Stampa estera a portata di clic:Wine Spectator Dicembre-gennaio 20196 min read

Questo numero speciale di WS é quasi interamente dedicato ai Top 100, “I vini più eccitanti del 2018”, come recita enfaticamente il grande titolo di copertina.

Poi, in piccolo, gli altri titoli: bollicine americane; Argentina, malbec e di più; la wine experience di New York.

Nella prima metà del fascicolo, quest’anno si celebra il trionfo dei vini italiani: italiano il vincitore, il Sassicaia 2015, italiano (e toscano) il terzo vino della classifica finale (Chianti classico riserva Castello di Volpaia 2015), ancora un  vino italiano (nono in graduatoria) viene dalla Sicilia  (Etna rosso San Lorenzo 2016 della Tenuta delle Terre Nere).

Inoltre otto vini italiani tra i primi venti (la Toscana batte il Piemonte per 6 a 1), ben 19 nella lista dei Top 100, con la presenza di vini di sette regioni diverse.

Avreste detto che in graduatoria ci fossero due vini emiliani , tanti quanti quelli del Piemonte? Che si sia d’accordo o meno (ricordiamo che la classifica di WS non rispecchia solo il valore assoluto dei vini, in termini di punteggio, ma anche altri parametri, come il costo e la reperibilità), il successo dell’Italia  fa piacere. La Francia, per una volta, é indietro di una spanna  (tra i primi dieci tre vini come noi, ma il secondo, il quarto e il nono).

E indietro sono anche gli States, che devono accontentarsi delle posizioni di coda dell’avanguardia dei magnifici dieci. La California, con 19 vini, si conferma lo stato  americano più rappresentato, seguita dall’Oregon , con 6 etichette. Nessun premio é  invece andato  a Washington e agli altri stati USA.

Sassicaia  succede sul trono a tre vini americani , vincitori nel 2015, 2016 e 2017, e a due vini iberici che si erano imposti negli anni precedenti. L’ultimo successo italiano risaliva al 2006, col Brunello di Montalcino Casanova di Neri Tenuta Nuova del 2001. Prima ancora ci erano riusciti solo altri due vini italiani , negli anni 2000 e 2001, il Solaia 1997 di Antinori, e l’Ornellaia 1998.

L’Italia si é aggiudicata il primo posto anche nella speciale graduatoria dei Top Values, cioé i vini compresi tra i Top 100 col miglior prezzo: é toccato infatti  al Chianti classico San Felice  2016.La graduatoria nuda e cruda  (riportata interamente anche in una pagina in cartoncino, da conservare) é preceduta da un breve articolo di Sanderson sul vincitore, e seguita da brevi schede dei vini premiati (con annessa foto dei produttori). Di ogni vino sono scrupolosamente annotati punteggio in centesimi e prezzo in dollari sul mercato americano.

Alla celebrazione dei 100 migliori vini fa seguito l’articolo di Kim Marcus dedicato  ai vini argentini, dal titolo “Alla ricerca di finezza”.Dopo due annate più  incerte e molto umide (2015 e 2016), il ritorno al clima secco, con l’ultima vendemmia, nel 2017, ha permesso una migliore maturazione dei grappoli e risultati qualitativi importanti.

La Bodegas Catena Zapata si aggiudica ancora una volta la palma del miglior vino con il suo Malbec Adrianna Vineyard Fortuna Terrae del 2014, in condivisione con il Perdriel Cobos Marchiori 2015 di Viña Cobos e il Tupungato Alluvia Parcel 2013 di Viña Doña Paula , tutti con 95/100.

Il vino top value é un altro Malbec di Tupungato, l’Altitud 2015 di Andeluna. In un articolo collegato, Aaron Romano  elenca le dieci cantine migliori per il Malbec.

La voglia di spumanti cresce anche negli Stati Uniti, come avverte Tim Fish nel suo articolo sulle “bolle americane”. Gli sparklings americani adottano generalmente il metodo champenois, impiegando le varietà classiche (Chardonnay-Pinot noir con aggiunte occasionali di Pinot Meunier). Alcuni produttori aggiungono talvolta al blend anche Pinot blanc, Pinot Gris o Muscat.I migliori vengono da Iron Horse (Sonoma), che occasionalmente produce un ottimo brut late-disgorged nella Green Valley (Russian Valley).

