Un sogno d’agosto4 min read

Ho fatto un sogno!

Sto tagliando a metà un toast poco cotto quando arriva una persona di colore (forse mia figlia?) dicendo “Non tagliarlo, l’ho fatto con grande amore e poi ti costerebbe due euro”.  E’ proprio mia figlia e mentre provo a risponderle due persone sedute accanto a me, quando capiscono che mia figlia, oltre ad essere di colore, è anche la cuoca in quel bar si alzano e se ne vanno scandalizzati al grido “Se ci fosse sempre il KuKlux Klan quel toast e quella cuoca sarebbero stati cotti perfettamente”.

Rimango a bocca aperta, guardo mia figlia e lei, ancora più stupita, guarda me: vorrei piangere e anche lei ha una lacrima di stizza e disperazione negli occhi, ma da dietro mi arriva una voce allegra e in un attimo mi  ritrovo in una sala molto grande.

Capisco di essere a una festa di fidanzamento. Sono emozionato perché non sono mai stato ad una cosa del genere: ai miei tempi era una pacchianata inutile e costosa ma oggi sembra sia diverso. sono lì con un calice di robaccia in mano ad ascoltare il futuro sposo che al microfono, invece dei pregi,  inanella i tradimenti della fidanzata  (ex fidanzata?). Il bello è che lei è accanto a lui. Lo guardo e penso “Ma perché al microfono? Di solito le corna, vere o presunte, si risolvono in privato”. Sto andando verso il mio amico (amico?) per chiederglielo quando sento gridare “Hanno ammazzato compare Turiddu”. Lui nel frattempo mi è arrivato di fronte e, guardandomi negli occhi sussurra “S’ io non tornassi, voi dovrete fare da madre a Santa e soprattutto darle nove euro di salario minimo.”

Prima che gli dicessi cosa cazzo sta blaterando mi  ritrovo in una specie di gazebo su una spiaggia. Fa una bella ombra e ci sono due lettini ma occupati, uno dalla Schlein e l’altro dalla Meloni. Le guardo e non so cosa dire, ma qualcosa dice la persona accanto a me “Per il noleggio del gazebo sono 600 euro al giorno, paga con carta di credito?”

Mi giro per affermare con chiarezza che non avevo mai prenotato un gazebo in vita mia, figuriamoci a 600 euro, quando la scena cambia ancora e mi ritrovo tra urla e fiamme dentro un palazzo. Sembra che la cosa non mi riguardi ma sono comunque lì e vedo cadere nel vuoto persone, oppure beccarsi pallottole in testa o essere colpiti da mura crollate. Provo a parlare, a gridare ma non ci riesco. Provo almeno a uscire dalla casa in fiamme: per fortuna accanto a me c’è uno che mi sorregge e una volta fuori mi dice, “Lascia stare la guerra, vai in Albania che costa meno.”

Cambia la scena: non sono in Albania ma al mare con la mia nipotina. Mi si apre il cuore vedendola! Mi corre incontro e grida “Nonno, giochiamo insieme?” la prendo in collo, la bacio e cerco qualche gioco attorno a noi. Ma attorno a noi non c’è niente, solo sabbia. La sento sempre più pesante e devo metterla giù e mentre lo faccio lei disperata urla “Sono cresciuta ma tu sai solo mettermi giù e lasciarmi in questo posto dove non c’è niente?”

Provo a risollevarla ma non ce la faccio e poi sto sprofondando, per fortuna senza di lei. Sono quasi completamente sepolto quando sento una voce che dice “Cosa ne pensate se mettessimo qui il primo pilone del Ponte sullo Stretto?”

Non sto più sprofondando e sono  accanto alla persona che ha parlato del pilone. Stranamente sento la mia voce che, tra le tante frasi possibili, dice “Va bene ma chi prende le prenotazioni? Perché se poi prenotano e non vengono a cena sul ponte, oppure vengono in tre-quattro ma mangia uno solo ci rimettiamo, anche se gli stipendi ai manager del ponte sono stati aumentati.”

Non solo lo dico ma lo urlo con tale convinzione e forza che tutti attorno a me si allontanano (lo farei pure io) e più si allontanano e più urlo, fino a quando mi  sveglio di soprassalto, sudatissimo, e per qualche attimo non realizzo che era un sogno. Poi capisco e mi sono rilasso: nella vita reale tutte quelle cose strane non possono accadere.

Morale: devo stare attento a non mangiare troppo la sera.

Buone ferie

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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