Amarone 2010: bene ma allunghiamo i tempi4 min read

Se l’uscita dei Barolo e dei Barbaresco a metà dicembre poteva essere tardiva, pubblicare i risultati degli assaggi di Amarone 2010, Valpolicella Superiore e Superiore Ripasso 2012-2011 quando tra meno di un mese ci sarà l’anteprima delle nuove annate, potrebbe sembrare un vero assurdo enologico.

In realtà siamo voluti arrivare alla fine dell’anno per ribadire con forza un concetto che è uscito chiaramente dai nostri assaggi…ma andiamo con calma. 

 

Voi sapete che mentre tra circa un mese a Verona verrà celebrata l’anteprima dell’Amarone 2011 in realtà in commercio ci sarà anche l’Amarone 2012? Infatti  i tempi del disciplinare sono chiari e il fatto di uscire “ufficialmente” con un anno di ritardo può anche essere visto come una vittoria del consorzio e di quei produttori che cercano di non vendere l’uovo nel culo alla gallina.

 

In effetti  durante i nostri assaggi svoltisi a novembre (a proposito un grazie al Consorzio del Valpolicella per l’ospitalità e la disponibilità) una cosa si è palesata chiaramente: l’Amarone è forse il grande vino italiano che ha più bisogno di tempo ma, per assurdo, è quello a cui il disciplinare e il mercato ne concedono meno.

 

La dimostrazione durante il nostro assaggio: i 2010, pur essendo quasi tutti buoni vini, erano compressi, chiusi, poco sviluppati e sicuramente non molto eleganti. Sembravano quasi “pressati”, mentre andando indietro con gli anni la situazione si “depressurizzava” sensibilmente, tanto da arrivare a degustare ottimi amarone, perfettamente distesi e con le giuste complessità verso il 2008, con i maggiori picchi con i 2007 e i 2006. Fuori degustazione abbiamo anche assaggiato un Amarone 2001 che, per scelta del produttore entra solo adesso in commercio e la sua incredibile freschezza e bontà ci ha definitivamente convinto che bere un Amarone prima di almeno 6-7 anni dalla vendemmia è come cercare di capire se una bambina di sei mesi diventerà Miss Universo, assolutamente inutile!  Eppure all’estero fanno a pugni per averlo, anche se pare che adesso il mercato stia tirando il fiato, prediligendo magari Il Ripasso.

 Forse questo permetterà a qualche produttore di tenersi un po’ di più  l’Amarone in cantina, così da mandarlo in giro per il mondo in condizioni quasi umane di degustabilità. Forse lo stesso produttore potrà anche capire che tenendolo un anno o qualche mese di più in cantina potrebbe   anche spuntare un prezzo migliore, perché il suo vino sarà realmente migliore.

 

Insomma, mai come adesso bisogna dire grazie al Ripasso, che in questo momento sta svolgendo egregiamente il ruolo di “sostituto” dell’Amarone e questo grazie a prezzi  più contenuti ed a strutture comunque importanti. Peccato che la qualità finale non sia proprio eccelsa, tanto da porsi almeno uno-due gradini sotto l’amarone. Infatti da una media stelle altissima di 2.83 per l’Amarone, con oltre il 68% dei vini con tre o più stelle,  si passa a 2.55 (che non è bassa ma nemmeno altissima) per il Ripasso e addirittura a 1.88 per il Superiore, vera e propria Cenerentola della denominazione.

 

In definitiva la situazione è questa:  mentre si sta per celebrare l’anteprima dell’Amarone 2011, questo vino dotato ormai di un’altissima qualità media,  “gode” di un piccolo momento di stasi del mercato, che gli permetterà forse di allungare i suoi molto brevi affinamenti ed entrare  più pronto e piacevole in commercio.

 

Quello che va invece fortissimo è il Superiore (o non Superiore) Ripasso, che però deve svolgere il ruolo di “quasi Amarone” e non ha sempre le carte in regola (leggi ancora tempi di invecchiamento, ma leggi anche voler giocoforza ripassare vini magari non proprio adatti) per svolgere questa parte. Da parte invece, quasi in castigo, sta il Superiore: vino dal futuro abortito e che adesso è in un vero e proprio limbo produttivo.

 

A proposito di produzione: quest’anno sono arrivati molti più vini degli scorsi anni e di questo ringraziamo la sensibilità dei produttori. Un arrivederci tra un mese, all’Anteprima Amarone 2011, per farvi, come sempre, un punto generale sull’annata.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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