va cambiata perché non si può pensare di far degustare da 100 a 120 vini ogni mattina e poi dover visitare produttori o partecipare a degustazioni dove ci sono, in alcuni casi, quasi altrettanti vini. Nessuno può reggere questi ritmi!

 

C’è il concreto rischio di non riuscire a fare, con reale cognizione di causa, il lavoro per cui veniamo invitati alla manifestazione e quindi  rendere un cattivo servizio a te, a chi ti invita (spendendo fior di soldi) e a chi ti legge.

 

Fino a pochi anni fa, degustando la mattina 60-70 vini e visitando cantine nel pomeriggio, la manifestazione era fruibile e comprensibile, ma oramai ogni anno aumentano i vini in degustazione e quella conclusasi da pochi giorni si è trasformata in un tour de force dove chi ci rimette per primo è il produttore.

 

Infatti, se voi foste un produttore  sareste felice di far degustare il vostro vino (a professionisti del settore, certo, ma sempre ad esseri umani con dei limiti) come centoquindicesimo vino della mattina? Sareste veramente convinti che i soldi spesi per partecipare siano soldi spesi bene e soprattutto che tutti i giornalisti abbiano compreso e capito il vostro vino?

 

Se io fossi un produttore non ne sarei certo e, visto che i campioni in assaggio aumentano ogni anno,  è arrivato il momento di correre ai ripari e ripensare l’evento in modo da permettere a tutti di fare il proprio lavoro: ai giornalisti di assaggiare e conoscere con calma, ai produttori di farsi conoscere e non di essere solo un numero in una lista infinita di assaggi.

 

Nebbiolo Prima è una manifestazione storica ma cambiare formula non vuol dire rinnegare il passato ma adattarsi a nuove condizioni imposte dal successo stesso dell’evento, che vede sempre più nuovi produttori aderire e sempre più giornalisti italiani e esteri voler partecipare.

 

Ci sono tante formule da cui attingere, tante anteprime che possono dare spunti da utilizzare e quindi non spetterebbe a me dare consigli, ma forse penserei a “dividere” la manifestazione in giornate esclusivamente dedicate all’assaggio e giornate solo per visite in cantina potrebbe essere una soluzione.

Per esempio creerei una sala di degustazione aperta tutto il giorno, ma solo il lunedì, martedì e mercoledì. Qui chi vuole può assaggiare (in forma bendata o palese) quello che vuole e quando vuole: giovedì e venerdì li dedicherei   invece solo a visite in cantina.

Per la stampa italiana o estera non specializzatissima in assaggi magari nei primi tre giorni della settimana si potrebbero anche organizzare visite in cantina nel pomeriggio, ma la sala deve rimanere aperta (modello Chianti Classico e Brunello) per gli altri.

Ma di formule se ne possono studiare molte e tutte sicuramente più valide della mia, l’importante è non ritrovarsi tra un anno con 130-140 vini ogni mattina, perché veramente sarebbe impossibile da gestire.

Sono convinto che il consiglio di Albeisa saprà cosa fare e aspetto fiducioso di conoscere la futura veste  di questa grande manifestazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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