Bianchi friulani 2011: quando serve Il grafico della febbre6 min read

Avete presente un grafico della febbre? Sembra una serie di netti profili di montagne, con picchi, abissi, nuovi picchi etc. Magari sono variazioni minime, di mezzo grado, ma in un grafico del genere vengono evidenziate al massimo. Il metodo che abbiamo adottato negli ultimi 2 anni per assaggiare i bianchi del Friuli Venezia Giulia, ci ha fatto pensare più volte proprio ad un grafico della febbre.

Ad esempio davanti 40 sauvignon degustati alla cieca dopo averli divisi per zona, il nostro grafico della febbre partiva in alto o in basso a seconda se si passava dal Collio al Cof, all’Isonzo o viceversa.

In altre parole notavamo immediatamente le differenze di “terroir” tra le principali denominazioni (senza per questo dimenticarsi gli IGT) friulane. Magari si parla di territori a pochi chilometri l’uno dall’altro ma tanto bastava per far schizzare in alto o in basso il grafico della febbre e con esso le considerazioni, il gradimento, etc.  All’interno poi del “terroir” si innestavano le altre classiche varianti: i vari vitigni e ovviamente la mano del produttore ma lo scalino, la diversità che si avvertiva appena si cambiava zona rimaneva più o meno stabile, specie per le denominazioni importanti che presentavano una bella serie di campioni.

Troverete le degustazioni (clicca qui oppure vai a fondo pagina) divise per 5 zone/macrozone/tipologie (Friuli Colli Orientali, Collio, Isonzo, altre DOC come Grave, latisana, Carso e infine gli IGT) ma noi inizieremo cercando di spiegarvi  l’annata 2011  attraverso le differenze tra zone percepite nei vari vitigni.

 

Ribolla Gialla

Sicuramente il vitigno che ci ha colpito meno: in generale dovrebbe basarsi su una freschezza che invece il bollente agosto del 2011 gli ha negato. Purtroppo non gli è arrivato in soccorso un maggior corpo e grassezza. La denominazione che è riuscita a mantenergli un minimo di freschezza  è quella dei Colli Orientali del Friuli, dove un discreto numero di vini ha mostrato un certo fresco equilibrio. Cosa che invece non è riuscita nel Collio, dove non siamo riusciti a trovare una Ribolla almeno di discreto livello. Voto al vitigno nell’annata: 5.

 

Malvasia

Qui le cose cambiano e in meglio! Malvasie comunque con buoni e classici profumi ed in più una freschezza ed un  corpo (in diversi casi anche un alcol…) veramente ragguardevoli. Livello piuttosto alto in ogni territorio con un andamento molto più a grafico della febbre in Collio, dove da ottime interpretazioni si passa a situazioni molto meno interessanti. In COF,  in Isonzo e negli altri pochi campioni di altre denominazioni abbiamo invece trovato una costante qualità media con, per fortuna picchi interessanti. Voto al vitigno nell’annata: 8.

 

Pinot Grigio

Finalmente nasi con profumi non scontati e ben delineati, bocche con buone maturità anche se ogni tanto si scivola nel “piacionismo” a causa di alcuni grammi di troppo di zucchero residuo. Facciamo finta di dare la colpa all’annata calda perché non ci vogliamo rovinare il piacere di trovare i Pinot Grigio mediamente molto al di sopra delle tante semplici esibizioni del passato . Sicuramente il territorio che è riuscito a uscire meglio, a presentare mediamente discrete gamme aromatiche e corpi piacevoli e rotondi è l’Isonzo, ma non dobbiamo scordarci alcune piacevoli interpretazioni delle Grave e di alcuni IGT. Voto al vitigno nell’annata 7
Chardonnay
Non per voler essere drastici ma, se si tolgono pochissime interpretazioni riconducibili esclusivamente a maestria aziendale, forse sarebbe l’ora di pensare ad una graduale ma veloce sostituzione dello Chardonnay in regione. Dite voi quale o quali vitigni preferire, l’importante è togliersi dai piedi un’uva che anche quest’anno mostra povertà al naso e carenze di struttura in bocca. Quando poi lo si “aiuta” col legno si rasenta il detto veneto “peio el tacon del buso”, perché il legno è sempre sovra dosato o accentua gli squilibri di struttura del vino. Voto al vitigno nell’annata:  4.5.

