Un pensiero per Giorgio Cecchetto2 min read

Era riuscito a domare il Raboso ma non ce l’ha fatta a domare un male che qualche giorno fa l’ha portato via.

Ho saputo solo adesso (mea culpa) che Giorgio Cecchetto, produttore veneto forse tra i più lungimiranti del nostro paese, ci ha abbandonato, stroncato da una brutto male a poco più di 60 anni.

L’avevo incontrato due volte in vita mia, l’ultima poco più di un anno fa, ed entrambe le volte mi aveva lasciato stupito e ammirato. La seconda volta più della prima, grazie a vini ma soprattutto al clima che c’era in azienda, dove i figli erano parte integrante e integrata del progetto.

Si, perché Giorgio Cecchetto aveva un progetto, anzi parecchi: non era solo di fare vino buono, di scoprire le potenzialità e le possibili innovazioni di un vitigno come il raboso. Dall’avvicinare al vino e alla vita dei campi i ragazzi affetti da sindrome di Down, al suo ingresso nel mondo del Prosecco DOCG di qualità, al suo sperimentare continuo e addirittura condividere la sua cantina con amici appassionati che l’hanno riempita di bottiglie stratosferiche: tutto questo faceva di Giorgio una persona poliedrica, disponibile, attenta, di buon cuore.

Ai figli, che voglio ricordare con questa foto e alla moglie vanno le mie condoglianze più sincere e mi scuso per non aver scritto qualcosa nei giorni scorsi.

Giorgio e i suoi figli avevano lasciato in me una bellissima impressione e sono convinto che i tre sapranno continuare come è meglio di prima, usando le idee di Giorgio e sviluppandole con la fermezza e la sana passione che ho intravisto in loro.

Ciao Giorgio, in cantina ho un tuo Raboso e non lo stapperò adesso ma fra molti anni, perché vedendo quella bottiglia il tuo ricordo rimanga vivo e perché sono convinto che potrà maturare e migliorare per molto tempo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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