Bolgheri: continua l’attesa, ma non del Rosso DOC.4 min read

Gli assaggi annuali a Bolgheri sono sempre tra i più attesi Sicuramente il nome è evocativo: parla di un vino, il cui nome termina in “aia” entrato nella storia e nel mito, di una zona con le stimmate della predestinazione, di panorami unici, di grandi nomi del vino che qui hanno investito fior di milioni, di grandi enologi nazionali ed esteri che hanno impresso  il loro marchio.  Il tutto in un territorio di poche decine di chilometri quadrati stretto tra la costa toscana e l’entroterra collinare.
Quest’anno, seguendo la richiesta del Consorzio, abbiamo inserito nell’assaggio anche alcuni IGT prodotti in zona. Questo perché è in discussione un cambiamento di disciplinare che dovrebbe servire, secondo quanto ci è stato detto, a delineare meglio uno “stile Bolgheri”.

In effetti, ora che la denominazione comincia ad avere un certo peso (circa 1300 ettari vitati), si sente la mancanza di uno stile riconducibile immediatamente a questo bellissimo territorio, che  non ha alle sue spalle una secolare storia enologica. Questa mancanza, che era vista come un pregio sino a poco tempo fa, adesso presenta il conto di una estrema diversificazione che alla lunga rischia di creare sconcerto nel mercato. “Una terra svincolata dalle vecchie regole” si diceva e sicuramente era ed è  vero. Lo stesso “vecchio” disciplinare del Bolgheri Rosso parlava chiaro, prevedendo:

 

Cabernet Sauvignon: dal 10 all’ 80 %;
Merlot: fino al 70 %;
Sangiovese: fino al 70 %.
Altri vitigni con uve a bacca rossa, raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Livorno, fino ad un massimo del 30 %.

 

Ma il nuovo disciplinare in discussione parlerà ancora  più forte e chiaro. Infatti prevede per il Bolgheri Rosso:

 

Cabernet Sauvignon: da 0 al 100 %;
Merlot: da 0 al 100 %;
Cabernet Franc: da 0 al 100 %;
Syrah: da 0 al 50%;
Sangiovese: da 0 al 50%.
Altri vitigni con uve a bacca rossa, idonei alla coltivazione per la Regione Toscana, fino ad un massimo del 30%.

 

Come potete vedere si cerca di andare alla ricerca di uno stile preciso allargando al massimo il già ampio disciplinare…..
Potremmo commentare questa scelta, che ci sembra quanto meno “in controtendenza” rispetto all’assunto, ma preferiamo parlare di altro perché, almeno secondo noi, il problema è altrove. Il problema è soprattutto nell’estrema giovinezza del “vigneto Bolgheri”. Dei quasi 1300 ettari di vigneto (per oltre il 90% piantato con uve rosse) ben pochi superano i sette/otto anni di età; sbagliando di poco potremmo dire circa il 10%. Con vigne così giovani e con esperienze temporalmente correlate, è difficilmente pensabile di produrre vini che effettivamente siano da grande invecchiamento. Si potranno fare magari dei buoni vini giovani ma per il “grande vino” occorre tempo. Se poi ci mettiamo a guardare cosa si produceva fino a pochi anni fa in molti di questi terreni, dedicati alla coltura quasi intensiva di frutta e verdura, il discorso tempo assume ancora maggiore importanza. Ovviamente vi sono delle eccezioni, conosciute in tutto il mondo, ma buona parte del Bolgherese enoico avrà bisogno di tempo e pazienza per arrivare a quei livelli dove si era “autoinvitato”. Per questo allargare il disciplinare può soltanto servire per farci rientrare alcuni famosi vini da Cabernet o Merlot in purezza. Questi potranno dare lustro, ma non certo una fisionomia enologica più precisa, visto che si parlerà di vini che, stilisticamente parlando, vanno dal Paleo al Sassicaia.

Ma veniamo ai nostri assaggi che hanno mostrato conferme e novità. Intanto le annate: 2005 per i Superiore e 2006 (con alcuni 2007 e “spruzzata” di 2005) per il Bolgheri. I primi hanno dimostrato, ancora una volta, che l’annata non è stata certamente “del secolo”. Anche se mediamente  i punteggi non sono stati bassi i vini ci sono sembrati non perfetti o in concentrazione o in finezza. A questo si sottraggono i due quattro stelle, ma il resto, pur mostrando anche grinta tannica, è carente o in eleganza o in complessità. Se consideriamo che stiamo parlando di vini che spesso costano oltre i 30-35€ (qualcuno molto di più…) ci saremmo aspettati di più. La stessa complessità  non è basilare nei Bolgheri Rosso e quando manca è sostituita egregiamente da una piacevole rotondità, da una facilità di beva, da una freschezza aromatica che ci ha proprio soddisfatto. Se venissero venduti a qualche Euro in meno ( non molti, qualcuno), sarebbero proprio il vino quotidiano perfetto. Dicevamo conferme e novità: conferma che il Bolgheri Rosso e ( e sarà, almeno per 5-6 anni) il vino più azzeccato della denominazione. Novità tra i Superiori dove spicca una “new entry” tra le quattro stelle e dove assistiamo ad un notevole cambiamento stilistico di un vino di riferimento come l’Ornellaia.

Per concludere un grazie al Consorzio di Tutela ed alla sua anima, Paolo Valdastri, per averci permesso, come ogni anno, di degustare nelle migliori condizioni.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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