 

Sauvignon

Altra musica per questo vitigno che, nonostante l’annata mostra in generale profumi intensi, magari non finissimi, ma sicuramente gradevoli. I migliori sono riusciti anche nell’impresa di assecondare la grassezza dell’annata senza renderli cedevoli al palato. Altri invece hanno semplicemente dosato bene alcuni grammi di acido tartarico (oramai un must dell’annata in tutta Italia) e presentato prodotti di buon livello. Su questo vitigno ci sono sembrati leggermente claudicante i Colli orientali del Friuli, con l’Isonzo che si difende e le altre denominazioni molto a macchia di leopardo ma…..di un bel leopardo. Voto al vitigno nell’annata: 7.5

 

 

Friulano

Annata certamente non facile, subito messa in mostra da una generale ritrosia aromatica che generalmente sembra sconfinare in iniziale riduzione. Per il Friulano, vitigno principe della regione l’annata 2011 oltre a non passare alla storia sarà ricordata come la vendemmia dove spesso non è bastato lavorare bene solo in vigna o solo in cantina. Per arrivare a dei buoni-ottimi risultati mai come quest’anno l’enologia ha dovuto dare una grossa mano alla campagna. Tra i territori un passo avanti agli altri il Collio, dove delle vere eccellenze ci sono e ci piace sottolineare alcune espressioni corrette ed equilibrate del territorio delle Grave. Voto al vitigno nell’annata: 7-.

 

 

Uvaggi

Non vogliamo girarci attorno: l’unico vera DOC con uvaggio che ha e avrà sempre più senso è Il Collio Bianco. Nel resto della regione si possono trovare, grazie a blasonati produttori, molti uvaggi (DOC o IGT) buoni o ottimi ma quello che potrebbe veramente affermarsi come “must” sia in Italia sia all’estero è questo connubio tra vitigni, storia e  territorio. Oltre alla qualità potrebbe avere anche i numeri per entrare sul mercato. Detto questo torniamo ad un discorso più in generale, con gli uvaggi (provenienti quasi tutti da annate precedenti) che hanno mostrato un migliore uso del legno ed un conseguente maggior rispetto delle uve. In definitiva escono a testa alta, con diverse punte di assoluto livello. Voto medio 7.

 

 

Altre uve

Se lasciamo per ora da parte come assolutamente velleitari i Traminer Aromatico e non troviamo peso numerico in vitigni come il Riesling Renano dobbiamo però notare come anno dopo anno il Pinot Bianco riesca a dare buoni o addirittura ottimi risultati. Forse sarebbe un vitigno su cui puntare di più. Voto al Pinot Bianco nell’annata:  7.

Avendo esaurito i vitigni passiamo ad altro: prima di tutto vogliamo fare un grosso ringraziamento a tutti i produttori che ci hanno inviato i vini. Quest’anno siamo stati felici di notare tanti nomi nuovi dalle Grave e tanti produttori di spicco in più: segno che il nostro giornale è sempre più conosciuto e apprezzato. A proposito di produttori di spicco, vedrete come alcune aziende hanno veramente spopolato, presentando gamme di vini da togliersi il cappello. Queste cantine non possono che fare bene ai loro territori. Rimanendo ai territori: quello che più ci è sembrato in crescita è sicuramente il Collio, mentre le altre zone presentano picchi di livello ma non certo grandi avanzamenti generalizzati. Forse solo le Grave mostrano segnali di miglioramento che però avranno bisogno di ulteriori conferme.

Bisogna anche dire che su oltre 250 campioni assaggiati nessun vino ha mostrato difetti e questo è certamente un segno che la qualità media è di sicuro affidabile. Adesso tocca a madre natura proporre qualche annata “giusta” per permettere ai produttori locali di dare il meglio di sé.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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