Vinessum, il rave party del vino!4 min read

Le comunità non andrebbero giudicate, o almeno ci si dovrebbe sforzare di non farlo. Non fosse altro per un questione di rispetto del modo di essere altrui, che questo ci piaccia o meno.

 

Non sto parlando di un semplice “vivi e lascia e vivere” e nemmeno della famosa frase, attribuita a Voltaire, Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” ma di un semplice atteggiamento riassumibile in un poco fichissimo “Apro bene le orecchie con l’intenzione di ascoltare”.

 

Armato di queste buone intenzioni domenica 28 giugno sono andato a Vinessum. Che cos’è Vinessum? Beh, in un momento di reminiscenza tardo-giovanile, mi è balenata l’idea di definirlo il Rave Party del vino, e potrebbe anche esserlo, solo che per fortuna non lo è.

 

 In realtà è una manifestazione “pacata” dedicata al vino artigianale, ma soprattutto dedicata ai vignaioli artigiani. Si tiene a Castel Guelfo di Bologna ed è nata, questa è la seconda edizione, come una costola della storica e tradizionale Sagra del vino e della Ciambella.

 

Ora non mettetevi a ridere, perché l’associazione che ha avuto l’incarico dal comune di Castel Guelfo di organizzare la Sagra, voleva alzare l’asticella della voce vino, creando uno spazio collaterale dedicato a quello di qualità.

 

E qui, per una serie di circostanze, entrano in ballo Andrea Marchetti e Tiziano Feriani, cui si deve il format attuale. Non quello della sagra che continua a vivere nel paese, ma quello di Vinessum con il suo piccolo spazio all’interno del Palazzo Malvezzi Hercolani, messo a disposizione dall’amministrazione comunale.

 

Il claim completo è “Vinessum, viaggio alla scoperta di terre e vignaioli”, a sottolineare l’importanza che Andrea e Tiziano volevano dare ai valori e alle pratiche che un produttore adotta per arrivare al vino. Di qui la scelta di chi invitare; soprattutto produttori che devono rientrare nei requisiti ed abbracciare il più possibile quei valori etici in cui credono gli organizzatori. E’ Andrea che ha questo compito, reso meno arduo dal suo percorso: corsi AIS, collaboratore di Intravino, assaggiatore seriale e appassionato viscerale che non perde un colpo, pardon un assaggio.

 

Tutto questo, oltre alle 12.000 e passa visualizzazioni della pagina su FB, tra l’altro unica forma di comunicazione, mi ha incuriosito e spinto a tuffarmi, in un pomeriggio sottratto al mare, nell’affollato cortile di Palazzo Malvezzi ad assaggiare vini artigianali che per comodità di comprensione chiamerò “naturali”.

 

Ma Andrea e la comunità che si è radunata a Vinessum hanno coniato un apposito hashtag e li chiamano vini #nogomma.  Cosa esattamente significhi non lo so ma si è creato una sorta di pensiero liberal-anarchico che ha trovato in questo hashtag e nello slogan “contro la burocrazia del gusto” un modo per approcciarsi al vino.

 

E, pur trovandomi a Vinessum per assaggiare vini, mi sono reso conto subito che era impossibile assaggiare tutto, e altrettanto impossibile parlare con tutti, visto il flusso più o meno continuo di persone stimato in circa 500.

 

Se sulla carta le condizioni per assaggiare o bere non erano certo idilliache ( spazi stretti, caldo e una certa ressa umana con relativi odori) in realtà l’atmosfera che regnava era tutt’altra. Nemmeno io, solitamente esigente e brontolone, come si conviene ad un over-adulto, mi sono contrariato. E dire che se non ero il più attempato tra i visitatori, poco ci mancava. In ogni caso la sensazione di essere capitato in una comunità di persone eterogenee; famiglie con bambini, coppie in attesa di ebbrezze sensuali, enologhe ravvedute, enotecari in cerca di scoop e degusto-poliziotti in cerca del difetto, tutte ben disposte le une verso le altre, ognuna con le sue curiosità ma senza pregiudizi, è stata forte e piacevole. 

 

Ed i vini? Ho raccolto le opinioni più disparate e io immagino di essere come tutti; ne ho assaggiati una parte (il resto al prossimo anno se ci sarà, perché un Rave è un Rave) e alcuni mi sono piaciuti molto, altri ni, e altri manco morto. Ma non chiedetemi i nomi perché ad un Rave non si va con il bloc-notes, ma con le orecchie aperte.

 

E il nome Vinessum? L’avrete già capito da dove proviene, vero?

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE