Assaggi Montefalco Rosso: alter ego o alternativa del Sagrantino?4 min read

Montefalco Rosso batte Sagrantino 2 a 1! Non sto parlando di una partita di calcio tra due squadre amatoriali o del risultato qualitativo dei nostri assaggi che, dopo alcuni anni, sono tornati ad incentrarsi su questi due rossi.

 

Sto semplicemente affermando che, dati alla mano, oramai da diversi anni per ogni bottiglia di Montefalco Sagrantino prodotta se ne producono quasi 2 di Montefalco Rosso. Questo non perché ci siano aziendei che producono solo Montefalco Rosso, ma perché quasi tutti oramai vendono molto più il primo del secondo vino.

 

Solo due dati per confermare quanto detto:

Nel 2010 Montefalco Rosso 1.617.614 bottiglie potenziali, Montefalco Sagrantino 751.285

Nel 2013 Montefalco Rosso 1.974.525 bottiglie potenziali, Montefalco Sagrantino 1.073.369

 

 

Per questo ci è sembrato giusto parlare prima del Montefalco Rosso (i risultati degli assaggi del Sagrantino verranno pubblicati mercoledì prossimo…non perdeteveli!) anche se il Sagrantino è il vino che nell’immaginario enoico collettivo rappresenta questo territorio.

 

Il Montefalco Rosso in primo luogo è un uvaggio e non un vino da monovitigno: il suo uvaggio permette al massimo un 15% di Sagrantino, mentre la parte del leone la svolge il Sangiovese (max 70%) e possono essere usati anche altri vitigni (internazionali e non) per un massimo del 30%. Leggendo le schede inviate dalle aziende l’uvaggio che va per la maggiore è 70% Sangiovese con la restante parte suddivisa equamente tra Sagrantino e Merlot.  Non manca chi usa Cabernet Sauvignon, Montepulciano, Syrah e Colorino.

 

Quindi dalle uve ci si presenta davanti un rosso sicuramente strutturato ma senza quella a volte impressionante presenza tannica del Sagrantino. Vino quindi sicuramente più bevibile anzi, più abbinabile a tavola.

 

I nostri assaggi (merito dell’impegno del Consorzio di Tutela e delle Strade del Vino che ringraziamo) sono partiti dall’annata 2009 per arrivare al 2013: avevamo in degustazione anche alcune Riserve di varie annate.

 

La prima cosa che ci ha colpito è la netta differenza tra le annate: 2011-2012 e 2013, le tre annate di cui c’erano abbastanza campioni per giudicare, sono state molto diverse come andamento climatico e, per  fortuna, (a dimostrazione che i vini nascono veramente in vigna)  molto diverse anche nei risultati ottenuti.

I 2011, sicuramente figli di un caldo estremo molto concentrato nel tempo (dalla metà di agosto alla metà di settembre) ci sono sembrati ancora giovanilmente ruvidi e compressi, vini che avranno bisogno di tempo per distendersi.

I 2012 invece, con il caldo sempre importante ma diluito durante l’annata, sono sicuramente più rotondi e piacevoli, con tannini meno ruvidi e nasi con bei frutti giustamente maturi.

Purtroppo i 2013, figli di una vendemmia non certo baciata dal sole, adesso mostrano note verdi e tannini piuttosto amari: speriamo che il tempo gli conferisca maggiore equilibrio.

 

Chi vedesse I Montefalco Rosso, magari perché la percentuale di Sagrantino al loro interno è minima, come  vini di pronta beva si sbaglierebbe e non di poco. Hanno sempre una innata rusticità tannica di base, che unita alla loro bella struttura  li porta ad avere tempi di maturazione abbastanza lunghi. Purtroppo in zona c’è già un vino che ha bisogno di lunghi periodi di affinamento e quindi i Montefalco Rosso vengono quasi sempre  immessi sul mercato prima di essere effettivamente pronti.

Diciamo che mediamente ci vogliono almeno 4 anni per poterli gustare al meglio, anche se i tempi si accorciano se, come si dovrebbe, vengono utilizzati a tavola. Qui mostrano le loro doti migliori, con una buona duttilità e una piacevolezza che, unita al prezzo piuttosto contenuto, spiega il “doppiaggio” nei riguardi del sagrantino.

I punteggi non sono stati altissimi ma mediamente superiori agli assaggi di qualche anno fa, che ci fanno intravedere quel miglioramento generalizzato che l’aumentato numero di cantine e la sempre più agguerrita concorrenza deve assolutamente portare con se.

 

In definitiva, per cercare di rispondere alla domanda del titolo, più che un’alternativa  il Montefalco Rosso ci sembra  un alter ego di cui il Sagrantino non può assolutamente fare a meno.  Addirittura acquisendo col tempo una maggiore finezza e complessità generale, potrebbe anche relegare il cugino più blasonato al ruolo di “vino da sfilata di alta enologia”, ben sapendo che poi i consumatori preferiscono i prodotti più “pret a boire”.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE