Vermentino e Pigato 2018: in Liguria un bel salto di qualità (dei vini, non dei produttori)2 min read

Facendola breve potremmo ribadire quanto detto nel titolo e concludere l’articolo più corto della storia sui vini liguri da vermentino e pigato.

Invece continuiamo perché questo salto di qualità, specialmente nei Pigato, non ce l’aspettavamo, in particolare con una vendemmia difficile come la 2018, che ha alternato piogge a periodi di grande caldo, entrambi non nei momenti più adatti per la vite.

Foto Sergio Boscaio by Flickr

Invece entrambi i vitigni sembrano aver trovato condizioni ottime: da una parte i Pigato di Ponente mostrano nasi ben espressi e soprattutto freschezza e/o sapidità inaspettate, dall’altra i Vermentino della stessa zona uniscono ad un buon corpo una dinamicità sempre difficile da centrare. Sui Colli di Luni invece si assiste ad un miglioramento generalizzato non caratterizzato da prontezza di beva ma da una struttura che spesso promette bene per il futuro. In altre parole qualche Vermentino dei Colli di Luni 2018 avrà ottime possibilità di maturare e migliorare nei prossimi 4-5 anni.

Lo avevamo notato durante l’anteprima e gli assaggi di agosto ce lo hanno confermato.

Sembra che una vendemmia squilibrata, con sbalzi e cambiamenti, abbia sortito vini equilibrati, anche tra i Vermentino di Ponente, non certo considerati “in pole position” come quelli dei Colli di Luni.

A questo punto non ci resta che sperare in un miglioramento ulteriore per il 2019, che confermi non solo i risultati del 2018 (e di qualche 2017) ma permetta a tante piccole aziende emergenti di farsi definitivamente conoscere a livello italiano.

A proposito di farsi conoscere: ribadiamo che raccogliere campioni in Liguria è impresa titanica, anche se l’Enoteca Regionale di Castelnuovo Magra ti dà una mano e il nostro Gianpaolo Giacomelli passa intere giornate al telefono.

In definitiva i vini sono migliorati ma molti, troppi produttori  vivono in un mondo  che si accontenta della situazione e fa ben poco per promuoversi e farsi conoscere, vedendo anzi le richieste della stampa come una rottura di scatole.

Cari produttori, capiamo che producete ben poco e che la Liguria è, dal punto di vista quantitativo, quasi il fanalino di coda della produzione italiana.

Detto questo  se non solo non vi muovete  per farvi conoscere ma non affiancate nemmeno chi, gratuitamente, cerca di far capire i cambiamenti e i miglioramenti dei vostri prodotti, rimarrete sempre al palo, magari lamentandosi perché non si riesce a vendere a prezzi remunerativi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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