Seguono Mumm Napa, il cui winemaker, nato nella Champagne, Ludovic Dervin , elabora le cuvées più champenoises della California; Roederer Estate, nell’Anderson Valley di Mendocino , con cuvées di grande regolarità, Schramsberg, che predilige le sboccature retardate.

Buoni spumanti produce anche il Domaine Carneros e, nell’elenco dei migliori, fanno capolino anche uno spumante di Argyle, della Dundee Valley e altri due provenienti dalla Williamette Valley, una inattesa intrusione di Oregon in un mare di California.

Come tutti gli anni, Wine Spectator assegna in questo numero di dicembre-gennaio, i suoi Oscar dei migliori vini con un prezzo da 20 dollari o meno la bottiglia.I vini sono distinti in sei categorie (bianchi leggeri,bianchi ricchi,rossi eleganti, rossi corpulenti, rosé e sparklings).I vini italiani: una Falanghina del Sannio , un Vermentino di Sardegna e un Soave sono nella lista dei migliori  light whites, mentre tra i primi “rich whites” sono un Vermentino toscano e un Pinot grigio friulano.Tra i  rossi eleganti: un rosso toscano , una Barbera d’Asti e un Chianti classico sono nelle posizioni di vertice; nello stesso elenco sono anche un Aglianico del Vulture, un altro toscano (un Sangiovese) e un Valpolicella.

C’é solo un “big red” italiano , ma é quello col punteggio più alto e viene da Bolgheri.

Tra i rosati spicca un Negroamaro pugliese, mentre , tra le bollicine, trovano posto un Lambrusco rosé (al vertice della speciale graduatoria) e un Moscato d’Asti.

Il servizio (sempre un po’ celebrativo) dedicato alla Wine Experience newyorchese del 2018, che chiude la rivista prima della consueta Buying Guide, é preceduto da un’ampia rassegna dei libri più interessanti  sul vino. Aperta da  “The Sommelier’s Atlas of Taste” , denso volume enciclopedico di Rajat Parr e Jordan Mackay, comprende anche un libro di autore italiano, il ben noto “Barolo MGA, vol. II:Harvests, Recent History & Much more” di Alessandro Masnaghetti.

Saltata la Wine Experience (con medaglioni dedicati a  Biondi-Santi e Tenuta San Guido),arriviamo alla Buying Guide, nella quale  stavolta, nelle vetrine delle  categorie più prestigiose,  sono solo due vini italiani. Di dove? Ma naturalmente della Toscana (il Chianti classico riserva 2015 di Luiano) e del Piemonte (Barolo Le Coste 2014 di Giacomo Grimaldi).

Questi gli articoli e i servizi. Poi ci sono naturalmente le rubriche che “aprono” il fascicolo: dopo l’editoriale, ovviamente dedicato ai Top 100 e ai suoi trent’anni, la posta dei lettori (le avventure poliziesche di Martin Walker del commissario Bruno continuano ad alimentare la curiosità per i vini di Bergerac).

SegueGrapeVine , con le sue notizie (la ricostruzione delle vigne della Napa e della Sonoma dopo gli incendi; i record del 1945 del Domaine de la Romanée Conti nelle aste), la rubrica Travel, i ristoranti , il design nel mondo del vino, lo shopper, le pagine dei columnist (Laube, sull’avanzata della cannabis e il crescente nervosismo in California, Oregon e Washington per lo scontro vino-erba; Napjus  sulla nuova trasparenza dei vini della Champagne).  Restano il Wine Focus , nel quale Gillian Sciarretta fa il punto sull’ascesa della Languedoc  (cresce la qualità, con 10 vini sopra I 90 punti nella lista dell’articolista e cresce l’interesse per i vini di questa regione)  e il Perfect Match (Branzino e Champagne).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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