‘A Vita 2015, Calabria IGT Rosato2 min read

Adoriamo il Gaglioppo per questa sua immediata riconoscibilità, comprensibile anche a chi non ha mai studiato vino. Ma stavolta scegliamo una versione rosata di cui si parla poco e che a noi invece è sempre piaciuta molto.

Becchiamo la bottiglia da 28 Posti a Milano, una carta coerentemente estrema ma ricca di spunti, tra cui, appunto, questa bottiglia di uno dei Cirò Boys che hanno contribuito negli anni scorsi a rilanciare la simpatia e l’interesse verso un vino dal grande, grandissimo passato, ma in chiara difficoltà di immagine.


Cote de Franze, Calabretta, Arcuri: ecco i nomi di una linea che ci porta nel mondo del rosato senza lasciarci insoddisfatti, non una cosa a metà tra bianco e rosso come purtroppo spesso accade (fresco come un bianco, sembra un rosso scolorito) ma con una precisa linea identitaria.

Anche in questo caso il bicchiere di Francesco mantiene queste caratteristiche: al naso sentori di frutti di bosco, fragoline, ma anche note balsamiche e rimandi minerali fumé molto interessanti. Al palato il rosato è freschissimo, piacevole, riprende alcuni temi olfattivi senza amplificarli e chiude in maniera precisa, amara, che invoglia alla beva.

Una bottiglia da bere a tutto pasto, come in effetti è stato fatto sulla cucina concettuale e strabiliante, moderna e antica, di Marco Ambrosino.


Alle spalle di questo risultato c’è tanta buona agricoltura, certificata biologica su sei ettari sparsi a Cirò Marina tra il mare e le prime colline. Il rosato, neanche tremila bottiglie, nasce dalla vigna Fego a ridosso del mare su suolo argilloso e calcareo ed è attenuto dalla fermentazione spontanea dopo una macerazione di circa 12 ore, a seguire l’affinamento in acciaio.

Una bottiglia da non bere subito ma da conservare anche un paio d’anni per dar modo al vino di assestarsi e trovare il giusto equilibrio.

Davvero un gran bel bere.

‘A Vita, StradaStatale 106, km 279,8. Curò Marina

www.avitavini.it

Tel. 329.0732474.

Ettari: sei di proprietà

bottiglia prodotte 15mila.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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