Vinifera 2018: Salone dei vini artigianali dell’arco alpino2 min read

Il 24 e il 25 marzo si è tenuto a Trento il numero zero di un evento dedicato ai vini prodotti in situazioni pedoclimatiche particolari, che comunque hanno a che fare in qualche modo con la montagna: sia per vigneti piantati lungo le  pendici anche ad altezze estreme, sia perché, anche se si trovano a quote basse, ne subiscono pesantemente l’interferenza

L’invito è stato ricevuto da cantine, normalmente di piccole dimensioni, che seguono il ciclo completo dalla vigna alla bottiglia, con un occhio particolare ad una viticultura moderna ed ecologicamente attenta. Un numero zero preceduto e condito, fin dal mercoledì precedente, da una serie di dibattiti dedicati al tema e da degustazioni.

Un evento giovane, organizzato da giovani, visitato da giovani e animato da molti giovani produttori. Una ventata di freschezza che ha pervaso trasversalmente la grande sala del centro fieristico.

È stato un piacere fermarmi ad assaggiare e chiacchierare con molti produttori poco abituati alle pubbliche relazioni, alle pagine patinate e alle folle, che preferiscono rimanere molto di più nella loro vigna che dietro un banco a far assaggiare le loro creazioni.

Alcuni vini interessanti, altri meno ma di certo una media più che accettabile e soprattutto pochi vini decisamente da scartare. Dunque Vinifera è stato anche un piccolo contenitore dove ricercare vini di piccole produzioni ma di alta eccellenza.

Come dicevo molti giovani produttori pieni di entusiasmo e con idee piuttosto chiare, che magari hanno fatto scelte dure, controcorrente, abbandonando gli agi della città e rifugiandosi sulle montagne con cui vogliono vivere in armonia.

Un curioso fatto di costume: ormai il look “terroir sauvage” si è affermato tra i giovani. Quello che qualche anno fa era appannaggio di pochi famosi produttori, che in piena conversione alle nuove filosofie bio avevano abbandonato il mocassino e il cachemire per comodi scarponi e camicioni, oggi è diventato un cliché e se non hai barba lunga, calzoni usurati dal duro lavoro e codino, allora difficilmente puoi fare vini naturali.

A parte questo, un evento molto interessante, piacevole nella sua spartanità e immediatezza, con qualche piccola sbavatura frutto dell’inesperienza di questo gruppo di giovani che fa capo all’associazione Centrifuga, il cui nome forse non è stato proprio il migliore auspicio per questo evento, ma che di certo rende bene l’idea del lavoro pensante che sta dietro. Molto interessante anche la sezione gastronomica, con la selezione di alcune perle artigianali locali.

Vinifera è stata impostata come mostra-mercato e la possibilità di acquistare vini ha reso ancora più vicino il contatto tra appassionati e produttori, facendo ancora più felici entrambe le parti.

Lascio Vinifera nella speranza di una prossima edizione, con la certezza che non tradirà le aspettative ormai generate.

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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