Vinexpo in diretta: il primo tempo finisce 4 a 14 min read

Dopo una ventina di Vinitaly, trascorsi tra gioie e sofferenze e duranti i quali avevo oramai perso ogni speranza di entusiasmarmi per una fiera vinicola, ecco che al primo anno di Vinexpo mi ritrovo come un bimbo che ha appena trovato il vasetto di nutella. Il primo impatto è all’insegna del confronto con il nostro Vinitaly e risulta chiaro che in fatto di organizzazione, di logistica, di accoglienza e di mercato, abbiamo poche speranze.  Ecco i punti salienti:

 

1) Location.

Ai bordi del Lac, area che dista esattamente 10,2 km via pista ciclabile da Piazza della Borsa e si raggiunge facilmente grazie ad una viabilità senza intoppi. Anche l’uscita è agevole e dai parcheggi le auto sfilano via che è un piacere. Ma per chi non vuole arrivare un auto può scegliere di salire sui numerosi shuttle bus che collegano la fiera con diversi punti della città. Inutile dire che la frequenza è altissima e non ci sono file. Uno a zero per la Francia.

 

2) Accrediti Stampa.

In fiera trovi libero accesso a tutti i “tasting” e anche se non sei prenotato, si fanno in quattro per farti partecipare. Al centro della Hall 1, che corre parallela al lago, c’è un’area riservata alla stampa. A disposizione connessione WI-FI e una cinquantina e passa di postazioni fisse costituite da un PC Apple con schermo, a  occhio e croce, più grande del mio tv di casa. Poi un bar con consumazioni gratuite e diverse poltroncine, sedie e angoli dove poter scrivere oppure oziare. Io ho scelto quest’ultima opzione, avendo deciso di scrivere dal camper posizionato al Camping du Lac, dove, se non si è capito, alloggio. Due a zero per la Francia.

 

3) Produttori.

Pur essendo una fiera riservata agli operatori del settore, la gentilezza dei produttori o di chi presiede gli stand è alta e il livello “inquisitorio” di solito riservato a chi non si conosce, è basso e cortese. Ed è rivolto per lo più a capire come possono esserti utili. Tre a zero per la Francia.

 

4) Servizi generali.

Personale a go-go, bagni e servizi a go-go, un efficiente servizio di navette che fa la spola tra il lago e la Hall 1 per portare i clienti da un punto all’altro e minibus per portarti al Palais de Congres dove si svolgono una parte degli incontri. Quindi fatica zero. E siamo quattro a zero per la Francia.

 

5) Pubblico.

Molto diluito: numericamente non saprei dire, ma la sensazione è che pur essendoci, non si ammassa da nessuna parte e riesci a degustare tutto ciò che vuoi. Manca però quel pochino di folclore tutto italiano che, seppur confusionario, in qualche modo è segno di vitalità ed allegria. Insomma, noi mescoliamo affari e divertimento, qui si ha la netta impressione che le due cose debbano restare separate. Quattro a uno per La Francia. Un po’ di allegra caciara non guasta.

 

6) Mercato.

Se è vero che i nuovi mercati da conquistare sono quelli orientali, bene, cambiamo pure mestiere. Il Mercato del Vino è francese. Non vi sono dubbi circa la folta presenza di pubblico orientale negli stand e nei tasting di vini francesi. Organizzati, con traduttori personali, preparati a diligenti nel prendere appunti,molto interessati alla Francia ed in particolare ai vini di Bordeaux e Champagne. “Au contraire”negli stand italiani: ne ho visti ben più d’uno nella Hall 2, ma voglio citare quello gigantesco dell’Irpinia,  che spiccava per la desolata assenza di pubblico. Cinque a uno per la Francia.

Tanto per riassumere: una batosta per l’Italia, almeno stando a queste prime impressioni e la consolazione di aver primeggiato, in quanto a  ettolitri di vino, costituisce una ben magro sollievo nel confornto Italia-Francia. E Vinitaly, pur se dovesse mai incassare più soldi e fare più profitti di Vinexpo, dista da Bordeaux più in termini di importanza che di chilometri. Una riprova sta anche nella massiccia e significativa presenza di vini da tutto il mondo, il che costituisce un indubbio elemento di supremazia commerciale.

Quanto ai vini assaggiati non so se potrò mai parlarvene. Oggi, ad esempio, ho fatto due “full immersion”: vini argentini e vini bio-d’Aquitaine. Delle vere sorprese……

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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